L'Italia è tornata a crescere, anche se deve superare i ritardi rispetto agli altri Paesi dell'area euro; il debito pubblico ha smesso di aumentare, ma ora è necessario ridurlo; il sistema industriale è più competitivo, ma la crisi non è alle spalle. E' un'analisi equilibrata quella contenuta nelle Considerazioni finali che oggi il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, ha letto a Palazzo Koch in occasione dell'Assemblea annuale. Sottolinea i passi avanti registrati dal Paese e le cose ancora da fare, ma senza puntare l'indice contro nessuno, tanto meno contro la politica, per i ritardi accumulati.
Conferma le previsioni del Governo per il 2007 con il rapporto deficit/Pil al 2,3%, indica il Pil al 2% e l'avanzo primario al 2,6%. Ritiene improcrastinabile la riduzione del debito che "non ha aiutato l'Italia a crescere" poiché richiede imposte più alte, riduce gli investimenti e la spesa sociale.
La pressione fiscale è tra le più alte in Europa: solo riducendo la spesa corrente, avverte il governatore, si può comprimere il disavanzo e abbattere il debito senza aumentare la tassazione. A questi dati si aggiunge l'aumento dell'età media nel Paese. Draghi chiede di scegliere se abbattere il debito nei prossimi 10 anni o attendere "accettando però profondi cambiamenti nel sostegno che la società sarà in grado di assicurare ai più deboli". Comunque è necessario alzare l'età pensionabile e procedere con la revisione dei coefficienti di trasformazione. Questo si deve accompagnare con il decollo "rapido e convinto" della previdenza complementare che "va estesa al più presto anche al pubblico impiego". Le infrastrutture rimangono un "nodo irrisolto". Per questo propone che il Governo, dopo un certo tempo, possa svincolarsi dall'obbligo di assenso degli enti regionali e locali interessati.
Guarda alle aggregazioni bancarie, rivendicando il ruolo neutrale ma non distaccato di Bankitalia che ha "indicato l'obiettivo, non il protagonista del percorso: puntare alla crescita, abbandonando i campanilismi del passato, accettando la sfida del mercato. Da questo è nata la trasformazione, non dai programmi delle Autorità". Anche le imprese devono fare la loro parte per favorire la crescita. Da un'indagine svolta da Bankitalia risulta che oltre la metà delle imprese industriali del campione negli ultimi 5 anni ha cambiato strategia. Sono cresciuti gli investimenti in innovazione e ricerca e il management è più giovane. Ma la crisi non è ancora alle spalle e la "strada da percorrere è ancora lunga".
Tutti obiettivi che per Draghi non sono impossibili, anzi. Sono "mete raggiungibili se tutti noi ciascuno nel proprio ruolo, senza attardarsi sul rimpianto per le occasioni mancate, ma traendo forza dalla consapevolezza dei progressi compiuti, sapremo ritrovare quel sentire il bene comune che e' essenziale per lo sviluppo duraturo del Paese".
Giorgia Fattinnanzi

























