Augusta Restelli nasce a Saronno (Varese) in una famiglia operaia e dai suoi 14 anni ne passa 17 in fabbrica, prima di occuparsi a tempo pieno di sindacato. Dal 1968, prima a Varese e poi a Castellanza, si impegna al fianco della categoria dei tessili, la Filta Cisl, che poi insieme alla Flerica nel 2001 confluirà nell’attuale Femca Cisl. Sono gli anni della contrattazione aziendale. Nelle 92 fabbriche che le affidano – in maggioranza piccole e medie – chiedono il premio di produzione, la mensa, la piena applicazione del contratto, la riduzione dell’orario di lavoro.
A livello confederale, alla verifica dei rinnovi contrattuali del 1979, le dirigenti si rendono conto che nelle piattaforme, sui temi dei processi produttivi e delle prestazioni lavorative, non c’è spazio per le specificità delle donne e tutto il capitolo del doppio carico di lavoro, tra famiglia e occupazione, non è nell’orizzonte di chi scrive gli accordi. Non resta che agire all’interno degli istituti contrattuali, a favore delle lavoratrici.
Restelli entra nella Segreteria nazionale Filta nel 1977 e ne diventa Segretaria Generale nel 1985, impegnandosi per una politica dei quadri e realizzando corsi di formazione dedicati alle donne, che hanno un enorme successo e travalicano i confini della categoria, ospitando anche le impiegate della Pubblica Amministrazione.
La prima donna alla guida di una grande Federazione dell’industria come quella dei tessili, nel 1992 rompe un altro soffitto di cristallo ed entra – prima donna nella storia della Cisl – in Segreteria confederale. Lì insiste sulla politica del quadri e sullla formazione, che declina anche in chiave europeista, con un corso dedicato all’utilizzo dei fondi UE, soprattutto per i territori del Sud dove troppo spesso non arrivano.
Ma il suo impegno va oltre i confini italiani: nel 1981, insieme a Pippo Morelli e Don Beppe Stoppiglia, partecipa a un viaggio in Brasile. Nascosto tra le pagine di alcune riviste, c’è il sostegno finanziario in franchi svizzeri destinato a Lula, attuale Presidente del Paese, che in quegli anni costruisce il sindacato come organizzazione autonoma dallo Stato.
Dopo la Cisl e oltre la Cisl, c’è un pezzo di storia di Augusta fatto di una meravigliosa storia d’amore rinata a 60 anni con un matrimonio durato altri 25, c’è l’impegno per la Fondazione Belloni con la gestione della Casa del giovane lavoratore, un pensionato che, ai tempi dell’amministrazione della Restelli, ospitava 100 persone al giorno e di cui si è occupata per anni, dopo aver lasciato la Confederazione. Ma soprattutto c’è la forza tranquilla che Augusta trasmetteva a tutti quelli che l’hanno conosciuta. La determinazione e la lucidità di una vera pioniera del sindacato.
Di questo, oltre che di tutte le conquiste sindacali raggiunte, le siamo grati. Del solco che ha tracciato, non essendo solo una presenza, ma rappresentando la rottura degli schemi necessaria ad aprire le porte alle donne nella nostra Confederazione. A partire da lei l’inclusione è diventata crescita costante della rappresentanza femminile.
La sua eredità non risiede soltanto nel primato di essere stata la prima donna alla guida di una categoria e poi in Segreteria confederale, ma nella sua capacità di figura determinata, illuminata e coraggiosa, che ha saputo creare le premesse affinché altre potessero seguirla, nei valori di parità e rappresentanza che oggi permeano l’identità della Cisl.
Nora Garofalo, Segretaria Generale Femca Cisl




























