Un grande patto sociale che accomuni istituzioni, imprese e sindacato, in cui tutti mettano del loro per l’obiettivo finale, aggredire i grandi mercati come la Cina. Non demonizzarli, al contrario profittarne. Giovanni Minali, segretario generale della Fisac Cgil della Lombardia, guarda alla Cina con un misto di timore e di speranza. Sa che la forza dell’economia di quel paese è difficilmente controllabile, non fosse che perché credito e assicurazioni sono strettamente in mano ai cinesi, che in questo modo controllano qualsiasi investimento estero. Ma si rende conto che questo è anche e soprattutto un grande mercato, del quale la vecchia Europa non può non profittare.
“Il treno della produzione industriale, afferma, forse per noi è perso ormai, difficilmente potremo recuperarlo, ma i cinesi hanno una grande fame di prodotti di lusso, del made in Italy e noi dobbiamo cogliere questa grande possibilità. Sul prodotto tipico italiano possiamo ancora dire la nostra, cogliere risultati di rilievo, perché i ricchi sono ben 80 milioni, perché i prodotti europei in genere fanno status symbol”. Una possibilità che invece per lo più resta sulla carta perché nessuno si arriva come sarebbe necessario. “La Cina ci darebbe grandi opportunità, sostiene Minali, ma noi italiani per lo più le sottovalutiamo, non facciamo sistema, siamo troppo piccoli e con aziende troppo piccole. Siamo fermi, immobili. Altri paesi, come la Spagna, si stanno muovendo con grande velocità, noi restiano fermi. Per questo penso che forse un grande patto sociale sarebbe l’unica molla capace di rimetterci in moto”.
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