Si sta chiudendo in queste ore il tentativo di Cgil, Cisl e Uil di mettere nero su bianco una proposta compiuta per le nuove relazioni industriali. Il documento al quale i quattro segretari confederali stanno da settimane lavorando dovrebbe essere già ultimato, anche se mancano notizie fresche al riguardo: ma l’assenza di nuove è un dato positivo, perché significa che si sta lavorando attivamente per cogliere l’obiettivo di arrivare alla fine dell’anno con la proposta definita e magari anche validata dagli organi deliberanti delle tre confederazioni. Sarà determinante un incontro tra i tre segretari generali in programma per lunedì prossimo.
L’augurio è che questo obiettivo venga colto e ci sia finalmente un’ipotesi di soluzione da portare alle controparti già in gennaio. Il punto è che però solo a quel momento comincerebbe la vera partita, perché l’obiettivo non può essere solo quello di trovare un accordo all’interno del mondo sindacale, ma di trovarlo con le controparti, tutte le controparti. Perché Cgil, Cisl e Uil vogliono un accordo generale, non solo con la Confindustria, ma anche con i commercianti, le cooperative, magari anche gli artigiani. E trovare un accordo con l’intero arco dell’imprenditoria non sarà proprio facile.
Nel corso degli ultimi 18 mesi dagli imprenditori sono venute delle richieste che il sindacato con difficoltà potrebbe accettare, prima tra le altre quella di posticipare gli aumenti contrattuali a un momento successivo la crescita della produttività, come dire a fine ciclo e non all’inizio. E’ quanto, molto in sordina, stanno facendo i contratti già rinnovati, che prevedono aumenti salariali solo dopo uno o due anni dall’entrata in vigore della nuova regolamentazione. Ma una cosa è farlo surrettiziamente, un’altra scriverlo nero su bianco. Comunque, un accordo non è impossibile, ma sarebbe comunque, come sempre, frutto di un compromesso. Il punto è se chi siederà a quel tavolo avrà la forza di condurre il negoziato fino in fondo. E il primo dubbio viene per la Confindustria.
Giorgio Squinzi è alla fine del suo mandato, la sua presidenza scade a maggio prossimo, ma i giochi sono già iniziati, favoriti dalle nuove regole che impongono un timing preciso. Questo significa che quando si arriverà al dunque, quando, ammesso che ci si arrivi, si avrà la bozza di un possibile accordo generale, per il presidente di Confindustria sarà molto difficile farla passare al vaglio della sua parte. L’ala più dura, quella che quattro anni fa si identificava con Alberto Bombassei e che è uscita sconfitta dalla gara allora, si starebbe infatti organizzando per portare un suo candidato alla guida della Confindustria e sembra difficile che su una materia così sensibile come le nuove relazioni industriali questa parte accetti una soluzione al ribasso, naturalmente ai loro occhi.
Tutto è possibile, ma gli ostacoli sono molti e difficili da superare, ancor più da aggirare. Questo significa che sarà il governo (o la politica) a dare la linea delle nuove relazioni industriali? E’ più che possibile, perché il governo ha mostrato chiaramente una certa insofferenza per i tempi lunghi delle parti sociali e potrebbe presto varare un provvedimento proprio su questa materia. Già con la legge di stabilità il governo ha dato delle indicazioni, interessanti perché, nel varare gli sgravi fiscali per la contrattazione di prossimità, ha legato strettamente il tema a quello della partecipazione, parlando di un coinvolgimento dei lavoratori nell’organizzazione del lavoro. Insomma, sembra che ci siano già le premesse per questo intervento.
Quello che non si sa è come reagiranno le parti sociali. Anche perché non è detto che proprio tutti siano contrari, nel sindacato e tra le file degli imprenditori, a una soluzione governativa. Sarebbe sempre un modo per evitare pesanti responsabilità, per mantenere la possibilità di addossare la colpa degli errori ad altri. Però ne soffrirebbe, e pesantemente, il ruolo delle parti sociali, già così opaco. E siccome il sindacato e le relazioni sindacali sono un fattore di democrazia l’auspicio è che tutta questa partita finisca nel migliore dei modi, come ai bei tempi, con un accordo tra imprenditori e sindacato, anche se non ci sono più i Giugni e i Ciampi di una volta.
In attesa della riforma contrattuale, si stanno intanto svolgendo gli incontri per rinnovare i contratti con le attuali regole. Martedì prossimo torneranno a incontrarsi sindacati e Federmeccanica per il rinnovo dei metalmeccanici, e la parte imprenditoriale presenterà la propria controproposta alle piattaforme di Fim-Uilm e Fiom. Una mossa che sembra destinata a spiazzare i sindacati: i quali, come e’ facile immaginare, non gradiranno. Dunque, e’ possibile che il confronto si interrompa, anche solo per prendere tempo e ricominciare piu’ avanti. Ma con calma. Del resto, come e’ noto, un’ampia parte del mondo imprenditoriale metalmeccanico, se non si facesse affatto il contratto, certo non si straccerebbe le vesti, anzi.
Contrattazione
Dal fronte della contrattazione collettiva, questa settimana è stato siglato il rinnovo del contratto dei lavoratori portuali che prevede, oltre a 80 euro di aumento, anche un miglioramento dei diritti dei lavoratori rispetto a quanto previsto dal Jobs Act. È stato inoltre firmato un accordo nazionale con la multinazionale Cofely che permetterà l’assunzione a tempo indeterminato dei lavoratori del servizio di manutenzione degli impianti ospedalieri di Messina. Altro importante accordo raggiunto, quello per il rinnovo dell’integrativo aziendale del gruppo Micron, contenente novità nel campo del welfare, orario di lavoro e smart working. Siglati infine un accordo tra Confimprenditori e Aniem a favore delle PMI edili e quello sulla flessibilità del congedo parentale tra sindacati e Abi.
Si interrompe, invece, la trattativa per il nuovo piano d’impresa del Gruppo Popolare Vicenza, mentre i sindacati metalmeccanici denunciano preoccupazioni sulla tenuta dei livelli occupazionali della Westport Italia, all’indomani dell’annunciata fusione.
Interviste
Il segretario generale della Cisl Piemonte, Alessio Ferraris, intervistato da Fabiana Palombo, enuncia i temi alla base della vertenza unitaria nazionale sulle pensioni, lanciata giovedì da Cgil, Cisl e Uil. Emanuele Ghiani, all’indomani della vendita della Pinifarina al colosso indiano Mahindra, intervista il segretario generale della Cgil Piemonte Alberto Tomasso sulle possibili soluzioni che si prospettano per lo storico marchio italiano.
Video interviste
Il direttore del Diario del Lavoro, Massimo Mascini ha realizzato due video interviste: una al segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale, interrogato sulla nuova spinta all’unità sindacale che si sta manifestando nel settore dei bancari; l’altra al segretario generale dei metalmeccanici della Cisl, Marco Bentivogli, sulle ripercussioni della rivoluzione Industry 4.0 nel mondo sindacale.
Opinioni
Il direttore di Asstel, Laura di Raimondo, approfondisce gli effetti della “rivoluzione Smart Working” sul mondo del lavoro e, in particolare, su formazione, spazi di lavoro e leadership.
La nota
A partire da un convegno organizzato dalla Fiom-Cgil sull’acciaio pulito, Fernando Liuzzi traccia un panorama aggiornato della siderurgia italiana.
Documentazione
Questa settimana sono diversi i testi consultabili relativi a vertenze industriali: quello delle piattaforme per il rinnovo del contratto nazionale dei settori pelli e cuoio, elettrici, gas acqua, energia e petrolio e occhialeria, e il testo dell’ipotesi di rinnovo contrattuale del settore gomma plastica. Ancora, i testi emersi dal Direttivo nazionale della Cgil: la delibera al commissariamento del regionale Campania e Cdl di Napoli, il testo del Nuovo statuto dei lavoratori e quello relativo a legge di stabilità e stagione contrattuale. Infine, il rapporto della Bocconi su previdenza complementare e casse previdenziali, e il rapporto Ilo sulla forza lavoro dei migranti.