L’inatteso calo dell’inflazione verificatosi a settembre nei 19 Paesi della zona euro mette sotto pressione la Banca Centrale Europea per un possibile rafforzamento dello stimolo monetario già intrapreso con il suo Quantitative Easing. L’indice flash dei prezzi al consumo elaborato da Eurostat è sceso questo mese dello 0,1% tornando a mettere il segno meno per la prima volta dal marzo scorso. Un risultato inferiore a quello stimato dal campione di 38 economisti sondati da Bloomberg che avevano pronosticato un valore invariato.
Anche se a trainare al ribasso l’indice sono stati soprattutto i prezzi dei beni energetici, scesi dell’8,9% mentre l’inflazione core, depurata da energia, alimenti, alcool e tabacco, è rimasta stabile a +0,9%, crescono le aspettative per un nuovo intervento della Bce. Il presidente dell’istituto di Francoforte, Mario Draghi ha già segnalato nei giorni scorsi che potrebbe espandere il quantitative easing, le iniezioni di liquidità effettuate attraverso l’acquisto di titoli, che attualmente ha una dimensione complessiva programmata di almeno 1.100 miliardi di euro. L’obiettivo, in linea con la missione statutaria della Banca, è quello di riportare l’inflazione di Eurolandia a valori vicini ma sotto il 2%.