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Home - Newsletter - Newsletter – 25 ottobre 2019

Newsletter – 25 ottobre 2019

25 Ottobre 2019
in Newsletter

L’Italia morirà di vecchiaia, ma non è una buona notizia. L’Italia morirà di vecchiaia non tanto perché viviamo tutti più a lungo, molto più a lungo (alla faccia di quota 100), ma soprattutto perché a una popolazione di vecchi non se ne somma sufficientemente una più giovane. L’Italia è, tra i paesi europei, quello col minor numero di cittadini tra i 15 e i 29 anni, e nemmeno gli immigrati bastano più a compensare l’aumento dello squilibrio tra giovani e vecchi. Il fenomeno è così nuovo che i demografi hanno dovuto inventare un neologismo per definirlo: ‘’degiovanimento’’. Ora questo ‘’degiovanimento’’ si sta spostando verso il centro della vita attiva e produttiva del paese, e quanto le sue conseguenze abbiamo a che fare con fatti molto concreti come l’economia, la crescita e lo sviluppo, ce lo ha spiegato nei giorni scorsi Alessandro Rosina, brillante demografo tra i più quotati.

Nel corso di un seminario organizzato dall’Arel, Rosina ha detto cose che se vivessimo in un paese serio dovrebbero far saltare in piedi l’intera classe dirigente e metterla alla frusta per trovare un rimedio. Ha detto Rosina, in pratica, che stiamo buttando nella spazzatura un’intera generazione, cioè quella che oggi sta fra i 30 e i 34 anni. E questo è tanto più suicida in quanto proprio quella generazione lì è destinata tra dieci anni (dieci anni: cioè domani) a sostituire i ‘’fratelli maggiori’’ quarantenni, vale a dire la parte della società italiana oggi più produttiva ai fini dello sviluppo del paese.

Ebbene, questi fratellini minori che tra dieci anni dovranno occupare quel posto sono pochi, troppo pochi: appena 3,4 milioni, contro i 4,4 milioni di quaranta-quarantaquattrenni che dovrebbero, dovranno, sostituire. Dunque, fra dieci anni, l’Italia avrà perduto un terzo netto di quello che viene considerato il pilastro centrale del capitale umano e della forza lavoro: un milione di braccia e cervelli in meno. E il problema che dovremo affrontare sarà l’opposto di quello che oggi va per la maggiore: non sarà il lavoro che manca per i giovani, ma i giovani qualificati che mancheranno per i posti di lavoro.

Ma non è tutto, il peggio deve ancora arrivare. Infatti, si potrebbe ottimisticamente pensare che saranno di meno, sì, ma meglio formati, più determinati, con migliori studi; e quindi in grado di dare ugualmente un forte contributo alla crescita del paese. Insomma, di meno, ma migliori. Purtroppo l’analisi ‘’qualitativa’’ dei trentenni attuali dice tutt’altro. In questa fascia di età l’Italia vanta il tasso di occupazione più basso di Europa (67,9%, contro il 79,1% dell’Ue 28), ed è perfino inferiore rispetto a quello che avevano gli attuali quarantenni dieci anni fa (74,8%). Per colmare il gap causato dalla demografia il livello di occupazione degli attuali trentenni nei prossimi dieci anni dovrebbe arrivare al 95%: praticamente impossibile. Inoltre, proprio nella stessa fascia di età abbiamo anche il più alto numero di Neet d’Europa, e il più basso numero di laureati, il che li rende ancor meno spendibili sul mercato del lavoro.

In pratica, è il ritratto di una generazione perduta, che rischia di trascinare a fondo anche l’Italia. Osserva Rosina: “abbiamo reso le nuove generazioni uno svantaggio competitivo del paese. La loro fragilità sta depotenziando l’Italia”. Una generazione che, oltretutto, ha perfettamente coscienza della propria situazione: via via che entrano nella età adulta i millenials sono sempre più disillusi, abbassano le proprie aspettative e obiettivi di vita. Cresciuti accumulando frustrazione e sfiducia, oggi non si ‘’vedono’’ nel futuro. Con tutte le conseguenze del caso. Avremo pochi giovani adulti, poco preparati e parecchio demotivati. E quando usciranno dalla sfera di ‘’aiuto’’ da parte delle famiglie, diverranno un mero costo sociale.

Possiamo davvero permetterci uno scempio simile? Perdere un’intera generazione così, senza battere ciglio? La domanda chiama in causa direttamente la politica, le sue scelte. Inutile aprire l’ennesima polemica sulle risorse regolarmente destinate alle generazioni mature a scapito di quelle giovani: i vecchi sono di più, pesano di più, decidono di più. E non vale nemmeno illudersi che le cose possano cambiare col voto ai minorenni: i 16-17enni sono così pochi che se pure fosse loro concesso il voto, l’età mediana dell’elettorato italiano, che oggi è di 51,68 anni, scenderebbe appena a 51,09. Nulla, insomma, cambierebbe.

Però qualcosa di serio si può fare. Rosina indica alcuni scenari possibili per venirne fuori. Il primo verte sulle politiche attive del lavoro e la formazione, in modo tale da portare i Neet fuori dalla loro ‘’neettitudine’’ e recuperarli alla vita attiva e produttiva. La tecnologia è un’altra soluzione, ma c’è un possibile scenario negativo: se il paese non si espande nei settori ad alto tasso d’innovazione, il risultato sarà che la tecnologia si limiterà a essere automazione, cioè sostitutiva di posti di lavoro, peggiorando le condizioni delle nuove generazioni. Infine, il terzo scenario punta sulla conciliazione di lavoro e famiglia, in modo da incoraggiare sia le donne a entrare nel mercato del lavoro, sia la riproduzione. Questo richiede forti investimenti economici, in termini di servizi alle famiglie, ma anche culturali, per cambiare un mood che oggi sembra portare in direzione opposta.

Dice Rosina che, data la situazione attuale del nostro paese, sembra maggiormente probabile si realizzino gli scenari negativi che quelli positivi; noi, che siamo un po’ più ottimisti, speriamo non sia così. Speriamo che il tema delle conseguenze demografiche sulla vita quotidiana e concreta di tutti diventi non più solo argomento di distratti proclami elettorali, ma il lavoro quotidiano dei decisori. Perché è innanzi tutto su questo terreno che ci giochiamo il futuro.

Nunzia Penelope

 

Per i nostri lettori pubblichiamo qui di seguito una scelta delle notizie e degli interventi più significativi apparsi nel corso della settimana su ildiariodellavoro.it (Vai al sito per leggere il giornale completo, aggiornato quotidianamente dalla nostra redazione).

 

Contrattazione

Questa settimana, dai sindacati di categoria, è stata approvata l’ipotesi di piattaforma per il rinnovo del contratto collettivo del settore delle industrie ceramiche, piastrelle e materiali refrattari in scadenza il prossimo 31 dicembre. Anche nel comparto delle industrie del vetro, lampade e display è stata approvata la piattaforma per il rinnovo del contratto, che anche qui scadrà a fine dicembre. Assolombarda assieme a Cgil, Cisl e Uil di Milano hanno firmato un accordo che punta al rafforzare la partecipazione dei lavoratori nella vita delle imprese, il welfare aziendale e la bilateralità. È stato inoltre sottoscritto il rinnovo del contratto dei lavoratori dell’autonoleggio, gestione parcheggi e sosto e soccorso stradale. L’intesa prevede un aumento economico medio di 120 euro nel triennio 2019-2021, maggiori tutele per gli stagionali e l’introduzione del lavoro agile. In tema di diritti sociali è previsto l’incremento delle tutele per i lavoratori affetti da gravi patologie.

Analisi

Fausto Durante spiega che una nuova politica industriale non è sufficiente per far ripartire il paese se non è accompagnata da un lavoro di qualità, da un aumento dei salari, dalla formazione e l’innovazione e da un ammodernamento delle infrastrutture.

Alessandra Servidori fa il punto sulla legge finanziaria che, stando alle indicazioni attuali, non sarà in grado di incidere positivamente su un mercato del lavoro che non segna progressi apprezzabili.

Interviste

Tommaso Nutarelli ha intervistato Giovanni Sgambati, segretario della Uil Campania, sulla vertenza Whirlpool di Napoli. Nella difficoltà di trovare un “piano B” per lo stabilimento, Sgambati spiega le ragioni dello scetticismo del sindacato nei confronti della soluzione Prs, e i limiti del governo nella gestione della crisi.

Il guardiano del faro

Marco Cianca analizza lo scontro politico in atto sul tema dell’elezione del presidente della Repubblica nel 2022. Per Cianca sarà una battaglia cruciale per il futuro della nostra democrazia, se il nuovo presidente sarà eletto dall’attuale Parlamento o da una nuova compagine, a trazione leghista.

I blog del Diario

Giuliano Cazzola parla di come in questa fase Matteo Salvini stia tentando di cambiare linea per cancellare l’impresentabilità della Lega per avere l’opportunità di tornare al governo. Ma, afferma Cazzola, il leader della Lega finge di rifarsi l’immagine, e l’establishment finge di crederci.

 

Diario della crisi

I sindacati delle costruzioni Fillea, Filca e Feneal hanno annunciato per il 15 novembre la manifestazione in 100 piazze. Le associazioni di rappresentanza chiedono un confronto con il governo per il rilancio delle infrastrutture, la messa in sicurezza del territorio e una vera riforma del codice degli appalti. I sindacati metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm hanno indetto per giovedì 31 ottobre due ore di sciopero generale di tutta la categoria per chiedere al Governo e alle imprese “una svolta nelle politiche industriali” per affrontare e dare soluzione ai circa 160 tavoli crisi aziendali aperti al Mise. Sempre nella giornata del 31 ottobre scenderanno in piazza anche i lavoratori della Whirlpool di Napoli. Nel settore dell’editoria l’agenzia di stampa Askanews, in concordato preventivo, ha avviato la procedura di licenziamento collettivo di 23 colleghi al termine della Cassa integrazione concessa fino al 14 febbraio 2020. In stato di agitazione anche i lavoratori del Poligrafici Editoriale per protestare contro l’ennesimo piano di tagli proposto dall’editore e presidente della Fieg, Andrea Riffeser Monti. Venerdì nero a Roma con lo sciopero generale dei sindacati dopo l’annuncio di Roma Multiservizi relativo al licenziamento di 3.500 dipendenti e la liquidazione di Roma Metropolitane. Lavoratori in sciopero dopo che la Western Union Retail Services Italy Srl e la branch italiana Western Union Payment Services Irland Limited hanno annunciato lo scorso 18 settembre hanno aperto una procedura di licenziamento collettivo nelle due sedi italiane di Roma e Milano dichiarando 42 lavoratori in esubero su un totale di 191 dipendenti.

Documentazione

Questa settimana è possibile consultare la lettera della Commissione europea inviata al governo italiano relativa alla manovra, i dati dell’Istat sul commercio estero extra Ue, e l’Osservatorio sui lavoratori parasubordinati dell’Inps.

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