La maggioranza presenterà in Parlamento una mozione “per dire che il riconoscimento della Palestina deve essere subordinato a due condizioni: il rilascio degli ostaggi e ovviamente l’esclusione di Hamas da qualsiasi dinamica di governo all’interno della Palestina”. Giorgia Meloni lo annuncia, a sorpresa, a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. Una mossa che punta a spiazzare le opposizioni, che la stanno mettendo sotto pressione sulla questione, sia in Aula che nelle piazze.
Non che la premier abbia cambiato idea: per lei non è ancora il momento per arrivare a un riconoscimento dello Stato palestinese. Del resto ieri non ha partecipato alla Conferenza sui due Stati in cui una dozzina di Paesi, tra cui la Francia e il Canada, hanno annunciato il riconoscimento. Ma se questa è la richiesta che arriva anche in Italia – è il ragionamento – occorre a stanare le opposizioni. “Io personalmente – spiega in un breve punto stampa mentre si sposta dal Palazzo di Vetro alla vicina Rappresentanza italiana per alcuni bilaterali – continuo a considerare che il riconoscimento della Palestina in assenza di uno Stato che abbia i requisiti della sovranità non risolve il problema, non produce risultati tangibili, concreti per i palestinesi. Dopodiché si dice che però il riconoscimento della Palestina può essere un’efficace strumento di pressione politica e va bene, capisco, però dobbiamo anche capire su chi. Io penso che la principale pressione politica vada fatta nei confronti di Hamas perché è Hamas che ha iniziato questa guerra ed è Hamas che impedisce che la guerra finisca rifiutandosi di consegnare gli ostaggi. Quindi diciamo che seguo il ragionamento, però allora annuncio che la maggioranza presenterà in aula una mozione per dire che il riconoscimento della Palestina deve essere subordinato a due condizioni, il rilascio degli ostaggi e ovviamente l’esclusione di Hamas da qualsiasi dinamica di governo all’interno della Palestina, perché dobbiamo capire quali sono le priorità. Io non sono contrario al riconoscimento della Palestina, però dobbiamo darci le priorità giuste.
Spero – il messaggio che manda – che un’iniziativa del genere possa trovare anche il consenso dell’opposizione, non trova sicuramente il consenso di Hamas, non trova magari il consenso da parte degli estremisti islamisti, ma dovrebbe trovare consenso nelle persone di buon senso”.
Prima dei bilaterali della giornata (il presidente siriano Ahmad Husayn al Shara; quello libanese Joseph Aoun; l’emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al Thani; il presidente turco Recep Tayyip Erdogan) Meloni ha partecipato alla cerimonia di inaugurazione e ha ascoltato Donald Trump che, come previsto, ha ‘terremotato’ il primo giorno dei lavori. Un discorso lungo (57 minuti) in cui il tycoon ha delineato la sua visione del mondo, non risparmiando attacchi a nessuno. Il leader Usa, tra le altre cose, ha definito l’Onu un organismo “che non risolve problemi e ne crea di nuovi” e l’Europa “suicida” sulla “follia” del Green Deal e sull'”invasione” dei migranti, oltre che “ipocrita” sulla questione Ucraina. Parole molte forti, su cui però Meloni si dice il larga parte d’accordo. “Ho condiviso – ha spiegato – molte cose che ha detto Trump: ho condiviso quello che dice sulla migrazione, ho condiviso buona parte di quello che dice sui Green Deal” perché un “certo approccio ideologico al Green Deal” stava “minando la competitività dei nostri sistemi”. La premier è d’accordo anche su “alcuni passaggi, e ne farò qualcuno anche nel mio intervento, sul fatto che gli organismi multilaterali per lavorare bene, per recuperare e migliorare il loro ruolo in un contesto come quello nel quale ci troviamo, devono saper anche rivedere quello che non funziona. Poi noi sappiamo che qui ad esempio c’è tutto il tema della riforma delle Nazioni Unite, ma non solamente, c’è un dato oggettivamente di assenza a volte di capacità di incidere e in questo scenario diventa un problema maggiore. Quindi secondo me ci sono stati degli spunti molto interessanti”. Meloni non è invece d’accordo con Trump sulla visione di un’Europa “ipocrita” su Kiev, in particolare per l’acquisto di petrolio dalla Russia. “Non credo – ha detto – che l’Europa sia ambigua nei confronti dell’Ucraina, credo che dobbiamo però lavorare insieme come Occidente se vogliamo portare a casa una pace giusta e duratura, è quello che stiamo cercando di fare: c’è bisogno dell’Europa, c’è anche bisogno degli Stati Uniti”. Meloni interverrà domani all’Assemblea, intorno alle 20 ora locale, in piena notte italiana.


























