E’ diventato l’argomento del giorno. Di salario minimo legale si parla ormai a tutti i tavoli. Anche, a quanto trapela, tra governo e sindacati. Non si sa bene con quale risultato. Perché le poche voci filtrate dopo un incontro al ministero del Lavoro indicano i sindacati come non esattamente contrari a un provvedimento del genere, mentre nelle uscite ufficiali, anche nella recente audizione in Parlamento, i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil sono sempre stati nella sostanza abbastanza contrari.
Il punto è che il tema è molto complesso, tocca diversi aspetti tra loro contraddittori, per cui occorre valutare ogni uscita con grande attenzione. Che ci sia un’area vasta di lavoro sottopagato, è un dato di fatto. Fino a qualche tempo fa i minimi contrattuali erano un punto di riferimento preciso, utilizzato anche dalla magistratura quando si doveva individuare un livello salariale che rispondesse in qualche modo all’imperativo dell’articolo 36 della Costituzione. I problemi sono sorti quando il numero dei contratti è improvvisamente lievitato. Erano sempre molti, anche per la moltiplicazione delle parti datoriali, ma a un certo punto il loro numero è esploso.
Attualmente il Cnel ne conta quasi 900. La gran parte dei quali sono veri e propri contratti pirata, firmati da associazioni datoriali e da sindacati mai sentiti prima, che improvvisamente nascono e si mettono d’accordo per firmare un contratto che, guarda caso, indica minimi salariali molto bassi, oltre a peccare di limitata generosità anche nella parte normativa. Contratti pirata, appunto, che hanno l’unico obiettivo di praticare dumping contrattuale.
Di qui la volontà di alcune parti politiche – dal Pd ai 5stelle- di mettere un freno a questa escalation. Fissando un salario minimo legale, tutti i contratti che indicano minimi salariali più bassi escono di scena, diventano illegali a tutti gli effetti. I sindacati, fin da quando è partito il dibattito, che si è fatto subito molto ricco, hanno assunto un atteggiamento sostanzialmente negativo. Perché ritenevano la materia salariale di loro stretta competenza e non gradivano che fosse il Parlamento a indicare i parametri salariali. Le diverse proposte che sono state avanzate sono sempre state accolte con molto nervosismo. Tanto è vero che anche Matteo Renzi, che aveva ricevuto una delega dal Parlamento per indicare un salario minimo per legge, non ne ha fatto nulla, lasciando questa delega inevasa, l’unica all’interno del Job Act.
Adesso però la cosa è andata avanti e, soprattutto, è arrivato un disegno di legge dai 5Stelle, prima firmataria Nunzia Catalfo, la presidente della Commissione Lavoro del Senato, che il governo sta portando avanti, tanto è vero che proprio direttamente con Catalfo i sindacati stanno trattando. In questo contesto da Cgil, Cisl e Uil non sono venute risposte aprioristicamente negative. Un motivo c’è per questa diversità di accoglienza, ed è il fatto che il provvedimento afferma che a dettare i minimi salariali in grado di rispondere alla richiesta dell’articolo 36 della Carta, devono essere i minimi dettati dai contratti nazionali di lavoro, sempre che indichino un valore superiore ai 9 euro l’ora.
L’indicazione non è di poco conto, perché i sindacati sarebbero garantiti dal fatto che, se i salari restano al di sopra di quell’asticella, resteranno confermati nel loro ruolo di autorità salariale. Tutto bene, dunque? Non proprio, perché ci sarebbero parecchie incongruenze in quella proposta. Per esempio, resta un dato di fatto che la particolare struttura produttiva del nostro paese potrebbe provocare dei problemi. C’è il rischio concreto, infatti, che la miriade di aziende piccole e piccolissime possano essere tentate di non fare più riferimento ai contratti nazionali, ma di applicare tout court il salario minimo di legge. Si sentirebbero legalmente coperte, a tutto danno dei lavoratori.
Oppure potrebbe capitare che qualcuno, per aggirare l’obbligo di pagare i lavoratori più di prima, scivoli nel nero. Abbiamo già record negativi al riguardo, una crescita del sommerso non è per nulla da escludere. Servirebbero più controlli, allora, è chiaro, ma chi dovrebbe farli? Il corpo degli ispettori del lavoro, tra quelli ministeriali, quelli dell’Inps e quelli dell’Inail, non conta più di 4.000 addetti: pochi, drammaticamente pochi.
Un altro pericolo legato all’introduzione di un salario minimo legale è che questo si traduca in una maggiore difficoltà a chiudere le trattative per i rinnovi contrattuali. Già in alcuni settori si fatica, e non poco, ad arrivare a un accordo, con una legge potrebbe essere tutto più difficile. Infine, c’è il rischio, anche questo concreto, che con l’applicazione di un salario minimo fissato per legge si riduca il livello medio del salario, che il lavoro perda ancora di più valore. Anche perché non bisogna dimenticare che una cosa è il salario in busta paga, un altro il trattamento generale dei lavoratori, perché il contratto prevede molti altri fattori, le ferie, il Tfr, l’orario di lavoro, il welfare contrattuale: il solo valore del salario, insomma, non è sufficiente a indicare quanto davvero percepisce un lavoratore. Non a caso il Patto della fabbrica, firmato da Confindustria e sindacati un anno fa distingueva tra il Tem, trattamento economico minimo, dal Tec, trattamento economico complessivo.
Ma c’è anche un altro problema legato a questo ipotetico provvedimento, perché il disegno di legge della Catalfo afferma che i contratti da prendere come metro di riferimento devono essere quelli sottoscritti dai sindacati e dalle associazioni datoriali più rappresentative. Ma quali sono queste associazioni? Cgil, Cisl, Uil e le federazioni di Confindustria? Sicuramente sì, ma le altre associazioni e gli altri sindacati non sono d’accordo e potrebbero impugnare il provvedimento. Varrebbe l’indicazione se si fosse dato valore legale all’accordo tra le parti sociali su rappresentanza e contrattazione del gennaio del 2014, ma così non è stato per tanti e diversi motivi. Una legge non è venuta e difficilmente arriverà, in più il ministero del Lavoro, nell’ultimo anno, ha tenacemente bloccato l’applicazione di quell’accordo.
Massimo Mascini
Eventi
Lavoro e Libertà: il video del dibattito organizzato per la presentazione dell’Annuario del Lavoro che si è svolta il 15 marzo presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma, nell’ambito della rassegna LibriCome, al quale hanno partecipato il direttore del Il diario del lavoro Massimo Mascini, Marco Bentivogli, Innocenzo Cipolletta e Maurizio Landini, moderato da Nunzia Penelope.
Contrattazione
Questa settimana è stato rinnovato il contratto nazionale della pesca, che interessa 20mila addetti. Nell’accordo è prevista la creazione di un fondo sanitario integrativo, denominato F.I.S. Pesca. Nel trasposto ferroviario, Trenitalia e sindacati sottoscrivono un’intesa per 1.000 nuove assunzioni che, entro l’anno corrente, vedrà nuovi addetti nei settori del personale mobile, della manutenzione dei rotabili e del commerciale. Infine, i sindacati di categoria e Gruppo San Pellegrino hanno firmato un accordo integrativo, che prevede in particolare la possibilità di attivare una serie di commissioni bilaterali su diverse materie: professionalità, organizzazione del lavoro, ambiente, formazione, salute e sicurezza.
Analisi
Maurizio Ricci fa il punto sulla situazione della vertenza Alitalia. Il defilarsi dalla trattativa da parte di EasyJet, rende il salvataggio della compagnia di bandiera quasi impossibile.
Laura Di Raimondo fa il punto sulle grandi sfide e i cambiamenti che stanno interessando il settore della Tlc, che stanno avendo ripercussioni anche sugli assetti occupazionali delle aziende. La contrattazione collettiva, se esercitata da parti veramente rappresentative, può costituire l’ambito privilegiato per disegnare le soluzioni per accompagnare i processi di trasformazione
La nota
Nunzia Penelope ricorda Alan Krueger, l’economista consigliere di Obama, morto suicida nei giorni scorsi. Krueger è stato uno dei primi e più appassionati sostenitori del salario minimo, tema a cui ha dedicato studi di grande importanza scientifica.
Fernando Liuzzi ricostruisce la vicenda della relazione romana del quotidiano “Il Giornale” la cui chiusura è stata annunciata dalla proprietà per la fine di aprile. Con questa decisione unilaterale 19 lavoratori, di cui 16 giornalisti e 3 poligrafici, sono posto di fronte all’alternativa tra perdere la propria occupazione o accettare il trasferimento a Milano, con tutte le immaginabili conseguenze familiari.
Interviste
Tommaso Nutarelli ha intervistato Vincenzo Colla, vicesegretario generale della Cgil, per parlare della crisi che sta attraversando il settore delle telecomunicazioni, che per Colla rappresenta una delle sfide più significative che il sindacato deve affrontare. Sempre Nutarelli ha sentito Luigi Sbarra, segretario generale aggiunto della Cisl, per fare il punto sulla vertenza dei rider, uno dei primi tavoli aperti dal governo, ma ancora in alto mare.
I blog del Diario
Si è riaccesa in queste settimane la discussione riguardo all’introduzione di un salario minimo legale orario. Un tema intorno al quale confluiscono sensibilità e posizioni diverse nel mondo del lavoro. Maurizio Ballistreri sottolinea la necessità di introdurre in Italia un salario minimo, già presente in molti paesi europei. Un argomento sul quale non devono prevalere i veti sindacali, dice Ballistreri, ma l’interesse sociale. Fabrizio Tola sottolinea come la discussione intorno del salario minimo non debba prescindere dalle diverse modalità di attuazione. Per Fausto Durante il salario minimo è un tema sul quale il sindacato italiano non può non mettere a punto una propria strategia, limitandosi ad attendere passivamente che la maggioranza politica del momento si muova di propria iniziativa.
Alessandra Servidori riporta gli ultimi dati dell’Eurostat secondo cui il gender gap dell’occupazione in Italia è tra i più alti dell’Ue, penalizzando le donne. Ma il governo non se ne occupa, anzi: tutta la sua azione, osserva Servidori, va verso una forte repressione del ruolo femminile nella società.
Giuliano Cazzola traccia un ricordo commosso e appassionato di Marco Biagi, ucciso dalle nuove Brigate Rosse il 19 marzo del 2002.
Paolo Pirani ci parla di come in questi tempi il merito e la competenza siano stati offuscati da una pericolosa tendenza ad associare l’ignoranza ad un malinteso spirito “rivoluzionario”.
Nunzia Penelope si interroga sul tracollo del nostro paese per quanto riguarda i diritti civili. Meno di tre anni fa, ricorda Penelope, entrava in vigore le legge sulle Unioni Civili, oggi, invece, si celebra l’ormai noto Convegno di Verona.
Roberto Polillo riassume le ‘’tre verità’’ che i recenti fatti di cronaca ci hanno consegnato in merito ai Cinque Stelle: il Movimento non è esente dalla corruzione nella gestione della cosa pubblica, la linea sull’immigrazione viene dettata dalla Lega, ed è ormai evidente a tutti l’assenza di democrazia interna al Movimento stesso.
Jean-Oliver Mallet traccia un quadro della configurazione delle parti e dei movimenti sociali in Francia, evidenziando le diversità con il nostro paese e cosa sta comportando la presenza dei gilet gialli sulla scena francese.
Il guardiano del faro
Marco Cianca racconta come nell’Italia di oggi tutte le conquiste civili su aborto, divorzio e condizione della donna vengano sempre più messe in discussione
Diario della crisi
La Flc-Cgil ha proclamato lo stato di agitazione contro i 19 licenziamenti annunciati dall’ente di formazione British Council. Nel trasporto aereo i sindacati hanno proclamato lo sciopero di 24 per il 25 marzo del personale di Air Italy. Alla base dello stato di agitazione le criticità contrattuali e operative per pilati e assistenti di volo. Infine, Nel tavolo di confronto tra Sirti e i sindacati di categoria, l’azienda ha dichiarato la volontà di azzerare i licenziamenti utilizzando diversi strumenti alternativi, come l’accompagnamento alla pensione, ammortizzatori sociali conservativi, incentivi alla ricollocazione esterna, riconversione professionale interna e riduzione del costo del lavoro.
Documentazione
Questa settimana è possibile consultare il testo unitario dei sindacati degli edili per il rilancio del settore, il report della Fondazione Di Vittorio su retribuzioni e mercato del lavoro, le tendenze sull’occupazione di Istat, Ministero del Lavoro, Inps, Inail e Anpal e il rapporto dell’Osservatorio sul Precariato dell’Inps.




























