Nella battaglia in corso per aggiudicarsi il Salone del libro di Torino, scendono in campo anche le principali strutture confindustriali. Da un lato Assolombarda, che vorrebbe la manifestazione sotto la Madonnina, dall’altro gli industriali torinesi, che non intendono cedere quella che e’ una delle principali attrazioni della citta’.
Lancia una proposta a favore della ‘’capitale morale’’ Antonio Calabro’, vicepresidente di Assolombarda: “Milano, metropoli europea dell’innovazione e della creatività, ha tutte le caratteristiche per essere centro di promozione e diffusione di attività legate alla lettura e al libro”. E dunque, insiste, “può nutrire la fondata ambizione di essere capofila di una nuova grande iniziativa che riguardi il mondo del libro”.
Calabro’ precisa che ‘’naturalmente’’ l’iniziativa milanese non sarebbe “in campanilistica opposizione con Torino e il suo ‘Salone del libro’ “, ma piuttosto finalizzata a “rilanciare le attività editoriali, la cultura, in accordo con la Fiera di Milano e comunque nel contesto di una serie di attività, da BookCity a ‘IoLeggoPerché’, che gia’ vedono protagonisti le organizzazioni, le imprese e gli editori milanesi e che possono raccordarsi con le tante altre iniziative nazionali, pubbliche e private di promozione della lettura, con i festival e con le rassegne letterarie”..
E tuttavia, lo spazio per due saloni sarebbe molto ridotto, ed e’ quindi scontato che il ‘’nuovo’’ salone milanese finirebbe per cannibalizzare l’altro. Ma i torinesi non intendono lasciarsi scalzare. La prova e’ nella secca dichiarazione di Licia Mattioli, vice presidente di Confindustria e di Compagnia di Sanpaolo, nonché importante esponente della Confindustria torinese, che mette tutti sull’avviso: “Non vogliamo che il Salone del libro traslochi a Milano e stiamo lavorando per questo. Il salone è un’eccellenza di Torino e dobbiamo mantenerla qui. Credo che tutte le forze torinesi siano unite su questo tema, e quando i sabaudi si uniscono: ‘attenzione'”.