Marco Bucci è stato eletto presidente della Regione Liguria con 291.093 voti e una percentuale del 48,77%. Una vittoria sul filo di lana, combattuta fino all’ultimo con il candidato del campo largo Andrea Orlando che ottiene 282.669 preferenze con una percentuale del 47,36%. La sorpresa, però, è il risultato del PD, che con il 28% dei consensi supera Fratelli d’Italia al 14,8%. A seguire la lista civica che sostiene Bucci che si attesta al 9,4%, la Lega all’8,5, Forza Italia al 7,9, Avs al 6,2, Orgoglio Liguria al 5,7%, Orlando presidente al 5,4. Tonfo per il Movimento 5 Stelle al 4,6, un risultato più che dimezzato rispetto al 10,2 per cento delle europee e al 12,7 delle politiche del 2022.
La circoscrizione di Genova scarica il neo presidente con il 47,06% e assegna a Orlando il 49,13% delle preferenze; così come anche a La Spezia, con percentuali rispettivamente del 50,31% e del 46,14%. A Imperia, invece, Bucci stravince con il 60,10% mentre Orlando si ferma al 35,88%. Il dato più drammatico, ancora una volta, è quello dell’affluenza al 45,97%, in calo di quasi 8 punti rispetto al 53,42% della precedente elezione omologa del 2020.
“Mi chiamate presidente? Io voglio essere chiamato il sindaco della Liguria. Scrivetelo”, ha detto il nuovo governatore della Liguria durante una conferenza stampa nel suo point elettorale. “Vuol dire – ha aggiunto – mantenere il nostro stile di sindaci, quindi il nostro parlare con i cittadini, il nostro stare sul territorio. È un rapporto con i cittadini che voglio conservare.Il nostro compito è servire i cittadini e non farsi servire”.
Giorgia Meloni tira un sospiro di sollievo e festeggia la vittoria. “Congratulazioni a Marco Bucci per la vittoria alle elezioni regionali in Liguria! Ancora una volta, il centrodestra unito ha saputo rispondere alle aspettative dei cittadini, che confermano la loro fiducia nelle nostre politiche e nella concretezza dei nostri progetti”, scrive su X la premier. “Con la sua guida – aggiunge – la Liguria potrà contare su un amministratore capace e determinato, pronto a lavorare instancabilmente per il bene di tutti i liguri. Avanti, insieme, con la stessa dedizione che guida la nostra azione in tutta Italia”.
Nelle scorse settimane il possibile “3-0” del centrosinistra (considerando anche i prossimi voti in Emilia-Romagna e Umbria) aveva impensierito non poco l’inquilina di Palazzo Chigi. Che adesso invece marca un punto importante nella partita forse più difficile, quella nella regione terremotata dal caso Toti e in cui il Pd aveva schierato un “big” come Andrea Orlando. Adesso, data per scontata la sconfitta in Emilia-Romagna – è il ragionamento che fa – il centrodestra se la può giocare in Umbria per ribaltare il pronostico e uscire rafforzato dalla tornata autunnale.
Comunque vada, però, l’importante era evitare la sconfitta in Liguria, sia perché – come aveva ribadito la scorsa settimana – “ogni voto è un test”, sia per scongiurare un effetto ‘valanga’ che avrebbe potuto riflettersi anche nelle prossime consultazioni e sulla solidità di una coalizione già percorsa da più di una tensione.
Amarezza da parte di Andrea Orlando, che a seggi ancora aperti ha chiamato il suo avversario per complimentarsi della vittoria. Ma poi arriva il tempo di tirare le somme. “Ci sono le condizioni per proseguire una battaglia e per realizzare nelle prossime elezioni amministrative ciò che non è riuscito in questa battaglia regionale. Le forze di centrosinistra hanno collaborato in modo corretto e leale, le ringrazio”.
“Voglio ringraziare i cittadini liguri – ha aggiunto – che ci hanno sostenuto con un risultato che per pochissimo non ci ha consentito di raggiungere il successo che, come avevamo avvertito in campagna elettorale, era a portata di mano”.
Il punto, però, è il risultato di questo travagliatissimo campo largo, che secondo Orlando avrebbe procurato non poche difficoltà in campagna elettorale che si sono ripercosse “anche sulla nostra realtà, i numeri sono indicativi”. E il confronto con la coalizione di centrodestra è inevitabile per constatare lo stato dell’arte: “La coalizione dei nostri avversari è stata pronta dopo una telefonata della premier, noi non siamo così disciplinati e non vogliamo diventarlo, il pluralismo è una ricchezza ma la ricchezza a volte è un danno. Bisogna costruire centrosinistra stabile a livello nazionale” senza cambiare ogni volta “format”.
E si guarda al futuro del centrosinistra e alla leadership di Elly Schlein: “Consigli a Schlein non li do, ma piuttosto che pensare a una sorta di indicazione della leadership che passi solo dalla forza dei numeri si deve trovare il modo e il luogo di farla nascere da un progetto”. Lo ha detto Andrea Orlando in conferenza stampa a Genova.
Anche la Schlein, naturalmente, è chiamata a tirare le somme. “Abbiamo perso di poco. Il Pd – sottolinea – ha dato il massimo, siamo il primo partito della Liguria, doppiando il secondo che è Fdi. Crescendo di più di due punti dalle europee e di nove punti dalle regionali del 2020, dove però c`era stata un`affluenza di sette punti superiore. Il dato affluenza è drammatico, quando la partecipazione si abbassa è un problema per tutti, ma lo è soprattutto per la sinistra. Abbiamo vinto a Genova e questo ci dà speranza per il futuro della città”.
Il nodo, tuttavia, orma come allora, resta la difficile relazione con gli alleati, in particolare il M5s. “Il Pd con il suo 28,5% ha dato il massimo. Siamo consapevoli che non bastiamo, scontiamo anche le difficoltà degli altri e speriamo che questo risultato faccia riflettere tutte le forze alternative alla destra come fa riflettere noi, che non abbiamo mai speso un minuto in polemiche o competizioni con le altre opposizioni, perché il nostro avversario è questa destra che vogliamo battere”.
Ma è il leader pentastellato, Giuseppe Conte, il vero protagonista di queste elezioni: dalla cacciata di Italia Viva al pessimo risultato conseguito, probabilmente anche a causa della querelle in corso con il fondatore del partito Beppe Grillo. “Non ci nascondiamo dietro un dito: un risultato deludente, al di sotto delle aspettative. Una responsabilità che ci conferma l`assoluta necessità di rifondare il Movimento ripartendo dalle attività di radicamento sui territori – che abbiamo intrapreso ma non si rivelano ancora sufficienti”.
“Una carenza – sottolinea – di cui eravamo pienamente al corrente già dopo il voto delle europee di giugno e a cui il M5S ha risposto con l`avvio di un processo di partecipazione e confronto collegiale, proprio perché ha colto la necessità di un autentico rilancio. Quello dell`assemblea costituente è per noi un momento cruciale di ripartenza, un momento che sappiamo bene passa anche da fasi di difficoltà e momenti come quello che stiamo vivendo oggi”.
A giudizio di Conte “se il voto in Liguria ha segnato un`astensione record – che conferma il trend negativo dell`affluenza già registrato a giugno – bisogna capire una volta per tutte che non si può barattare la credibilità di un progetto politico con gli interessi di qualche gruppo di potere pronto a spostare il proprio pacchetto di voti alla corte del miglior offerente. La credibilità del M5S è sempre stata quella di non piegarsi a queste logiche, un valore aggiunto per la politica di questo Paese”.
“Siamo sinceramente dispiaciuti per non aver ottenuto con Andrea Orlando la vittoria: il suo impegno è stato encomiabile e crediamo che nonostante la sconfitta lui e tutta la coalizione escano a testa alta da questa tornata elettorale”, conclude il leader del M5S.
e.m.