Il 2024 ha fatto registrare rispetto all’anno precedente un incremento della spesa per le pensioni previdenziali di 16,4 miliardi di euro, arrivando complessivamente a 320,5 mld, con una crescita del 5,4% derivante quasi per intero dalla rivalutazione delle pensioni a fronte dell’impennata inflazionistica registratasi l’anno precedente. È quanto rileva la relazione sul rendiconto generale 2024 del consiglio di indirizzo e vigilanza (Civ) dell’Inps.
Rispetto al 2019 la variazione percentuale della spesa è pari al 22,06% (nel 2019 era di 262,6 mld), mentre rispetto al 2014 è del 29,86% (nel 2014 era di 246,8 mld). Il 2024 ha invece visto un aumento della spesa per il sostegno al reddito con un incremento di 0,5 mld passando da 18,4 a 18,9 mld, in particolare per la crescita dei trattamenti di disoccupazione e di integrazione salariale.
Le spese per l’inclusione sociale sono sostanzialmente invariate (-0,1 mld), ma con un ulteriore calo delle prestazioni finalizzate al contrasto della povertà (-1,9 mld sul 2023 e -3,3 mld sul 2022) e un aumento di 1,2 mld per le prestazioni di invalidità civile. Crescono ulteriormente le spese a sostegno della famiglia che passano da 23,8 a 26,1 mld.
Dal rendiconto emergono con particolare rilievo i crediti per contributi a carico dei datori di lavoro e degli iscritti che, a fine 2024, ammontano a complessivi 119,1 mld con una riduzione di 8 mld rispetto all’anno precedente, derivante dall’annullamento dei debiti contributivi a seguito delle operazioni di saldo e stralcio previste dai recenti interventi normativi. Gran parte di questi crediti sono a rischio di inesigibilità e a fronte di questa evenienza è stato alimentato il fondo svalutazione crediti contributivi che ammonta, nel 2024, a 94,4 mld, in calo di 8,2 mld rispetto al 2023.
A fronte di ciò, il rendiconto generale 2024 si chiude con un saldo della gestione finanziaria di competenza di 15 miliardi di euro, con un risultato economico di esercizio positivo per 1,02 mld e con un avanzo patrimoniale netto che passa da 29,78 a 35,31 mld. “Nel 2024 le entrate complessive sono state 573,12 mld, di cui 284,04 mld di entrate contributive in crescita del 5,5% rispetto al 2023 – riferisce Alessandro Tombolini, direttore centrale bilanci dell’Inps – e 180,74 mld di trasferimenti correnti dalla fiscalità generale (in crescita del 9,7%). Le uscite complessive ammontano a 558,12 mld, di cui 417 mld per prestazioni istituzionali. Queste ultime sono cresciute del 4,9%”.
Il costo degli interventi sostenuti dai trasferimenti dalla Gias (gestione degli interventi assistenziali e di sostegno alle gestioni previdenziali), quindi dalla fiscalità generale, è cresciuto di 16 mld, in particolare per gli incrementi delle uscite a favore dei percettori dell’assegno unico universale, dei trasferimenti per sgravi contributivi e delle coperture degli oneri pensionistici.
Tuttavia, il coordinatore delle commissione economica del Civ, Pierangelo Albini, conferma la necessità di una manutenzione “coraggiosa e ragionata” del sistema di welfare per garantire giustizia tra generazioni, coerenza tra fonti di finanziamento e prestazioni. Il quadro generale non è cambiato rispetto allo scorso anno. I nodi strutturali del welfare – invecchiamento della popolazione e calo delle nascite, in primo luogo; gli elementi chiave del bilancio dell’istituto, tra cui la frammentazione delle gestioni che lo compongono e il crescente ruolo della fiscalità generale – sono gli stessi evidenziati lo scorso anno. “Il crescente ruolo della fiscalità generale – sottolinea Albini – impone una riflessione dal lato della spesa, in termini di relazione tra prestazioni assistenziali e prestazioni previdenziali, in ragione delle finalità dell’azione dell’istituto. Ma il tema della fiscalità generale merita un’attenzione costante anche dal lato del suo finanziamento, in un contesto in cui si discute di riforma del sistema fiscale quale presupposto per il rilancio della competitività del sistema economico”.
In parallelo, aggiunge Albini, dal lato dei carichi contributivi è nell’interesse collettivo “garantire l’equilibrio e l’equità della loro distribuzione promuovendo una partecipazione equa e proporzionata da parte di cittadini, lavoratori e imprese alla sostenibilità del welfare. Considerando le sfide di lungo periodo poste al sistema previdenziale e al welfare dalle trasformazioni demografiche e del mercato del lavoro è fondamentale rafforzare le politiche attive del lavoro, anche attraverso un maggiore coordinamento tra attori istituzionali e strumenti esistenti, a partire dal Siisl. Altrettanto fondamentale è immaginare, in questo quadro, un ruolo strategico per i fondi interprofessionali per la formazione continua, che rappresentano una leva cruciale per l’occupabilità e l’aggiornamento delle competenze”.
Soddisfatto Roberto Ghiselli, presidente del consiglio di indirizzo e vigilanza (Civ), che pure da questi risultati trae spunti di analisi e di riflessione. “Si conferma una tenuta complessiva del sistema che comunque, in prospettiva, si dovrà misurare con le trasformazioni demografiche, tecnologiche e del mercato del lavoro – prosegue – e con le ricadute che queste trasformazioni determineranno sul sistema previdenziale. È quindi importante – aggiunge – che il Paese sappia individuare una coerente strategia per far fronte a queste sfide e garantire una prospettiva di sostenibilità del sistema da un punto di vista economico, ma soprattutto sociale, attraverso politiche che sostengano lo sviluppo di qualità del tessuto produttivo e dell’occupazione, in grado quindi di incidere positivamente sui principali fattori di stabilità del sistema previdenziale ad iniziare dalla crescita delle retribuzioni e dal conseguente gettito contributivo”.