Da una settimana il Governo ha presentato il protocollo su previdenza, lavoro e competitività, ma tra i sindacati restano opinioni diverse. Paolo Pirani, segretario confederale della Uil, c’è il rischio di una firma separata?
I sindacati hanno già annunciato che avrebbero sottoscritto unitariamente l’intesa, adesso mi aspetto che tutti rispettino questo impegno. E’ importante perché l’accordo ha una valenza notevole, certamente superiore a tutti i patti interconfederali dell’ultimo decennio.
Ma è possibile dissentire?
Certo. Anche noi avremmo preferito l’introduzione di un sistema di incentivi per superare lo scalone. Possiamo non condividere alcuni punti, ma il giudizio complessivo rimane largamente positivo.
La Cgil solleva forti obiezioni sul mercato del lavoro.
E’ un’impostazione ideologica che viene dal passato e prevede la cancellazione della legge 30 e dei contratti a termine. Ma il negoziato, in realtà, non ha mai posto questi temi sul tavolo e si è svolto nel pieno rispetto del programma dell’Unione. Capisco le difficoltà di superare questo problema, ma anche per la Cgil adesso è il momento di guardare avanti.
Si poteva fare meglio?
Sarebbe stato preferibile escludere il mercato del lavoro dal protocollo e aprire un confronto specifico. La Uil avrebbe voluto un avviso comune con gli imprenditori, ma la Cgil non è stata d’accordo. In ogni caso, se c’è la disponibilità generale ad avviare una discussione sulla revisione del modello contrattuale possiamo tornare presto su questi temi.
I tempi sono maturi?
Sì. Lo dimostrano gli incentivi per la negoziazione di secondo livello e gli ultimi rinnovi dei contratti nazionali, che cominciano a sottolineare diversità importanti come la sperimentazione della triennalità. Riscrivere le regole è interesse di tutti.
Tornando al protocollo, a settembre ci sarà la consultazione unitaria?
Se dovesse saltare sarebbe molto grave, perché è un passo essenziale per il futuro del sindacato confederale. Naturalmente, l’unica condizione vincolante per adottare la formula unitaria è la condivisione comune dell’accordo.
In caso contrario?
Per quanto ci riguarda, la Uil è pronta a mettere comunque le urne nei luoghi di lavoro.
Emanuele Di Nicola

























