Radovan Karadzic è stato giudicato colpevole di genocidio per il massacro di Srebrenica e condannato a quaranta anni di reclusione. Dal Tribunale Penale Internazionale per i crimini dell’ex Jugoslavia, l’ex leader serbo bosniaco è stato riconosciuto colpevole di genocidio per quella che viene considerato come il più grave massacro in territorio europeo dalla Seconda Guerra Mondiale.
Karadzic è stato inoltre giudicato colpevole per altri nove capi di imputazione, che comprendono omicidi e persecuzioni; ma, duro colpo per migliaia di vittime, è stato assolto dall’accusa di genocidio in sette città e villaggi bosniaci durante il conflitto che dal 1992 al 1995 sconvolse l’ex Jugoslavia.
Il massacro di Srebrenica del luglio 1995, è la più sanguinosa strage compiuta in Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale. Al momento dei fatti a Srebrenica – città a maggioranza musulmana assediata dalle forze serbo-bosniache e difesa da una zona di sicurezza presidiata dai Caschi Blu olandesi dell’Onu – rimanevano 42mila persone, di cui 36mila rifugiati.
Scarsamente armati e privi di supporto aereo le forze Onu si rifugiarono nella vicina base di Potocari, portando con sé una parte della popolazione fuggita dalla città: i rifugiati dentro e fuori dalla base vennero però portati via dai serbo-bosniaci a bordo di autobus, e gli uomini separati dalle donne.
I primi vennero rinchiusi in scuole o magazzini vuoti, per poi dopo qualche ora essere portati nei campi e fucilati a piccoli gruppi e seppelliti in numerose fosse comuni: sulle circa 8mila vittime ne sono state ritrovate ed identificate circa 6.600, ma una nuova fossa comune è stata scoperta ancora nel 2015.