Lo sciopero di due ore sulla sicurezza sul lavoro proclamato per oggi da Cgil e Uil, insieme con le categoria degli edili e dei metalmeccanici, è “l’avvio di una mobilitazione perché i numeri parlano di una strage. Occorre agire, le parole rischiano di non avere più senso”. Così il leader della Cgil, Maurizio Landini, a SkyTg24 ricordando che “a febbraio sono già 41 i morti sul lavoro”.
Secondo Landini “quello che è successo a Firenze è uno specchio di quello che è il lavoro e spesso il funzionamento delle imprese. È il sistema che va cambiato. Il subappalto a cascata è una giungla. È una situazione che si è determinata a causa di leggi sbagliate e su questo c’è una responsabilità del Governo e delle imprese. Per questo abbiamo deciso lo sciopero a Firenze e in tutta Italia”.
Landini ha poi ribadito che “non è vero che il subappalto a cascata, come fatto in Italia, ce l’ha chiesto l’Europa. Questa è una bugia pura. Bisogna investire sulla prevenzione, che significa cancellare forme di lavoro precario, non permettere la logica del subappalto, fare la formazione e investire sui controlli”.
Il numero uno della Cgil ha aggiunto che “ci sono logiche irresponsabili da parte di chi non è mai stato in un cantiere. C’è un’illegalità assoluta. Nessuno dice nulla, tutti zitti.
Bisogna reagire e il sindacato deve fare ancora di più”. Landini ha inoltre ribadito che “inasprire le pene è necessario, ma l’obiettivo è che non si deve morire lavorando. L’obiettivo è zero morti sul lavoro. Bisogna agire sulla prevenzione”. E sul tema della sicurezza sul lavoro pesa il “silenzio assordante sia del Governo che del sistema delle imprese”.
Quanto alla situazione dell’ex Ilva di Taranto, che ha visto la nomina di Giancarlo Quaranta a commissario straordinario, per Landini il ruolo dello Stato deve essere “decisivo. C’è bisogno che questa gestione commissariale, con tutte le difficoltà che si trova a dover affrontare, sia immediatamente in grado di delineare un progetto e un piano industriale di sviluppo e investimento. Servono investimenti e risorse” perché “non possono essere i lavoratori a pagare”. Landini ha poi sottolineato che l’attuale situazione è uguale a quella di 12 anni fa Anzi, precisa, “è peggiorata. Siamo di fronte a un passaggio: se un Paese vuole rimanere industriale ed essere all’avanguardia di un sistema manifatturiero che sta cambiando deve avere un’industria siderurgica di qualità”.
Sul capitolo Stellantis, invece, la Cgil aveva chiesto “a suo tempo e diverse volte” l’ingresso dello Stato in Fca, oggi Stellantis, e “nel momento in cui Fca chiese un prestito al governo, proponemmo che ci fosse anche un ingresso dello Stato” nel capitale del gruppo automobilistico. Questo alla luce del fatto che “il settore della mobilità è strategico in tutti i Paesi. In Francia, Stellantis ha al suo interno la presenza dello Stato, così come Renault e Volkswagen” in Germania.
Secondo Landini “stiamo correndo un rischio molto serio. Abbiamo prodotto 500mila auto nel 2023, la capacità produttiva è invece 1,5 milioni. Alla lunga gli stabilimenti non rimangono aperti se si produce meno della metà di quello che si può produrre. Ad oggi quello che non è avvenuto è un tavolo di trattativa vero con Stellantis, Governo e sindacati per discutere cosa si vuole fare in Italia, come si rilancia l’attività produttiva, quali investimenti si fanno per l’innovazione dei prodotti”.
Sulle produzioni elettriche “siamo in ritardo – ha aggiunto -lo Stato, oggi, visto che deve mettere incentivi non li deve fare a pioggia fuori da un progetto di rilancio delle produzioni”.
e.m.