E’ allarme lavoro minorile in Italia. Sono 260mila i minori sfruttati, più di 1 su 20, e hanno meno di 16 anni. E’ quanto emerge dall’indagine sul lavoro minorile in Italia realizzata dall’associazione Bruno Trentin e da Save the Children alla vigilia della giornata mondiale contro il lavoro minorile. Il fenomeno, spinto dalla crisi economica, è molto diffuso nelle province del Sud e nella isole.
Tra i 260mila minori costretti a lavorare, soprattutto a causa della povertà familiare e di un rapporto con la scuola che non funziona, sono 30mila i 14-15enni a rischio di sfruttamento. Questi ragazzi fanno un lavoro pericoloso per la loro salute, sicurezza o integrità morale – spiega la ricerca – lavorando di notte o in modo continuativo, con il rischio reale di compromettere gli studi e di saltare il riposo necessario.
Il fenomeno del lavoro minorile interessa anche chi ha meno di 11 anni (0,3%), ma è con il crescere dell’età che aumenta l’incidenza (3% dei minori 11-13 anni). Il picco di quasi due su dieci minorenni sfruttati (18,4%) si raggiunge tra i 14 e 15 anni, età di passaggio dalla scuola media a quella superiore.
Il lavoro minorile non fa differenze: il 46% degli under 15 che lavorano sono di sesso femminile. Le esperienze di lavoro sono in buona parte occasionali (40%), ma uno su quattro lavora per periodi fino ad un anno e c’è chi supera le cinque ore di lavoro quotidiano (24%). La cerchia familiare è l’ambito nel quale si svolgono la maggior parte delle attività: il 41% dei minori svolge un lavoro nelle mini o micro imprese di famiglia, uno su tre svolge lavori domestici continuativi per più ore al giorno e più di uno su dieci lavora presso attività condotte da parenti o amici.
Tra i principali lavori svolti dai minori fuori dalle mura domestiche prevalgono quelli nel settore della ristorazione (18,7%) come barista o cameriere, seguiti dalla vendita stanziale o ambulante (14,7%). Minori vengono poi sfruttati nel lavoro agricolo o di allevamento (13,6%) ma anche nei cantieri (1,5%).
Meno della metà dei minori che lavorano tra i 14 e i 15 anni ricevono un compenso (45%) e di questi solo uno su quattro lavora all’esterno della cerchia familiare.
Per il segretario della Cgil, Susanna Camusso, “la prima straordinaria riforma di cui ha bisogno il nostro Paese è quella dell’istruzione. In questi anni abbiamo avuto tagli e i risultati sono davanti a tutti, ad esempio l’aumento della dispersione scolastica”.
“Parlerò con il viceministro Guerra e con i direttori competenti per spingere l’Istat a fare rilevazioni continue, un monitoraggio sistematico su tematiche come queste”. Lo ha assicurato il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, accogliendo la richiesta arrivata dal leader della Cgil, Susanna Camusso, di un monitoraggio sistematico e istituzionale sul fenomeno del lavoro minorile.“Mi farò parte attiva – ha detto il ministro – per discutere con l’Istat su come riuscire ad avere questo monitoraggio continuo”.Secondo il ministro dietro alle cifre del lavoro minorile “c’è una povertà assoluta, non solo finanziaria ma culturale”.