“Da subito abbiamo condiviso la battaglia del Ministro Di Maio contro la precarietà e per il lavoro stabile ma contemporaneamente abbiamo messo in guardia su alcuni contenuti del decreto dignità che ci sembravano assolutamente sbagliati: è legittimo dover motivare il ricorso ai contratti a termine, ma ingabbiarli in causali rigide stabilite dalla legge non fa che aumentare il turn over dei lavoratori o, peggio, ridurre l’occupazione, come infatti sta avvenendo, secondo i recenti dati dell’Istat e dei principali osservatori pubblici e privati”. Lo dichiara il Segretario generale aggiunto della Cisl, Luigi Sbarra.
“Ancor più sbagliata tale scelta se avviene in un momento in cui la nostra economia sta entrando in un nuovo ciclo negativo. La Cisl chiede un ripensamento su questo punto, con un emendamento in legge di bilancio di modifica alla normativa vigente che affidi alla contrattazione collettiva nazionale e aziendale la facoltà di specificare le causali per le assunzioni con contratto a termine e in somministrazione, in modo da garantire la necessaria elasticità utile per adattare la legge alle singole situazioni, senza rinunciare ad un controllo. È secondo noi la contrattazione collettiva lo strumento più adeguato a governare esigenze e motivazioni di flessibilità richiesti dalle aziende nell’utilizzo delle tipologie contrattuali a tempo determinato. Va anche eliminato l’aggravio contributivo dello 0,5% sui rinnovi per le assunzioni stagionali e per le agenzie di somministrazione, che rappresenta in questi casi una vera e propria incoerenza. Infine, perché cresca un’occupazione di qualità il Paese ha bisogno soprattutto di crescita economica”.
“Proprio stamattina è stato presentato il Rapporto Cnel che, con una attenta analisi- sottolinea Sbarra- ha evidenziato come dopo 10 anni di crisi siano stati recuperati i livelli occupazionali ma non la qualità: il nuovo lavoro è più debole e più povero”. “Il Rapporto – conclude il sindacalista- sostiene giustamente che non è sufficiente il ricorso a incentivi e a leggi regolative, servono invece maggiori investimenti pubblici e privati soprattutto in settori innovativi”.
TN