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Terziario, i sindacati si mobilitano (a dicembre) contro il mancato rinnovo. La replica di Confcommercio: noi sempre disponibili a un accordo

redazione
Ottobre24/ 2023

I sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cils e Uiltucs hanno proclamato uno sciopero nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori del terziario distribuzione e servizi, distribuzione moderna e organizzata e distribuzione cooperativa contro il mancato rinnovo dei contratti nazionali di settore a distanza di quattro anni dalla scadenza. Lo sciopero è stato indetto per un’intera giornata lavorativa nel mese di dicembre 2023, con data ancora da definire, ed è in programma, in concomitanza, una manifestazione a cui prenderanno parte i lavoratori che si asterranno dal lavoro nell’ambito dell’iniziativa di mobilitazione. A darne notizia in una nota è la Filcams Cgil.

“Le associazioni datoriali firmatarie di questi contratti si rifiutano di rinnovarli a condizioni dignitose per i circa tre milioni di lavoratori dipendenti a cui sono applicati – spiega il sindacato -. Il senso di responsabilità che ha indotto le lavoratrici, i lavoratori e le loro organizzazioni sindacali ad assumere una posizione equilibrata durante il lungo arco temporale nel quale si è tentato di portare avanti le trattative è stato frustrato anche in occasione degli incontri tenutisi nelle ultime due settimane. La responsabilità, se non è condivisa, rischia di ritorcersi contro chi la pratica”.

Le associazioni dei datori di lavoro, in via generale, “non vogliono riconoscere incrementi contrattuali in linea con l’inflazione misurata con l’indice Ipca al netto dei generi energetici importati, nonostante gli accordi interconfederali da loro siglati prevedano un legame funzionale fra i trattamenti economici dei lavoratori e tale indice. La coerenza viene quasi ritenuta un disvalore nel complicato sistema associativo di settore”.

“Tra le associazioni datoriali c’è chi, a parole, si dichiara disponibile a non disconoscere quegli accordi confederali, ma pone come pregiudiziali scambi che di fatto mettono in discussione pezzi di salario già acquisiti, e chi invece, nel dichiararsi disponibile a non chiedere scambi, propone di non tener conto nella fissazione degli incrementi salariali delle dinamiche inflattive. In tutti e due i casi non sono per nulla accettabili le proposte avanzate da tutte le controparti datoriali”.

Secondo la Filcams, le associazioni dei datori di lavoro, unanimemente, sono indisponibili a derogare quote di salario a compensazione del lungo periodo trascorso dalla scadenza dei contratti nazionali, pur sapendo che, in particolare nell’anno 2022, l’inflazione ha fortemente eroso il potere di acquisto di chi lavora nel settore. “Dopo aver operato rincari per qualsivoglia ragione (e non sempre per dei veri motivi), le imprese del TDS, della DMO e della Distribuzione Cooperativa si accaniscono proprio su chi consente loro di esistere e di performare: le lavoratrici ed i lavoratori.

Oltre a doversela vedere con modelli organizzativi aziendali sempre più flessibili e aperture commerciali totalmente deregolamentate ed in grado di vanificare la benché minima aspirazione ad una reale conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, alle lavoratrici ed ai lavoratori del TDS, della DMO e della Distribuzione Cooperativa viene negato anche il basilare diritto ad un congruo incremento in termini retributivi. Tale situazione richiede una risposta chiara”.

Pertanto, è dichiarato lo stato di agitazione e lo stop a qualsiasi forma di flessibilità (supplementare, straordinario,prestazioni domenicali per chi non vi è tenuto per previsione di contratto individuale, banca-ore e patti con clausole) per tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori del settore e saranno indette per i mesi di ottobre e novembre le assemblee sindacali retribuite presso i luoghi di lavoro per aggiornare le lavoratrici ed i lavoratori sia sugli esiti dei confronti negoziali con Confcommercio, Confesercenti, Federdistribuzione, Ancc-Lega Coop, Confcooperative-Consumo e Utenza e Agci-Agrital sui rinnovi dei contratti, che sulle forme di mobilitazione.

Inoltre, Filcams Cgil, Fisascat Cils e Uiltucs terranno un attivo nazionale delle delegate e dei delegati del Terziario Distribuzione e Servizi, della Distribuzione Moderna e Organizzata e della Distribuzione Cooperativa entro la seconda decade di novembre.

“Un’intera categoria di lavoratrici e di lavoratori, peraltro fra le più numerose in Italia, non può essere ostaggio dei calcoli cinici di un sistema associativo del tutto indifferente ai bisogni ed alle necessità di chi ha dato tanto in questi anni sia alle imprese che al Paese”, conclude la nota.

“Abbiamo appreso della posizione delle Organizzazioni Sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, che, unitariamente, hanno proclamato lo stato di agitazione e lo sciopero nazionale, (per di più nel mese di dicembre), sostenendo che le parti datoriali si rifiutano di rinnovare il CCNL Terziario Distribuzione e Servizi a condizioni dignitose. E’ una ricostruzione che respingiamo, sottolineando che il protrarsi dei tempi del confronto per il raggiungimento di un possibile accordo – accordo da noi fortemente auspicato fin dalle prime battute della trattativa – è, invece, dovuto alla posizione assunta al tavolo dalle Organizzazioni Sindacali che non si sono volute misurare con la necessità di un approccio responsabilmente innovativo.”, così Donatella Prampolini vicepresidente Confcommercio con delega al lavoro e alla bilateralità.

“Non si deve dimenticare – continua Prampolini – che il CCNL sottoscritto da Confcommercio è, infatti, il più applicato in Italia nel settore privato e che tale diffusione è il risultato dei suoi contenuti sia di carattere normativo che economico. Per mantenere, quindi, il livello di innovazione e di flessibilità che ha sempre caratterizzato il nostro contratto, abbiamo richiesto la revisione di alcune parti normative ormai desuete – dalla classificazione alle modalità di gestione dell’orario di lavoro in un’ ottica di produttività -nonché aggiornamenti in tema di stagionalità. Desideriamo, inoltre, rammentare alle Organizzazioni Sindacali che dopo la scadenza del contratto – e nonostante gli impatti degli scenari geopolitici, energetici ed inflazionistici, nonché delle conseguenze del periodo pandemico – Confcommercio, con spirito di responsabilità e prima delle altri parti datoriali, ha sottoscritto, nello scorso mese di dicembre, un Protocollo Straordinario con l’unico intento di assicurare ai lavoratori dei riconoscimenti economici a copertura dei periodi di vacanza contrattuale, unitamente ad adeguati acconti sui futuri aumenti contrattuali, senza al contempo introdurre ulteriori elementi di discussione di carattere normativo.”

“Successivamente, – spiega – le trattative sono proseguite senza soluzione di continuità ponendo come obiettivo comune il raggiungimento, nel più breve tempo possibile, del rinnovo del contratto attraverso un negoziato in composizione ristretta al fine di traguardare una sintesi veloce ma equilibrata. Peraltro, la Commissione Sindacale di Confcommercio si è dichiarata disponibile a sottoscrivere il rinnovo del contratto nazionale non disconoscendo l’IPCA come indice di riferimento, nell’ambito di una discussione che necessariamente interessasse tanto la parte economica, quanto la parte normativa del contratto. Le Organizzazioni Sindacali hanno, invece, mostrato totale chiusura rispetto alle proposte di tipo normativo poste sul tavolo di negoziazione.

“Questo – aggiunge la vicepresidente – non è accettabile. Chiediamo, dunque, alle Organizzazioni Sindacali di farsi carico di una comune responsabilità di innovare il contratto tenendo conto del fatto che le maggiori tutele, normative e contrattuali, rivolte ai lavoratori hanno ormai fatto venire meno le funzioni di taluni istituti contrattuali concepiti diversi decenni fa. Non si tratta di perseguire scambi o contropartite rispetto al cospicuo aumento che i dati sull’inflazione richiedono per la salvaguardia del potere di acquisto dei lavoratori. Ma occorre essere consapevoli dei cambiamenti del mercato del lavoro e del fatto che taluni istituti normativi, se non vengono utilizzati, diventano un onere economico a carico delle sole imprese.”

“Auspichiamo – conclude Prampolini – che le Organizzazioni Sindacali rivedano tempestivamente la loro posizione e che l’obiettivo di addivenire quanto prima al raggiungimento dell’accordo di rinnovo per tutto il settore del Terziario di mercato venga perseguito tenendo conto delle reali esigenze di imprese e lavoratori e del concreto impatto che la normativa può avere sugli stessi in termini di innovazione e di produttività. Noi la nostra parte siamo pronti a farla, come sempre.”

e.m.

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