È online il rapporto “I primi 20 anni di lavoro in somministrazione in Italia” a cura di Stefano Sacchi, presidente dell’Inapp e Tiziano Treu, presidente del Cnel, per Assosomm (Associazione italiana delle agenzie per il lavoro) e presentato questa mattina in occasione del Forum “Attiviamo Lavoro” presso l`Istituto nazionale per l`analisi delle politiche pubbliche Inapp.
Descrivendo l`evoluzione e la crescita negli ultimi 20 anni del lavoro in somministrazione, il rapporto mostra come, da semplice “momento di transizione” nella vita lavorativa dei giovani, questo tipo di impiego sia arrivato a rivestire un ruolo di primo piano grazie anche al protagonismo della formazione offerta ai lavoratori. Nel 2016 il numero di occupati in somministrazione ha infatti superato i livelli precrisi, attestandosi sulle 615.000 unità, il 3,5% dell’occupazione dipendente.
“Dal rapporto – spiega Stefano Sacchi – emerge la vitalità della somministrazione, che ha superato la crisi espandendosi a nuovi settori e coinvolgendo nuove categorie di lavoratori. Questo ci fa pensare che la sua duttilità potrebbe anche aiutare a dare certezze a nuove forme di lavoro che presentano molte analogie con la somministrazione, ma che a oggi godono di basse tutele giuridiche e sociali, come il lavoro nelle piattaforme”.
Sul fronte della diffusione territoriale è soprattutto nel Nord-Est che la somministrazione mostra un andamento positivo: il dato del 2016 è infatti superiore del 15% a quello del 2008, prima della crisi. In linea generale, il lavoro somministrato è maggiormente diffuso tra i giovani e gli operai nel settore della manifattura: nel 2016 il lavoratore in somministrazione risulta infatti per lo più un operaio (73% del totale) maschio (61%) a tempo determinato (91%) e con meno di 35 anni (54%), sebbene il peso dei giovani si sia ridotto a fronte di una analoga crescita della componente più anziana. Rilevante anche la componente straniera, che costituisce il 20% del totale rispetto ad una incidenza media nell`occupazione nazionale del 12%.
Nel corso del tempo la somministrazione si è anche diffusa nel settore dei servizi non commerciali e tra le piccole e medie imprese. Una sorta di part-time verticale che ha acquisito una sua specificità e che risponde a particolari necessità strutturali, organizzative e produttive delle aziende manifatturiere e, sempre più, dei servizi. Soprattutto, il lavoro in somministrazione è caratterizzato da un fortissimo investimento in formazione: nel 2015 infatti il 38,8% dei lavoratori somministrati ricevevano formazione, contro il 6,5% della generalità degli occupati.
“Da canale d’ingresso nel mercato del lavoro per i giovani – spiega Sacchi – il lavoro somministrato è oggi un lavoro a tutti gli effetti, caratterizzato da un fortissimo investimento in formazione, che è quanto serve per affrontare la quarta rivoluzione produttiva”. Per il capitolo “formazione” sono stati infatti erogati nel corso del 2016 più di 33mila corsi indirizzati ad oltre 230mila lavoratori in somministrazione, per un impegno finanziario di quasi 179 milioni di euro.
“La ricerca illustra l’evoluzione virtuosa della somministrazione, dalla iniziale funzione di fornitura di manodopera degli interstizi del mercato del lavoro a strumento di politica attiva e di servizio a tutto tondo per i lavoratori e per le imprese”, dice il presidente del Cnel Tiziano Treu, che della somministrazione è il padre, avendola introdotta in Italia quando era ministro del Lavoro, nel 1997. Altre proposte riguardano l`offerta di servizi per agevolare i rapporti tra istituzioni del sistema educativo ed imprese e l`offerta di servizi per attuare il welfare aziendale.