E’, tutto sommato, una bella prova di ottimismo, la conferenza stampa di inizio anno organizzata stamattina dai leader di Cgil, Cisl e Uil. Innanzi tutto, per la fiducia con cui si rivolgono al Governo in carica, che considerano evidentemente così solido da poter prendere impegni, a differenza di quanti danno il Conte 2 per moribondo nel giro di qualche settimana, per esempio dopo le elezioni regionali, o comunque non appena esploderanno le contraddizioni, come si diceva un tempo, tra i partiti, e dentro i partiti, che ne costituiscono la maggioranza. Maurizio Landini, Anna Maria Furlan e Carmelo Barbagallo, invece, si rivolgono al Conte 2 come fosse un esecutivo reale, nel pieno delle sue funzioni e potere, come se Pd e 5 stelle non fossero avviluppati nelle proprie ambasce, interne o esterne, e, soprattutto, come se ragionassero in piena sintonia.
Per cui, ecco Maurizio Landini affermare che “e’ un anno che può apparire difficile ma che potrebbe anche portare ad un vero cambiamento del Paese”, immaginando, spiega, che questo esecutivo persegua effettivamente il cambiamento e che sia pronto a realizzarlo “con i lavoratori e le lavoratrici”. E ancora, ecco Furlan avvertire che il confronto del governo con i sindacati deve essere ‘’su idee, ipotesi e proposte serie’’, come se ce ne fossero; e Barbagallo dichiararsi soddisfatto perché ‘’il semplice annuncio della riunione delle nostre segreterie unitarie ha portato alla immediata convocazione dei tavoli da parte del governo’’.
Già, i tavoli. Il governo ha convocato i sindacati a Palazzo Chigi venerdi, per discutere del taglio al cuneo fiscale e il 27 –day after del voto regionale- sulle pensioni. Intanto, il ministro dell’Economia Gualtieri ha gia’ anticipato l’operazione che il governo intende fare sul cuneo sia quotidiani di ieri sia, stamattina, al seminario Pd nelle campagne reatine. “Leggiamo annunci con dovizia di dettagli sulla stampa, ma il sindacato non vuole trovarsi davanti a proposte a scatola chiusa”, avverte infatti Furlan, aggiungendo: con il governo “dobbiamo chiarire” che i tavoli “devono essere di contenuti, con il riconoscimento dei ruoli, non di cortesia, perché serve una discontinuità vera” per poter “far ripartire il paese che ha una crescita zero”. Non ‘’annunci’’ ma ‘’sostanza’’, perché abbiamo bisogno di ‘’discontinuità vera’’.
Discontinuità e’ parola che va di moda, di questi tempi. Sono in molti a non vederne traccia alcuna, tra il Conte 1 e il Conte 2, per esempio nell’intoccabilita’ di praticamente tutte le misure decise quando c’era la Lega, e conservate pari pari anche quando alla Lega si e’ sostituito il Pd: dalla legge sulla prescrizione al decreto sicurezza a Quota 100, al reddito di cittadinanza, eccetera. C’e’ da dire che i critici per la mancata discontinuita’ (a partire dalle Sardine) sono stati tout court tacciati di ‘’idiozia’’ proprio oggi da Dario Franceschini, nel corso del seminario Pd di cui sopra. E tuttavia, anche i sindacati la chiedono, la benedetta discontinuita’. O almeno, semplicemente, chiedono che il governo si svegli e faccia finalmente qualcosa. Furlan ricorda che siamo un paese ormai a crescita zero, e che non e’ possibile ‘’rassegnarsi’’ a questo destino: “il governo convochi finalmente il tavolo sulla crescita, sapendo che non può che passare per lo sblocco per le infrastrutture”, chiede Furlan.
Landini vuole invece una revisione completa della legge Fornero, affermando che non puo’ reggere un sistema ‘’puramente contributivo’’: con un mercato del lavoro discontinuo il prezzo da pagare sarebbero pensioni da fame. E dunque, e’ necessario introdurre la pensione di garanzia, “e ipotizzare che anche persone che hanno momenti di non lavoro debbano poter contare su un sistema solidale che li copra quei periodi come se avessero lavorato, come serve uno strumento per garantire una pensione minima per tutti quanti” oltre al “problema della rivalutazione delle pensioni in essere”. Giustissimo, peccato che intanto si vada avanti con quota 100, che, come dai dati Inps diffusi oggi, garantisce pensioni assai sostanziose agli attuali sessantaduenni, e peccato per chi verrà dopo.
Nell’elenco delle priorità indicate oggi dai sindacati c’e’, naturalmente, la lotta all’evasione fiscale, i cui proventi, secondo Cgil, Cisl e Uil, dovranno andare ad alleggerire il peso fiscale sui lavoratori e i pensionati. E va benissimo anche questo, peccato che al momento l’Agenzia delle Entrate (così come Monopoli e Dogane) sia praticamente senza guida, essendo scaduti i vertici il 9 dicembre scorso, ed essendo in procinto di pensionarsi a fine gennaio l’attuale reggente. Ma sul nuovo titolare il governo, e la sua maggioranza, devono ancora mettersi d’accordo, dunque per qualche mese il ponte di comando della lotta all’evasione sara’ sede vacante. Del resto, è senza presidente – da oltre 4 mesi- anche la commissione Lavoro del Senato, dopo la nomina a ministro di Nunzia Catalfo, perché Pd e 5 Stelle non si mettono d’accordo nemmeno su questo.
E ancora, nell’elenco delle richieste sindacali al governo ci sono i contratti pubblici, le assunzioni nella Pa- anche per arginare i buchi creati dalla solita Quota 100- e ci sono, naturalmente, le crisi industriali: dal caos Ilva, che per il 31 gennaio dovrebbe vedere il nuovo piano industriale realizzato a quattro mani tra governo e ArcelorMittal (troveranno il tempo di illustrarlo anche ai sindacati?), al rebus Alitalia. Ma ce ne sono tantissime altre, come è noto, circa 160, piu’ o meno abbandonate a se stesse, comprese alcune che sembravano felicemente risolte, come Alcoa o Embraco, o Whirlpool, che negli ultimi giorni sono tornate ad esplodere, a causa delle ‘’distrazioni’’ del Mise. “Ci avevano garantito un tavolo di monitoraggio costante sulle vertenze. Non ne abbiamo ancora visto l’ombra”, ricorda infatti Furlan. Ecco, appunto. Per questo si diceva, all’inizio, che in fondo è una bella iniezione di ottimismo, quella dei sindacati in questo inizio di anno. Loro che nel governo, nella sua durata, e soprattutto nella sua capacità di risolvere qualcosa, ancora ci credono. D’altra parte, e’ anche vero che alternative non se ne vedono, e probabilmente non ce ne sono.
Nunzia Penelope