“Veniamo da un anno non facile, nel quale la grande distruzione ha compensato le significative perdite di tutto il canale di bar, ristoranti e pasticcerie. Un sistema di relazioni sindacali storicamente solido, incentrate sul confronto e la trasparenza a tutti i livelli, dalle Rsu a quello nazionale, ha favorito il superamento di queste difficoltà, dando alla luce protocolli che sono stati presi come modello da altre aziende, non solo del settore, e ponendo le basi per firma del nuovo contratto integrativo”. Gianpiero Santoro, responsabile delle risorse umane in Parmalat, analizza in questo modo il contesto nel quale è stato rinnovato il contratto integrativo del gruppo, assieme agli alimentaristi di Cgil, Cisl e Uil, Flai, Fai e Uila.
Il contratto, prosegue Santoro, “mette al centro la persona, puntando su formazione e competenze, che saranno gli strumenti per governare al meglio le grandi sfide future. Anche l’investimento sull’innovazione tecnologica passa attraverso un aggiornamento delle competenze, tecniche e manageriali, a tutti i livelli. Stiamo cercando di capire fin da ora quali saranno le professionalità più richieste dal mercato, attraendo giovani talenti, e soprattutto eliminando la discrepanza che tutt’ora esiste tra mondo della formazione, superiore e universitaria, e mondo dell’impresa. In quest’ottica abbiamo avviato tutta una serie di progetti con gli ITS, proprio per sanare questa discrepanza”.
Sul versante dell’organizzazione del lavoro, l’introduzione dello smart working è avvenuta dal 2019, poi la pandemia ha imposto un’accelerata forzata a questo strumento. Nell’integrativo, spiega Santoro, si prevede un giorno a settimana di lavoro agile, compatibile con le mansioni che effettivamente possono essere svolte da remoto, all’interno di una popolazione lavorativa che ancora è composta da un’ampia fetta da quelli che una volta si sarebbero definiti i colletti blu. Nella sperimentazione del 2019 il lavoro agile, spiega ancora il responsabile delle risorse umane, è stato accolto in modo tiepido, forse perché ancora poco conosciuto. Poi con la pandemia, che in poco più di un anno ha cambiato radicalmente il volto del mondo del lavoro, c’è stato un crescente apprezzamento.
Il valore di relazioni industriali solide e profonde è stato sottolineato anche da Armando Savignano, coordinatore nazionale per il settore alimentare della Fai-Cisl. Tra gli elementi qualificanti dell’accordo c’è anche l’istituzione di quattro commissioni paritetiche su formazione e professionalità, sicurezza, welfare e innovazioni tecnologiche, conciliazione dei tempi di vita e lavoro. Sulla professionalità, sostiene Savignano, ci sarà la possibilità di poterla valutare in modo oggettivo, su quelle che sono le reali competenze del lavoratore, agganciando a questo criterio anche un maggior valore economico. Altra grande questione, afferma Savignano, sarà quella del ricambio generazionale. Naturalmente molto dipenderà da come sarà impostata la riforma degli ammortizzatori sociali. Ma se da un lato dobbiamo guardare alle future generazioni di lavoratori, puntando sulla formazione e a ricreare il dialogo tra istruzione e lavoro, dall’altro, sostiene il sindacalista, non dobbiamo dimenticarci che su 2mila dipendenti, circa 250 hanno un’età compresa tra i 55 e i 65 anni.
Tommaso Nutarelli