La recente emergenza ha reso evidente che la connettività e il digitale hanno cambiato e cambieranno sempre di più il lavoro e il sistema delle relazioni industriali e che la scelta di non sostenere attivamente la trasformazione in atto potrebbe rivelarsi controproducente nel lungo periodo sia per le persone, sia per l’intero sistema. Il Lavoro Agile costituisce una modalità di lavoro che si basa sul presupposto della fiducia nelle relazioni tra colleghi, responsabili e collaboratori, sulla collaborazione e sulla focalizzazione nel raggiungimento dei risultati. Serve oggi, l’impegno da parte di tutti gli stakeholder per creare una nuova geografia del lavoro che adotti una legislazione leggera, ma certa e che dia spazio alla contrattazione collettiva di anticipo.
Consapevole di questa trasformazione epocale, la Filiera delle TLC ha prontamente risposto alle esigenze dei propri occupati e delle imprese concordando di avviare un percorso per individuare una cornice di regolamentazione nella prospettiva di supportarne la valorizzazione e il suo consolidamento nell’ambito dei nuovi modelli organizzativi.
È di primaria importanza in questo contesto anche il ruolo svolto dalle Istituzioni, che dovranno tener conto della necessità per le imprese e per i lavoratori della Filiera di poter pianificare le condizioni di prosecuzione delle attività produttive in un quadro certo che consenta di bilanciare le esigenze lavorative, organizzative e di tutela della salute.
Resta infatti, una forte preoccupazione rispetto alla possibile scadenza al prossimo 31 luglio della procedura semplificata per il ricorso al lavoro agile, laddove non venisse prorogata.
Tenuto conto del tempo residuo rimasto le aziende e i lavoratori dovrebbero gestire con poco margine una serie di attività che si rivelerebbero particolarmente complesse.
Pertanto, per non perdere quanto di positivo è emerso nel corso della pandemia e porre le basi per un nuovo modo di intendere il lavoro agile e pianificare una nuova “normalità del lavoro”, è necessaria un’azione rapida da parte del Governo per dare risposte ad aziende e lavoratori che consenta di coniugare le esigenze lavorative, organizzative e di tutela della salute.
La promozione delle persone e delle loro competenze è oggi essenziale e va coniugata con il rafforzamento di modelli operativi che facciano propri una progettualità di lungo e medio periodo per dare forma a una realtà ibrida che alterni momenti di presenza a momenti di virtualità; attraverso la normalizzazione di quanto vissuto durante l’emergenza sarà possibile promuovere un’integrazione ottimale dei tempi lavorativi e familiari.
È un’opportunità che non possiamo perdere: il rilancio del Paese passa oggi attraverso la riscoperta di una visione sistemica che faccia proprie nuove politiche del lavoro e si ispiri a scelte coraggiose. In pochi mesi lo smart working è diventato realtà: pur trattandosi di una modalità di organizzazione del lavoro già consolidata e diffusa in molte imprese della Filiera TLC, in poco tempo si è messa in moto una remotizzazione dei lavoratori che ha richiesto non solo la dotazione di supporti tecnologici, ma ha determinato un cambio di mentalità sia dei manager, sia degli stessi lavoratori.
Secondo i dati comunicati dall’ISTAT all’inizio del mese di luglio, nel 2019 erano 1.337.000 gli occupati che avevano dichiarato di aver usato la propria casa come luogo di lavoro, ma solo 187 mila erano i lavoratori che lo facevano in modo prevalente. L’emergenza sanitaria ha determinato una rivoluzione tale che si è passati a maggio 2020 a 4 milioni e mezzo di lavoratori a fronte di 7 milioni che svolgono professioni in grado di consentirlo.
In particolare, per quanto riguarda la Filiera delle Telecomunicazioni, il lavoro agile ha coinvolto oltre 80.000 persone – ricomprendendo attività come quelle di Customer care – e ciò ha permesso di garantire la prosecuzione dei servizi essenziali senza interruzione alcuna. Si tratta di un’esperienza significativa che ha dato il via a un nuovo sistema di relazioni industriali in linea ai percorsi di innovazione tecnologica e all’esigenza di trasformazione del lavoro, ma che nonostante i progressi realizzati, richiede un percorso di perfezionamento.
Laura Di Raimondo