Metalmeccanici in piazza per chiedere la riapertura delle trattative sul rinnovo del contratto con Federmeccanica-Assistal. I sindacati di categoria Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil hanno indetto per la giornata di oggi 8 ore di sciopero con manifestazioni in tutta Italia che portano a 40 il totale delle ore di protesta. I tre segretari generali Ferdinando Uliano, Michele De Palma e Rocco Palombella sono rispettivamente al Parco Nord di Bologna, a Napoli e a Mestre.
Sfidando a viso aperto le nuove regole del decreto sicurezza, a Bologna diecimila lavoratori sono entrati sulla tangenziale bloccando parzialmente la circolazione. Secondo la Questura l’iniziativa non sarebbe stata autorizzata e per questo motivo annuncia che i manifestanti saranno denunciati penalmente. Ma gli organizzatori smentiscono, affermando che l’azione era stata preventivamente concordata con la Questura.
Proteste anche al porto di Ancona al grido di “senza il contratto il paese si blocca”, mentre a Genova è stata bloccata la circolazione della sopraelevata Aldo Moro e e i lavoratori hanno affisso due striscioni con la scritta “Contratto Subito” sul grattacielo simbolo della città. “Queste azioni di protesta evidenziano la forte partecipazione dei lavoratori e il messaggio chiaro che intendono trasmettere”, riferisce una nota. “I lavoratori chiedono un aumento certo del salario, la riduzione dell’orario di lavoro e maggiori certezze per le lavoratrici e i lavoratori precari. Nelle prossime ore, sono previste ulteriori iniziative in tutta Italia, a dimostrazione che la mobilitazione dei metalmeccanici è solo all’inizio e che la richiesta di un contratto equo e giusto è più forte che mai”.
“Rivendichiamo il rinnovo del contratto nazionale. Vogliamo aumentare i salari, dare stabilità ai rapporti di lavoro, certezza a chi rischia la vita dentro i luoghi di lavoro”. Così Michele De Palma, segretario generale Fiom-Cgil, dalla manifestazione in corso a Napoli. “Per questo scioperiamo e chiediamo di sedersi al tavolo della trattativa e al governo di fare pressione sulle imprese perché si rinnovi il contratto”.
Dalla manifestazione di Mestre il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, ha sottolineato che i metalmeccanici non sono scesi in piazza “contro qualcuno, ma per rinnovare il contratto. Un anno è passato e Federmeccanica ha deciso di non trattare e questo per noi è inammissibile. Oggi gli chiediamo, dopo 40 ore di sciopero, di riaprire la trattativa”.
Trattativa, aggiunge, “significa sedersi e discutere per un contratto che riguarda 2 milioni di lavoratori. L’industria va salvaguardata e per salvaguardare l’industria bisogna rinnovare i contratti”. Serve che “i lavoratori abbiano quella quantità economica necessaria per garantire una vita normale e per far ripartire i consumi. È assurdo quello che sta avvenendo in questi mesi – ha detto Palombella – un’assenza della politica e di Federmeccanica nel riaprire la trattativa”.
Il sostegno alla mobilitazione si allarga anche alla politica. Antonio Misiani, responsabile Economia nella segreteria del Partito Democratico, si schiera a nome del PD al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori metalmeccanici in sciopero, parlando di una “battaglia sacrosanta, che riguarda non solo i salari, ma la dignità del lavoro, la sicurezza nei luoghi di produzione, la lotta alla precarietà e il rilancio dell’industria italiana”.
“Non si può restare alla finestra”, – prosegue Misiani, invocando la riapertura del confronto tra le parti e soprattutto il superamento da parte di Federmeccanica-Assistal di “atteggiamenti di chiusura” . “Rinnovare i contratti significa dare risposte concrete in una fase segnata da retribuzioni che non hanno recuperato il potere d’acquisto eroso dall’inflazione, da margini aziendali elevati e da un aumento generalizzato della produttività. È un atto di responsabilità sociale oltre che industriale. Il governo non può continuare a voltarsi dall’altra parte. Servono politiche che mettano al centro il lavoro e il futuro dell’industria, che rafforzino la contrattazione collettiva e che garantiscano diritti e tutele lungo tutta la filiera”.
Angelo Bonelli, deputato di AVS e co-portavoce di Europa Verde, sottolinea invece la rilevanza dei diecimila lavoratori emiliani che hanno bloccato la tangenziale a Bologna. “Il decreto Sicurezza voluto dal governo Meloni non tutela la sicurezza dei cittadini, ma serve soltanto a intimidire e a criminalizzare il dissenso. Meloni non affronta la crisi sociale: la criminalizza, portando in carcere chi la subisce e osa protestare”. Per Bonelli, infatti, “colpire chi chiede lavoro e diritti significa accendere un conflitto inutile e sbagliato che scarica sui lavoratori il costo di scelte miopi e di una politica industriale fallimentare. Questo decreto è una norma ideologica, repressiva e anticostituzionale. Non dà alcuna sicurezza agli italiani, non interviene sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, nei trasporti, nella sanità, nelle periferie. Serve solo a colpire chi protesta contro l’ingiustizia sociale. L’Italia ha bisogno di più diritti, non di nuove galere. E ha bisogno di una politica che ascolti le piazze, non che le punisca”, conclude.