È polemica forte tra Confindustria e governo. Giorgio Squinzi, il presidente degli industriali, ha attaccato l’esecutivo, e il premier Enrico Letta in particolare, reo di aver affermato più volte che la crisi è ormai passata e che quindi bisogna guardare all’avvenire con animo più disteso. Nulla di tutto ciò è vero, ha ribattuto Squinzi, le difficoltà sono ancora fortissime, rischiamo una vera e propria desertificazione industriale se non si prendono provvedimenti veri. Altrove il pil cresce in maniera sensibile, in Italia arranchiamo con un aumento tra lo 0,6 e lo 0,7%. Di qui il perentorio invito al governo a intervenire con misure efficaci o a passare la mano restituendo la parola agli elettori. Parole dure alle quali Letta ha subito risposto accusando il leader degli industriali di disfattismo. Il presidente del Consiglio in ritorno da un tour negli Emirati ha al contrario magnificato i risultati ottenuti in questo tour, peraltro non esaltanti, e ha chiesto maggiore comprensione per l’operato del governo.
Pace fatta? Proprio no. Nemmeno un successivo incontro tra i due a Palazzo Chigi ha portato un clima migliore. Squinzi ha precisato che il suo non è disfattismo, ma realismo. L’unica cosa positiva è stato l’invito, accettato, a Letta di partecipare al consiglio direttivo di Confindustria del 19 febbraio. Ma in quell’occasione, ha detto Squinzi, Letta dovrà portare qualcosa di concreto, altrimenti non ci resterà altro che rivolgerci al presidente Giorgio Napolitano che prenderà per noi le decisioni più giuste.
Tutto è rinviato quindi di un paio di settimane, ma intanto, già nei prossimi giorni, Squinzi si incontrerà con Matteo Renzi e questo la dice lunga considerando il duro confronto in atto all’interno del Pd proprio tra Letta e Renzi sulle sorti dell’esecutivo in carica e la possibilità di continuare il mandato. E’ evidente la volontà del presidente di Confindustria di crearsi un rapporto forte con il prossimo premier.
Renzi intanto in settimana ha visto un’altra volta Maurizio Landini con il quale ha discusso i contenuti del Jobs Act. Questo documento, al quale stanno lavorando Marianna Madia e Filippo Taddei, responsabili nel Pd rispettivamente del lavoro e dell’economia, doveva vedere la luce in questi giorni, ma il surriscaldamento del clima politico, soprattutto il crescere del conflitto tra il segretario e il presidente del Consiglio, ha suggerito un ulteriore slittamento dei tempi. Per cui l’unico atto di Renzi in merito a questo provvedimento è stato quello di consultare il leader dei metalmeccanici della Cgil, escludendo le confederazioni e le altre federazioni di categoria, che certamente non hanno gradito questa preferenza, che spiegano solo in una prospettiva politica.
Un’altra grave frattura si è verificata in questi giorni all’interno della Cgil. Susanna Camusso si è rivolta con una lettera al Collegio statutario, l’organo incaricato di interpretare lo statuto confederale, chiedendo un parere in merito alle dichiarazioni rese all’ultimo direttivo Cgil da Maurizio Landini. Il leader dei metalmeccanici aveva infatti in quell’occasione affermato di non sentirsi vincolato dall’accordo che Cgil, Cisl Uil e Confindustria hanno firmato in gennaio sui temi della rappresentanza e della contrattazione. La Camusso ha chiesto al Collegio se quelle dichiarazioni di Landini potevano essere considerate una violazione delle norme dello statuto confederale e nel caso quali sanzioni potevano essere prese in considerazione. Landini si è sentito offeso da questa richiesta, tanto più considerando che a giudizio del Collegio in effetti si sarebbe in presenza di un atteggiamento sanzionabile. In realtà nessun procedimento è ancora partito, anche se la stessa richiesta da parte del segretario generale della confederazione costituisce comunque un atto politicamente molto rilevante. La prossima settimana ci dovrebbe essere un incontro tra Camusso e Landini che potrebbe stemperare la questione. Il problema è che questa vicenda si riflette negativamente anche sul congresso confederale, il cui iter è già partito, ma potrebbe subire dei contraccolpi. Era previsto infatti uno svolgimento unitario del congresso, con la presentazione di un unico documento, mentre all’opposizione restava solo la piccola frazione di Giorgio Cremaschi. In realtà era già in corso un braccio di ferro, silenzioso ma non per questo meno forte, sugli emendamenti da portare al documento unitario, ma adesso questo nuovo scontro, su un tema rilevante come il nuovo assetto della rappresentanza e soprattutto della contrattazione rischia di mandare tutto di nuovo in alto mare.
Contrattazione
Molte notizie nel settore contrattazione, alcune positive altre molto meno. Tra le prime, gli accordi sui rinnovi contrattuali dei settori Tessile Industria, Laterizi e manufatti cementiti e Pelletteria. E’ stato anche rinnovato il contratto relativo ai Dirigenti e ai quadri PMI. Tutti questi contratti sono stati giudicati positivamente sia dai sindacati che dai rappresentanti delle imprese. Su ciascuno dei tre accordi il Diario fornisce puntuale resoconto di quelli che saranno i contenuti dei nuovi contratti. Sono inoltre riprese le trattative per il rinnovo del contratto Edili, scaduto ormai nel dicembre 2012. Le parti si sono riviste, ma il confronto resta tutto in salita: i sindacati, infatti, giudicano inaccettabile l’aumento di soli 60 euro proposto dall’Ance. Stallo anche nella trattativa per il rinnovo del contratto Fiat: l’azienda, incontrando i sindacati, ha confermato di non voler concedere alcun aumento salariale. Non è rottura, ma poco ci manca. Tra le notizie non buone, al “caso Electrolux”, ancora molto lontano da una soluzione, si somma la nuova vertenza con Lactalis: il gruppo francese che ha rilevato la Parmalat ha annunciato di voler chiudere il sito di Caravaggio ricollocando i lavoratori in altri stabilimenti, soluzione a cui si è opposto il sindacato. E ancora, tra le vertenze difficili va senz’altro registrata quella aperta a sorpresa dall’editore dell’agenzia di stampa nazionale Adnkronos, Giuseppe Marra, che ha annunciato di voler procedere unilateralmente a 23 licenziamenti, suscitando la reazione negativa non solo dei sindacati ma anche delle forze politiche e del Parlamento stesso: trenta senatori di diversi schieramenti hanno presentato una interrogazione urgente al governo, chiedendogli di intervenire. Infine, la difficile vertenza della Sgl Carbon, azienda produttrice di elettrodi in grafite, che potrebbe chiudere lo stabilimento di Narni, il che secondo i sindacati, comporterebbe non solo il licenziamento dei 110 addetti del sito di Narni, ma metterebbe a rischio l’intera siderurgia italiana, dato che l’altoforno è l’unico che produce tali materiali indispensabili per la produzione delle acciaierie.
Opinioni
Questa settimana il Diario ospita gli interventi di Marco Bentivogli, segretario nazionale della Fim Cisl, e di Giuseppe Casadio, consigliere del Cnel. Il primo interviene sul drammatico problema delle delocalizzazioni, sostenendo la tesi che di fronte a una azienda “in fuga”, la sola soluzione è sedere al tavolo e contrattare. Il secondo propone una riflessione sul ruolo del Consiglio Nazionale Economia e Lavoro, ente costituzionale in cerca di una identità.
Interviste
Il Diario del lavoro ha chiesto a Renato Verri, responsabile delle relazioni industriali di Alleanza Coop, un commento sulla ripresa del contratto degli edili.
Documentazione
Nella sezione i lettori del Diario del lavoro possono consultare il testo integrale dei nuovi contratti nazionali del Trasporto merci, dei Laterizi e dei Restauratori. E ancora, il report della Commissione Ue sulla corruzione in Italia, che ha suscitato ampie discussioni e polemiche, nonché la lettera di Susanna Camusso al presidente del Consiglio, con cui chiede lo stop alla riforma degli ammortizzatori sociali. Tra gli altri documenti pubblicati anche la lettera sempre di Susanna Camusso al Collegio statutario della Cgil in merito alle dichiarazioni di Maurizio Landini.