A seguito del sequestro giudiziario da parte del tribunale di Catania dei cantieri per l’anello ferroviario di Palermo e per la metropolitana di Catania, venerdì scorso, al Mise, governo, azienda e sindacati nazionali e territoriali di categoria (Fillea Cgil, Filca Cisl, Feneal Uil), si sono incontrati per concordare un piano di salvataggio per il colosso catanese.
Fra le ipotesi avanzate dall’amministratore giudiziario di Tecnis, Saverio Ruperto, la richiesta di un concordato preventivo o la presentazione di un nuovo piano di ristrutturazione del debito, questa volta che sia sostenibile. La priorità per evitare il fallimento, e per portare a termine i lavori delle due maggiori opere siciliane, è trovare le risorse per pagare gli oltre 4 milioni di euro che avanzano i dipendenti. In virtù della necessità di mettere al riparo i crediti, la scelta dovrà essere effettuata prima della riscossione degli stati di avanzamento lavori (Sal), grazie ai quali potrebbero ripartire i cantieri, essere pagati i 4,2 milioni di salari e versata la cassa edile per i lavoratori.
Oltre a dichiarare che non si opporrà al pagamento diretto dei lavoratori attraverso le ditte appaltanti, il commissario Ruperto ha inoltre confermato che verrà presentata in Prefettura a Catania la richiesta di revoca dell’interdittiva antimafia e che, entro il termine del periodo di commissariamento (6 mesi più 6 mesi) si cercherà di creare le condizioni per la “vendita in blocco” della società, il più possibile non in stile “spezzatino aziendale”.
“L’Amministrazione giudiziaria è una grande opportunità perché scioglie la società da alcuni vincoli e ne permette la sopravvivenza – spiega il segretario della Fillea Cgil di Catania, Giovanni Pistorio -. Speriamo nel frattempo che venga approvata la nuova legge sulle aziende confiscate e sequestrate. Ciò permetterebbe l’utilizzo di ulteriori risorse ed opportunità. Ma è urgente che su quest’ultimo punto la politica si impegni al massimo. Oltre a strumenti quali la 182 bis ed il concordato, sempre al fine di ricercare ulteriori risorse, sarà importante valutare altre ipotesi, quali quella della richiesta di amministrazione straordinaria; è inoltre imperativo pagare le retribuzioni arretrate ai lavoratori”.
“Ci auguriamo – ha dichiarato Donato Bernardo Ciddio per la FenealUil – che tutte le componenti istituzionali ministeriali e le committenze pubbliche lavorino affinché gli intendimenti dichiarati nel corso dell’incontro possano andare a buon fine soprattutto per garantire il lavoro ai dipendenti del Gruppo Tecnis e per poter completare i 700milioni circa di lavori pubblici che, altrimenti, rischierebbero di aggiungersi al lungo elenco delle opere incompiute nel nostro Paese.”
La Feneal fa sapere, inoltre, che si è parlato di una “maggiore fluidità nei rapporti sindacali anche al fine di monitorare la copertura finanziaria relativa alla cassa integrazione in essere per le società Tecnis e quelle collegate sottoposte ad interdittiva, nonché per valutare la possibilità di utilizzare ulteriori strumenti di sostegno al reddito per le consortili prive di qualsiasi tutela.” “Al fine di agevolare la prosecuzione dell’attività aziendale – conclude Ciddio – Ruperto ha dichiarato la necessità di utilizzare una procedura, ancora allo studio, tesa alla ristrutturazione del debito.”
Nel frattempo, sono stati rescissi consensualmente tre lavori Anas (Nord-Sud, Castronovo, Salario Monterotondo) ed è in valutazione anche l’uscita dal lavoro della Rfi Spoleto scarl o la cessione delle azioni alla società con la quale la Tecnis si trova in ATI (Alstom), così come un possibile recesso che porti alla assegnazione all’azienda seconda classificata (Salcef).
Al termine dell’incontro le parti si sono date appuntamento a metà del mese di marzo.