È stata raggiunta oggi l’intesa tra Metinvest Adria e Jsw Steel Italy per la suddivisione delle aree a Piombino dove saranno localizzati gli impianti siderurgici. Lo riferisce il ministero di Imprese e Made in Italy, aggiungendo che l`accordo siglato dalle due aziende, su impulso dello stesso ministero, sarà formalmente ratificato dai board entro il mese di novembre.
Si prevede, quindi, che Metinvest Adria e Jsw Steel Italy coesisteranno nell`area industriale di Piombino, dove il gruppo ucraino realizzerà un sito di produzione dell`acciaio tecnologicamente all`avanguardia e a basso impatto ambientale e l’azienda del gruppo Jindal un piano di revamping del treno di laminazione.
L’intesa di oggi, si legge nel comunicato ministeriale, pone le basi per sviluppare gli accordi di programma che consentiranno di realizzare gli investimenti. Una svolta storica per Piombino dopo oltre 10 anni di cassa integrazione. “Impegno mantenuto”, ha commentato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.
Soddisfazione anche sul fronte sindacale. Così il segretario nazionale della Fim-Cisl, Valerio D’Alò: “Questa intesa rappresenta dopo mesi di trattativa un primo passo, fondamentale per il rilancio di Piombino attraverso lo sviluppo parallelo di due piani industriali. Questi due importanti investimenti, se portati a compimento, metteranno l`area siderurgica di Piombino finalmente nelle condizioni di rilanciare non solo il sito, ma l`intero polo siderurgico toscano. Ora è il momento di recuperare parte del tempo prezioso perso per la definizione dell`accordo tra privati per questo chiediamo di essere convocati subito presso il ministero del made in Italy perché il tempo per la realizzazione e la messa in sicurezza dei lavoratori sono due aspetti da definire il prima possibile”.
“Sono infatti oltre 10 anni che questa vertenza si trascina senza vedere una soluzione, oggi ci sono le condizioni perché si arrivi ad una soluzione positiva e poter così finalmente ridare una prospettiva alle centinaia di lavoratori di Piombino”, conclude D’Alò.