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La politica alla prova del green pass

Tommaso Nutarelli
Settembre17/ 2021

E ora per la politica arriva la prova del nove. Con l’estensione del green pass a 23 milioni di lavoratori, Palazzo Chigi “invita” Quirinale, Camera, Senato e Corte Costituzionale ad adeguare i propri ordinamenti alle nuove disposizioni. Premesso che con il Quirinale non avremo nessun tipo di sorpresa, vista la caratura dell’inquilino che lo abita, che con nobile calma ha già fatto la fila per ricevere la sua dose di vaccino, con gli affittuari di Palazzo Madama e Montecitorio l’esito potrebbe essere tutt’altro che lineare. E allora vista l’urgenza e la complessità del momento che stiamo vivendo si potrebbe affiggere il classico annuncio: AAA cercasi politico serio, no perditempo, massima serietà.

Così senza troppi indugi e tentennamenti senatori e deputati presenteranno diligentemente il proprio green pass prima di accedere al luogo di lavoro, o almeno si spera. Il decreto esclude il licenziamento per chi sarà sprovvisto del certificato verde, ma contempla sanzioni da 600 a 1.500 per i lavoratori. Dunque senatori e deputati sono equiparabili a tutti gli altri dipendenti, pubblici e privati? Oppure si comporteranno da casta, da realtà alternativa a quella ordinaria, un mondo dietro al mondo, con regole proprie? E in caso di mancanza, chi sarà il datore di lavoro inadempiente? Siamo forse noi, noi cittadini? Anzi, sicuramente siamo noi.

Non si tratta di una mancanza di fiducia pregiudiziale, ma di uno scetticismo e di un logoramento causato da una politica caotica, ripiegata su sé stessa. Da nobile professione, vocazione o arte, a seconda di come la si voglia vedere, la politica si è trasformata in una soap opera, una grande fiction, dove il verosimile occupa ormai tutta la scena. Nei loro costumi da politico, senatori e deputati hanno la licenza di dire tutto il contrario di tutto, con la conseguenza che le loro parole hanno perso ogni tratto di responsabilità.

Maggioranza e opposizione non sembra ormai fare nessuna differenza, quando la qualità del dibattito si basa tutta su toni sempre più roboanti. Così politica e cittadini si sono liberati di un peso a testa: da una parte pronunciare messaggi che tendono al vero, che guardano alla realtà, dall’altra impegnarsi nell’esaminare se ciò accada effettivamente. Certo dire che cosa sia vero, che cosa sia la verità oggi sia più arduo che mai, perché tutti possiamo dire “guardiamo le cose come stanno”.

E così dopo averlo demonizzato, dopo averlo eretto a simulacro da adorare o abbattere, deputati e senatori dovranno esibire la carta verde per sedersi sui loro scranni. La domanda che ancora ci frulla per la testa è saranno così diligenti?

Tommaso Nutarelli

Tommaso Nutarelli

Redattore de Il diario del lavoro.