La Uil si sta allontanando dalla Cgil e torna a svolgere un ruolo di terzietà, come era una volta? È quanto sembra stia accadendo. Gli ultimi anni, giusto in queste settimane, la Cgil e la Uil normalmente preparavano assieme uno sciopero generale in segno di protesta contro la manovra economica del governo. Stavolta non è escluso che si arrivi alla medesima conclusione, ma la Uil, quanto meno, prende tempo. Il segretario generale Pier Paolo Bombardieri, interrogato in merito, risponde che nessuna decisione è stata ancora presa, che vuole guardare prima le carte, che il relativo dibattito all’interno della sua confederazione non è ancora terminato. Lui, comunque, ha già espresso un giudizio positivo in merito alla decisione del governo di detassare in parte gli aumenti salariali frutto della contrattazione.
In realtà anche Maurizio Landini ha apprezzato questo particolare della manovra, ma ha bocciato tutto il resto. Bombardieri invece ha mostrato di aver anche gradito che il governo non si sia limitato quest’anno a render note le sue decisioni in materia economica, ma ne abbia discusso con il sindacato, accettando anche alcune indicazioni avanzate dai rappresentanti dei lavoratori. Sembrano le premesse per un autunno meno caldo del passato.
Una forma di distacco della Uil dalla strategia della Cgil? Non sarebbe comunque una novità assoluta. Un primo segnale, anche abbastanza chiaro, è già venuto infatti in occasione della prova referendaria della primavera. La Cgil, senza attendersi particolari sostegni dalle altre due confederazioni, ha promosso i referendum sul lavoro, che sono andati a finire come è noto. La Uil ha assicurato vicinanza, ma in realtà senza sforzarsi troppo. Non ha partecipato ai comitati che per mesi si sono strenuamente battuti nel tentativo di raggiungere il quorum e ha chiesto ai suoi iscritti di votare a favore di tre dei cinque referendum, lasciando libertà di voto per gli altri due. Un atteggiamento non particolarmente vicino alla Cgil.
Un secondo segnale è arrivato in piena estate, con il congresso della Cisl a metà luglio. Daniela Fumarola, la segretaria generale della confederazione, ha lanciato in questa occasione un appello per avviare quella che ha chiamato la “via della corresponsabilità”, un dialogo per arrivare a mettere le basi di un nuovo patto sociale. Landini si è messo subito di traverso, affermando che di patti ce ne sono già tanti e che semmai sarebbe il caso di applicare quelli vecchi senza aggiungerne di nuovi. Bombardieri è stato più cauto, ha mostrato apertura verso l’idea di un dialogo. Senza nascondersi che ci siano problemi, veri macigni, ma dichiarandosi comunque disponibile a un dialogo per verificare la possibilità di un accordo. Anche perché, ha sottolineato, se le parti sociali mettono a punto delle richieste economiche nessun governo potrà far finta di nulla.
E, ancora, nelle roventi settimane di settembre e ottobre, mentre la Cgil scendeva in piazza, anche con due scioperi generali, a favore dei palestinesi bombardati da Israele, la Uil, stavolta con la Cisl, prendeva le distanze dalla Cgil preferendo optare per una raccolta di fondi per aiutare la popolazione di Gaza, e comunque criticando il ricorso troppo frequente a suo avviso allo sciopero generale.
Segnali privi di sostanza, non tali da far credere a un cambiamento di strategia? Potrebbe essere qualcosa di più. La Uil storicamente ha svolto un ruolo quasi super partes, non sposando mai indissolubilmente le tesi di una o l’altra confederazione sorella. Più ago della bilancia che parte di uno schieramento. Spesso si è trovata accanto alla Cisl, come nel caso della battaglia per la scala mobile, che spaccò il sindacato, ma non sempre e non necessariamente. Una politica che ha sempre portato risultati, consentendo a questa confederazione di non pagare i conti salati che possono venire schierandosi apertamente da una parte o dall’altra.
Massimo Mascini




























