Il ministero del Lavoro, d’intesa con il Mimit, ha prorogato la cassa integrazione straordinaria per le 37 lavoratrici del Gruppo La Perla coinvolte nella procedura di liquidazione per la parte Management che ne avrebbe comportato l’esclusione dagli ammortizzatori sociali. La proroga è stata resa possibile grazie alla norma recentemente introdotta nel decreto-legge sulle misure urgenti a sostegno dei comparti produttivi. Un passaggio fondamentale che arriva dopo l’acquisizione del Gruppo da parte di Peter Kern, patron della Luxury Holding Llc, risalente allo scorso giugno.
“Abbiamo mantenuto tutti gli impegni”, commenta soddisfatto il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, a margine dell’esame congiunto che si è svolto presso il ministero del Lavoro. “Abbiamo salvato l’azienda, icona storica del Made in Italy, con un grande attore internazionale che ha un piano di rilancio industriale con nuove assunzioni. E ora abbiamo garantito un ulteriore e significativo risultato in favore delle lavoratrici de La Perla: formalmente riconosciuto l’accesso agli ammortizzatori sociali anche a coloro che ne rischiavano l’esclusione”. In tal modo, aggiunge la ministra Marina Elvira Calderone, “non verranno disperse le professionalità necessarie al nuovo investitore”, punto sul quale i sindacati Filctem-Cgil e Uiltec-Uil hanno insistito fino all’ultimo. “È un segnale di grande attenzione alle lavoratrici di un’azienda simbolo del made in Italy, che vivrà adesso una nuova fase di rilancio e crescita”, conclude la ministra.
“È stato decisamente sfidante affrontare questa battaglia”, commenta al Il diario del lavoro Stefania Pisani, segretaria generale della Filctem-Cgil di Bologna. “Abbiamo avuto una visione ambiziosa, ma sempre con i piedi per terra, che alla fine ci ha portato alla soluzione sperata”. Un percorso lungo, quello condotto dal sindacato, che ha trasferito nella mentalità di chi doveva gestire questa crisi l’importanza di tenere insieme le competenze e il marchio per poter rilanciare al meglio l’azienda. “E il mercato ci ha dato ragione”. Il risultato, spiega Pisani, è stato portato a casa sul filo della deadline: “È dall’ottobre del 2024 che abbiamo lanciato l’allarme sulla potenziale dispersione delle competenze collegate alle aziende in liquidazione. Dal 25 gennaio quaranta lavoratrici del management sono prive di ammortizzatori, perché sono scaduti i dodici mesi della cassa per cessazione. Le otto lavoratrici di la Perla Italia, invece, sono senza ammortizzatori dal 10 di aprile”. Con il risultato odierno “siamo riusciti a far comprendere la necessità di andare a coprire un buco normativo enorme nel nostro sistema di ammortizzatori rispetto alla società in liquidazione”.
Il punto è che le società in liquidazione per natura sono destinate a cessare, “ma non è il caso di aziende che sono state rimesse sul mercato e che sono prossime alla vendita e se non si accompagnano anche quelle competenze alla vendita tutta l’operazione rischia di saltare”. Il 25 di giugno con il DL 92, in particolare nell’articolo 8, è stato finalmente riconosciuta questa possibilità che sarà applicabile anche per altre realtà che si dovessero trovare in una condizione analoga.
Al di là dell’entusiasmo, questi sei mesi di cassa integrazione in aggiunta sono in continuità dal 26 gennaio al 25 luglio, quindi si esauriranno la settimana prossima, e siccome la newco partirà in autunno la domanda è: che succederà nel frattempo allle lavoratrici? “Su questo non abbiamo ancora una risposta e se non arriverà in tempo metteremo in campo altri tipi di soluzioni, come abbiamo fatto in tutti questi mesi”.
Intanto oggi sono arrivati i bonifici. Pisani spiega che c’è stato un processo di negoziazione con i liquidatori giudiziari del management finalizzato ad ottenere un parziale e minimo anticipo sui crediti in attesa della cassa integrazione, evitando il rischio di perdere le lavoratrici rimaste senza reddito. “In una lotta contro la finanza speculativa, con un sistema creditizio che in pratica la sostiene”, è intervenuta una piccola Banca, la Popolare di San Felice, che ha finanziato l’operazione per consentire l’anticipo alle lavoratrici: “Una logica creditizia agganciata all’economia reale rispetto a un sistema creditizio che avvantaggia la speculazione finanziaria. È il tessuto sociale che crede ancora nell’idea che ciascun individuo può apportare un contributo al collettivo per creare risultati di squadra”.
Il macro risultato, continua Pisani, è stato raggiunto, ma adesso ci sono altri percorsi da intraprendere e finalizzare. “Il primo è fare l’operazione di passaggio per tutelare al meglio i crediti delle lavoratrici, e non è un’operazione semplice: ci sono aziende in liquidazione e l’articolo 47/2112 con l’accesso al fondo di garanzia quanto meno tutela buona parte dei loro crediti; l’amministrazione straordinaria, invece, non è nel nuovo Codice della crisi, ragione per cui il tema del recupero crediti è decisamente più complesso del 2112. Bisogna quindi trovare soluzioni tecniche che in qualche modo tutelino il credito delle lavoratrici”. A giugno è stata dichiarata ad Amsterdam la bancarotta del fondo Tennor, il precedente proprietario del Gruppo La Perla, con il rischio che i crediti delle lavoratrici svaniscano. “È importante che l’opinione pubblica conosca tutti gli aspetti di questa vertenza e spinga la politica a ragionare su vincoli da mettere alla finanza speculativa – conclude Pisani -. La Perla è diventato un esempio. Le democrazie stanno vacillando sotto un capitalismo finanziario che si basa sulle speculazioni che ammazzano i tessuti produttivi dei Paesi. Questa occasione non va dispersa”.
Elettra Raffaela Melucci