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Home - Approfondimenti - Interviste - Intervista con U Maung Maung, presidente della Confederazione sindacale birmana, in clandestinità nel paese dal 1° febbraio 2021

Intervista con U Maung Maung, presidente della Confederazione sindacale birmana, in clandestinità nel paese dal 1° febbraio 2021

di Cecilia Brighi
30 Luglio 2025
in Interviste
Intervista con U Maung Maung, presidente della Confederazione sindacale birmana, in clandestinità nel paese dal 1° febbraio 2021

U Maung Maung, Presidente della Confederazione sindacale birmana, in clandestinità nel paese dal 1° febbraio 2021 e componente della giunta del NUCC National Unitary Consultative Council, organo consultivo del Governo di Unità Nazionale del Myanmar, in questa intervista spiega la drammatica situazione del paese e chiede il sostegno di Italia ed Europa.

 Quale è la situazione nel paese oggi a quattro anni e mezzo dal colpo di stato militare che ha cancellato i risultati delle elezioni riconosciute a livello internazionale come libere e democratiche?

 Fin dal primo giorno, come sindacato abbiamo rifiutato la dittatura.  Milioni di persone sono scese in piazza per mesi. Insegnanti, professori universitari, medici infermieri, lavoratori e lavoratrici di tutti i settori produttivi si sono rifiutati di lavorare per la giunta.  I militari non si aspettavano una opposizione generalizzata e dopo il primo mese hanno cominciato a sparare sulle folle.  Oggi dopo quattro anni e mezzo non sono riusciti a soffocare la resistenza democratica e ora controllano solo meno del 36% del paese. Il resto è sotto il controllo delle forze democratiche ed etniche. Per questo non potendo intervenire sul terreno hanno adottato la stessa strategia russa in Ucraina, cercando di fiaccare l’opposizione con bombardamenti, incendi di villaggi, scuole, ospedali, arresti arbitrari, torture e stupri. Noi viviamo e lavoriamo in clandestinità in condizioni estremamente precarie nella giungla. Il sindacato, costituitosi liberamente nel 2012 dopo la caduta della prima dittatura, è presente in tutti i settori produttivi e questo permette una diffusa opposizione clandestina.

Prima della precedente dittatura, il paese era considerato tra le tigri emergenti. Oggi la situazione è drammatica sul piano economico e dei diritti umani. Dal febbraio 2024, la giunta ha attivato la coscrizione obbligatoria. Nessuno vuole andare a combattere contro il proprio vicino di casa. Così stanno rapendo i giovani e stanno causando la fuga di 13 milioni di ragazzi e ragazze e di lavoratori e lavoratrici delle zone industriali, verso i paesi vicini, con il risultato che c’è una drammatica crisi di manodopera.  La giunta sta sanzionando chi lavora all’estero, obbligando a versare il 25% dei salari se si vuole mantenere il permesso di lavoro all’estero.  E invitano i giovani ad andare a lavorare in Russia. Ma chi ci vuole andare??

L’economia risente della dittatura?

Molti piccoli imprenditori sono stati costretti dalla giunta a chiudere le loro imprese perché erano contrari alla dittatura. Molte miniere sono state chiuse, come molti Hotel e ristoranti.

L’economia è nel caos totale e non ci sono segni di un possibile recupero per i prossimi 10 anni. L’inflazione è rampante.

Quale sono le condizioni di lavoro nel settore industriale?

Se parliamo delle imprese private, le condizioni sono pessime, soprattutto nel settore dell’abbigliamento calzaturiero.  Tutte le imprese sono di proprietà di cinesi, che continuano a ricever ordinativi dai brand internazionali, europei ed italiani. Ovviamente non c’è libertà di associazione. In caso di conflitti le imprese chiamano i militari e i lavoratori vengono processati da tribunali militari, senza diritto di appello.  Il salario minimo è bloccato a 1.5 € al giorno, il più basso di tutti i paesi Asean, ma il costo della vita è più che duplicato e con orari di lavoro di 15 ore al giorno, con straordinari obbligatori e sottopagati, violenze di genere, condizioni di lavoro pericolose, arresti arbitrari e aumento del lavoro minorile per la fuga dei lavoratori dalla coscrizione obbligatoria.

Quali sono le condizioni per gli imprenditori?

Per gli imprenditori non legati alla giunta, le condizioni sono pesantissime. Sono taglieggiati dalla giunta. Se non sei a “loro libro paga”, non ripuoi usufruire delle agevolazioni, non ricevi il carburante e soprattutto se sei un esportatore, per ogni 100 $  di merci esportate, ne perdi 35 per il tasso di cambio imposto dal regime. Quindi gli imprenditori cercano di non esportare. Ma questi problemi non vengono denunciati dalla UMFCCI, la Camera di commercio e industria legata al regime, che non denuncia le violazioni dei diritti degli imprenditori all’IOE, l’International Organization of Employers. Oggi però finalmente è nata la Myanmar Employers Organisation, l’organizzazione di imprenditori democratici, che ha nel suo statuto il rispetto delle Convenzioni ILO e dei diritti umani. La MEO ha stabilito un buon rapporto con ACTEMP, la direzione in seno all’OIL che si occupa degli imprenditori e l’IOE.  Noi stiamo collaborando con loro e chiediamo agli imprenditori italiani e internazionali di aiutarli a crescere, perché è una organizzazione indipendente, democratica che denuncia le atrocità e le violazioni dei diritti degli imprenditori. Mi auguro che Confindustria e le altre organizzazioni imprenditoriali possano autarli anche per una collaborazione futura, quando cadrà la dittatura.

Qual è il valore della Risoluzione approvata a giugno all’OIL in base all’art. 33 della Costituzione OIL, grazie al lavoro del Comitato tripartito birmano formato dalla CTUM, MEO e dal Governo di Unità Nazionale?

La Risoluzione, sollecita i governi, i datori di lavoro e i lavoratori a rivedere i loro rapporti con la giunta e ad adottare misure appropriate per garantire che tali rapporti non consentano, facilitino o prolunghino le violazioni dei diritti dei lavoratori, della libertà di associazione e del lavoro forzato.  Chiede anche la introduzione di misure volte a bloccare l’arrivo nelle banche birmane di risorse finanziarie che permettono l’acquisto di armi e carburante utilizzato per bombardare le popolazioni civili. C’è bisogno di misure restrittive simili a quelle adottate nei confronti della Russia. Se si vuole veramente strangolare la giunta non c’è tempo da perdere. Senza fondi la dittatura collasserà. Già ora nelle aree del paese liberate, c’è una amministrazione democratica.  In Birmania, dove io continuo a vivere e lavorare dalla clandestinità, abbiamo messo in piedi una taskforce tripartita per la attuazione di questa Risoluzione.

 Chi sostiene attivamente la giunta militare a livello internazionale?

La giunta è sostenuta attivamente da Cina, India, Russia e Bielorussia. In questo ultimo anno le delegazioni governative e degli imprenditori della IMFCCI hanno firmato numerosi accordi di cooperazione militare e industriale con questi paesi. Per quanto riguarda gli accordi con la Bielorussia, questi sono in violazione della Risoluzione ILO nei confronti della Bielorussia. La Russia ha iniziato a piazzare la sua impronta in Birmania. Sta costruendo un porto profondo al sud del paese e una mega zona industriale, un centro di ricerca per un reattore nucleare e navi fantasma con gas russo arrivano in Birmania quotidianamente. Dal 2022 è nato il comitato per la importazione di carburante russo, in violazione delle sanzioni europee e la giunta sta lavorando perché i porti e le ferrovie, fungano da hub chiave per il trasbordo delle merci russe verso i mercati ASEAN.

Non abbiamo più tempo prima che la dittatura cerchi di consolidarsi e di imporre definitivamente il suo potere violento per molto tempo a venire, a meno che non reagiamo in modo strategico e rapido per evitare che il nostro spazio si chiuda per sempre.

Russia, Bielorussia e Cina stanno già sostenendo finanziariamente e tecnicamente le prossime elezioni illegali convocate nei mesi di dicembre e gennaio prossimo. Questi paesi continuano anche ad inviare armi, droni, carburante e jet per ucciderci, e addestrano anche l’esercito birmano alla guerra informatica. Le società di sicurezza armate private cinesi operano liberamente in Myanmar. I cittadini di Myanmar, Ucraina e Bielorussia hanno oppressori comuni.

Le sanzioni adottate nei confronti della Russia possono essere un utile riferimento per le misure restrittive in Myanmar?

Le sanzioni di per sé non sono risolutive se non vengono attuate nel concreto e non si monitorano. In particolare, le ultime misure restrittive nei confronti della Russia sarebbero molto importanti per il mio paese.

Ovviamente i prossimi mesi saranno fondamentali. Chiediamo il sostegno dell’Italia e dell’Europa per sconfiggere definitivamente la giunta militare e costruire una nuova Unione democratica e federale dove si potrà investire in modo sostenibile evitando che un altro paese chiave diventi uno stato vassallo della Cina e della Russia.

Cecilia Brighi, Segretaria Generale ITALIA-BIRMANIA.INSIEME

Cecilia Brighi

Cecilia Brighi

Segretaria Generale ITALIA-BIRMANIA.INSIEME

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