L’Italia si trova ad affrontare “un percorso di guerra durissimo”. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Mario Monti, intervenendo all’assemblea dell’Abi. Il premier ha colto poi l’occasione per lanciare una dura critica alla concertazione: “Esercizi profondi di concertazione in passato” con le parti sociali, ha affermato, “hanno generato i mali contro cui noi combattiamo e a causa dei quali i nostri figli e nipoti non trovano facilmente lavoro”. “Mi auguro – ha detto – che tutte le parti sociali si ispirino all’atteggiamento di collaborazione” ma le parti sociali, a suo avviso, devono “restare parti, ed essere viste dalla società come parti vitali e parti importanti, ma non soggetti nei confronti dei quali il potere pubblico dia in outsourcing responsabilità politiche”.
Unico commento positivo, il fatto che il Paese ha compiuto “progressi sul disavanzo pubblico per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013”.
Immediatamente è arrivata la replica del segretario della Cgil, Susanna Camusso, sulla concertazione, che ha detto: “Le lezioni di democrazia sono sempre utili. Le rappresentanze sociali sono elette e misurate sulla base del consenso. Prendere lezioni di democrazia da chi è cooptato e non si è misurato col voto è un po’ imbarazzante per il futuro democratico del Paese”.
“Non c`è alternativa alla concertazione in nessun paese a democrazia matura e a economia avanzata”, dice Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, aggiungendo che “i governi, per quanto autorevoli e composti da personalità di altissimo profilo, non possono guidare da soli questa difficile stagione di cambiamenti e di riforme senza un ampio consenso sociale”. “Il governo – ha sottolineato Bonanni – non può pensare di avere il dono dell’infallibilità, ma nello stesso tempo le forze sociali devono partecipare alla ricerca delle soluzioni più idonee, senza porre veti al confronto. Vedo invece troppa agitazione e troppo toni esacerbati da una parte e dall’altra. Dobbiamo tutti portare un contributo per uscire dalla crisi, e il governo deve sforzarsi di fare sintesi, leggendo e facendosi interprete di tutte le istanze del mondo sociale per il bene dei cittadini”.
Per il leader della Uil, Luigi Angeletti, “Monti, apparentemente, come molti, sembra confondere la concertazione con la consociazione. La concertazione serve a trovare la migliore soluzione senza che si accettino, ovviamente, diritti di veto. La consociazione, invece, è il confronto per trovare il punto di mediazione: il merito è indifferente ciò che importa è che siano tutti d’accordo. In realtà, il Presidente, che è una persona acuta, sa perfettamente qual è la differenza e ha deciso, però, che l’unico compromesso che gli interessa è quello che si può realizzare con le forze politiche. Ed è esattamente ciò che si è verificato in tutte le sue iniziative: ha sempre negoziato solo con il Parlamento le cosiddette riforme”.
“E’ riduttivo oltre che irrispettoso nei confronti dei sindacati e dei lavoratori affermare che siano stati gli esercizi di concertazione a generare i mali contro cui oggi il Paese lotta”, afferma il segretario generale dell’Ugl, Giovanni Centrella, commentando le parole del presidente del Consiglio espresse nel corso del suo intervento all’assemblea dell’Abi, sottolineando come “essendo la cura scelta dal premier per guarire l’Italia tutta a carico delle persone che rappresentiamo, sarebbe consigliabile usare ben altri toni e parole”. Per Centrella “quando è vero, il confronto porta sempre ad ottimi risultati come dimostrano tante crisi industriali superate senza fare clamore. Una prassi che il premier Monti dimostra sempre più di non apprezzare, mettendo spesso i sindacati davanti al fatto compiuto”.
Per il presidente di Rete Imprese Italia, Giorgio Guerrini, “la rappresentanza imprenditoriale è un irrinunciabile valore di democrazia e la concertazione, nel suo significato più autentico, è la strada migliore per trovare soluzioni condivise, utili ed efficaci per uscire dalla crisi”. “Rete Imprese Italia – prosegue Guerrini – rappresenta oltre 2 milioni di imprese” e “ha, dunque, pieno titolo per contribuire, insieme alle altre parti sociali e fermo restando il ruolo proprio del governo e del Parlamento, alla formazione delle scelte che riguardano il futuro delle nostre aziende e che interessano lo sviluppo del Paese. Siamo fieri e orgogliosi di dare voce alle istanze delle imprese, piccole, medie e grandi, e non rinunceremo mai a fare la nostra parte per rappresentare, con senso di responsabilità e in nome del bene comune del Paese, le ragioni e le attese di sviluppo delle nostre aziende. Se si sono potute fare importanti riforme in questi anni in Italia è anche perché gli imprenditori, con senso di responsabilità, hanno fatto la loro parte per mantenere la coesione della società”.