Gli inquirenti messicani hanno sempre dichiarato che i 43 studenti scomparsi poco più di un anno fa nel sud del Paese furono bruciati in una discarica, ma nei documenti dell’indagine pubblicati oggi uno degli imputati del massacro, appartenente a una gang di narcos, ha testimoniato che almeno nove di loro furono uccisi altrove. La procura generale del Messico ha pubblicato sul suo sito web le 54mila pagine della contestata inchiesta ufficiale sulla tragedia, cha ha fatto tremare il presidente Enrique Pena Nieto. L’Afp ha rilevato contraddizioni nelle testimonianze degli oltre cento indagati arrestati, tra cui membri della gang Guerreros Unidos e funzionari di polizia locale.
Il fascicolo, diviso in 85 tomi e 13 annessi, con varie omissioni, è stato pubblicato dal procuratore Arely Gomez su richiesta della stampa, in un gesto inusuale nel Paese. Il predecessore di Gomez, Jesus Murillo Karam, aveva concluso a fine 2014 che la polizia della città meridionale di Iguala aveva attaccato gli studenti il 26 settembre 2014 dopo che questi avevano sequestrato degli autobus per recarsi a una protesta a Città del Messico. Murillo Karam aveva detto che gli agenti avevano consegnato i giovani alla gang di narcotrafficanti dei Guerreros Unidos, che lì scambio per dei rivali, li uccise e li bruciò in una discarica nella vicina cittadina di Cocula.
Ma i genitori degli studenti non hanno mai accettato la versione ufficiale. A settembre gli esperti della Commissione Inter-Americana per i diritti umani hanno fatto a pezzi le conclusioni dell’indagine ufficiale sostenendo che non vi è prova che i ragazzi siano stati bruciati nella discarica. Tomas Zeron, a capo dell’indagine ufficiale afferma che un “gran numero” di studenti fu bruciato nella discarica, ma ammette che non c’è modo di stabilire se si trattò di tutti i 43 ragazzi.
Ma nelle carte pubblicate spicca la testimonianza di Marco Antonio Rios Berber, appartenente ai Guerreros Unidos, che afferma che 13 studenti furono portati su una collina nei pressi di Iguala e lì almeno nove furono uccisi. Rios Berber ha testimoniato che gli fu ordinato di comprare gasolio e quando tornò a tre studenti era stato sparato alla testa da altri due membri della gang, compreso uno di nome Chuky o Choky. “E’ perchè sono ribelli” disse Chuky, secondo quanto riferito da Rios. I corpi furono gettati in una fossa e bruciati con il gasolio. Poi arrivò un furgone con altri dieci ragazzi. “Ne ho ucciso due con un colpo in testa” ha raccontato Rios. Altri quattro furono uccisi dai suoi compagni. I sei corpi furono gettati nella fossa e bruciati. “Hanno lasciato gli altri quattro legati. Li avevano picchiati ed erano svenuti”. A ottobre 2014, la procura dello stato di Guerrero annunciò che i sicari avevano confessato di aver ucciso 17 e di aver seppellito i loro corpi nel distretto di Pueblo Viejo. Sulla collina fu trovata una fossa comune con 28 corpi, ma dal test del Dna emerse che nessuno apparteneva agli studenti.

























