La legge di Stabilità 2014 sale a 30 miliardi. Serviranno per tentare di rilanciare il paese e per fare un’operazione di riduzione di tasse, come annunciato ieri dal presidente del Consiglio, “mai tentata”, da 18 miliardi. Ma buona parte della manovra sarà in deficit: spinta positiva per moltiplicare la crescita e arrestare la deflazione.
Per evitare – ha spiegato Padoan – di aggravare ancora di più la recessione, la manovra si basa per meno della metà su tagli (13,3 miliardi circa), in parte sul ricorso al deficit (11,5 miliardi) e in misura minore su entrate fiscali di vario genere (circa 5 miliardi).
Il contenuto del pacchetto che sarà varato domani dal Consiglio dei Ministri è stato illustrato ieri dal premier durante la sua riunione con gli industriali a Bergamo.
Le risorse derivanti dalla legge di Stabilità serviranno in primo luogo alla conferma del taglio dell’Irpef sui bassi redditi, il cui costo ammonta a 10 miliardi, e che permetterà a partire dal 2015 di percepire il famoso bonus di 80 euro a chi guadagna sotto i 1.500 euro al mese. Misura che potrebbe essere affiancata da quella, a costo zero, dell’anticipo delle liquidazioni dei lavoratori in busta paga a neutralità fiscale. L’obiettivo è chiaro: rilanciare i consumi.
La legge di stabilità si rivolge poi alle aziende: Renzi ha annunciato che il taglio dell’Irap sarà più consistente di quanto si è pensato fino ad oggi, e raggiungerà i 6,5 miliardi. L’operazione potrebbe incidere sulla componente lavoro dell’imponibile fino ad azzerarlo. L’altra misura, volta a favorire le assunzioni di giovani, riguarda una sorta di fiscalizzazione degli oneri sociali che consentirà alle imprese di pagare zero contributi sui nuovi assunti per un triennio (1,5 miliardi).
Un miliardo sarà invece destinato all’emergenza dei territori e dei comuni ormai a secco di risorse per gli investimenti: sarà allargato il cosiddetto “patto di stabilità interno” nella parte che pone un tetto a investimenti dei comuni. Stessa filosofia per la scuola: un miliardo per docenti e interventi straordinari di manutenzione. Nel capitolo emergenze rientreranno anche 1,5 miliardi per il decollo del nuovo sussidio di disoccupazione universale. Infine alle famiglie numerose saranno destinati circa 500 milioni, probabilmente in termini di assegni ai figli o detrazioni Irpef.
Ancora incerta, invece, la possibilità di reintrodurre una detrazione generalizzata sulla tassa sulla casa pari a 200 euro per tutti con l’aggiunta di 50 euro a figlio, così come avvenne con l’Imu nel 2012. L’operazione avverrebbe a ridosso del pagamento della rata Tasi del 16 ottobre che sta provocando nuovi disagi ed esborsi.
Le risorse della manovra dovrebbero provenire dallo spostamento dell’asticella del deficit dal previsto 2,2 al 2,9%: con questa operazione si liberano 11,5 miliardi. Il ministro dell’Economia Padoan ha anche previsto una riserva speciale di 2,5 miliardi per eventuali contestazioni da parte della Commissione europea a fronte del rinvio di due anni al 2017 del pareggio di bilancio. Ieri comunque l’Ufficio parlamentare di bilancio, organismo previsto dal Fiscal compact, ha dato il disco verde al Def e ha riconosciuto l’esistenza di “circostanze eccezionali” per il rinvio del pareggio.
Altro strumento per recuperare risorse sarà quello della spending review, che prevede tagli per l’intera pubblica amministrazione, centrale e periferica. In tutto, per quest’anno, saranno tagliati circa 13,3 miliardi: 5 verranno dai ministeri, 3 dalle regioni, 1,8 dai comuni e 3,5 dalle province. Non è escluso un intervento sulle municipalizzate e un piccolo intervento sulla sanità al di fuori del pacchetto gestito dalle regioni.
Le tasse non aumenteranno, ha garantito Renzi. Ma questo non significa che il comparto fiscale non sarà toccato. La vecchia partita delle detrazioni fiscali dovrebbe dare 1,2 miliardi: si lavora al taglio progressivo, in base a fasce di reddito, della percentuale del 19 per cento per alcuni oneri detraibili a partire dalle spese mediche e sanitarie.
La lotta all’evasione dovrebbe far conto del dispositivo elettronico messo a punto da Rossella Orlandi all’Agenzia delle entrate oltre a nuove norme come la reverse charge cioè l’autofatturazione dell’Iva a carico dell’acquirente di grandi servizi e dell’edilizia. Aumento delle tasse anche per le slot machine, le macchinette mangiasoldi dalle quali Renzi è intenzionato a prelevare 1,5 miliardi.
F.P.


























