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Pareggio antifascista

Riccardo Barenghi
Luglio28/ 2022

Se vincesse il centrodestra? Anzi, la destra perché di questo si tratta visto che quei pezzetti di centro che fino a pochi giorni fa stavano ancora dentro Forza Italia, se ne sono andati in cerca di un luogo politicamente più civile, quantomeno non sovranista e sicuramente non contaminato dai postfascisti di Giorgia Meloni.

Dunque, se vincesse questa destra l’Italia non sarebbe più un Bel Paese, ammesso che lo sia mai stato, ma un luogo in cui non sarebbe semplice vivere, anzi sopravvivere per molti milioni di cittadini italiani, o di aspiranti tali come gli immigrati. E’ evidente che ci sarebbe una regressione sociale su molti piani, a cominciare da quello dei diritti civili, per passare alla questione fiscale – si rischia la cancellazione del principio fondamentale della progressività, ovvero chi guadagna di più deve pagare di più. Per finire con lo smantellamento dello stato sociale che garantisce a tutti la sanità e la scuola, e la probabile riforma (chiamiamola così) della nostra Costituzione, con la fine del sistema parlamentare e l’introduzione del presidenzialismo. Ovvero, un uomo solo al comando, con i pieni poteri come pretendeva Matteo Salvini nell’estate del 2019. Per non parlare di tutti coloro che accompagneranno i leader della destra nella loro nuova avventura al potere: possiamo scommettere che tra segretari particolari, portavoce, consulenti di vario ordine e grado non mancheranno i fascisti che già sostengono Fratelli d’Italia e la Lega sul territorio. Insomma, magari non rischiamo una dittatura, ma certamente le libertà che abbiamo conosciuto finora rischierebbero una forte compressione.

Se questo è il quadro che ci aspetta in caso di vittoria della destra, cosa dovrebbe fare l’altra metà del campo (largo, piccolo o medio che sia) per evitare che questo avvenga? Una volta rotta l’alleanza tra Pd e Cinquestelle, dopo la sfiducia di Giuseppe Conte nei confronti del governo diretto da Mario Draghi, Enrico Letta – che forse troppo precipitosamente e radicalmente ha voluto chiudere il dialogo con i grillini – è oggi costretto a dover gestire una situazione difficilissima, quasi una missione impossibile. Ovvero mettere insieme forze politiche che insieme non vogliono stare, da Carlo Calenda a Nicola Fratoianni, passando per il verde Angelo Bonelli, Matteo Renzi e il partito di Bersani e Speranza. Aggiungiamoci pure i fuoriusciti da Forza Italia, ed eccoci al Mucchio selvaggio (famoso film di Sam Peckinpah), nel quale nessuno andrà d’accordo con nessuno, visto che le idee sulla politica economica, su quella sociale, su quella energetica, sono diverse e spesso opposte. Come faranno tutti questi leader politici a trovare una sintesi per potere governare insieme qualora riuscissero a vincere le elezioni?

Non la troveranno mai, è la risposta, lapidaria ma realistica. Ma soprattutto non vinceranno le elezioni, a meno di un miracolo che però non accade di frequente, tantomeno in politica. Al massimo, possono pareggiare, cioè arrivare secondi ma almeno evitare che la destra riesca ad ottenere la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento. E da quello che dicono a mezzo bocca in questo inizio di campagna elettorale, dal clima che si sente in giro sembrerebbe proprio questo l’obiettivo del centrosinistra. Magari per poi arrivare a un nuovo governo di unità nazionale, presieduto da Draghi o da chi per lui.

Certo, giocare per il pareggio non il massimo, però visto che il rischio è quello di cui parlavamo all’inizio di questo articolo, sarebbe il male minore. Ma per ottenerlo dovranno alzare il tono della loro campagna elettorale, non basterà mettere in campo proposte ragionevoli, spiegare ai cittadini come intendono governare, quali leggi faranno e quali no, rifugiarsi dietro l’agenda Draghi che non si sa nemmeno cosa sia…

 Dovranno invece agitare il pericolo che si corre nel caso vincesse la destra. Magari anche riprendendo in mano la bandiera dell’antifascismo, che sarà forse logora ma che ha spesso funzionato. Come il 25 aprile del 1994, dopo che Berlusconi un mese prima aveva vinto le elezioni insieme al Movimento sociale di Gianfranco Fini e alla Lega di Umberto Bossi. Ecco, a quella manifestazione di Milano, sotto un diluvio universale, partecipò anche lo stesso Bossi. Fu fischiato ma non scappò via, e disse: “Sono qui perché sono antifascista”. Pochi mesi dopo la sua Lega fece cadere il governo.

Riccardo Barenghi

Riccardo Barenghi

Giornalista