Leggeri come il volo di una rondine, flessibili come le ali che planano nell’aria, rigorosi nell’avvicendarsi delle stagioni per poter migrare verso luoghi migliori. L’idillio degli uccelli è la metafora della vita dei riders: leggeri nello spazio per scansare gli ostacoli, flessibili per acchiappare ogni consegna disponibile alla massima velocità in qualunque punto ci si trovi, rigorosi perché al primo intoppo il punteggio cala e se cala in punteggio cala l’affidabilità e se cala l’affidabilità il compenso si sgonfia. Ma infondo è bello, sei padrone di te stesso, basta metterci un po’ di serietà: uno scippo sul contratto (quando va bene) e puoi gestire come meglio credi una carriera di successo; in più lavori all’aria aperta, incontri tanta gente e praticamente ti pagano per allenare le gambe! E infatti non ci accorgiamo di quanto sono felici tutti quei riders delle pubblicità? Quanto si sentono gratificati nel consegnare pizze e pannolini a qualsiasi ora del giorno e di soddisfare ogni minimo capriccio ci salti per la testa? Un piccolo incidente, il furto della bici, un malore per il caldo, il pestaggio per opera di balordi, pedalare nelle strade inondate durante l’alluvione fanno parte dei rischi del mestiere. Quale lavoratore non he na? E poi il tuo mestiere è frutto di una scelta, sei pure pagato e allora stai un po’ attento. Mentre addentiamo un goloso cheesburger o litighiamo con le bacchette per acchiappare un maki al salmone il rider è forse ancora sulla porta a trattenere il fiato in attesa della valutazione sulla consegna, perché – dannazione – questa settimana un punticino in più nel ranking per arrivare al bonus di produttività farebbe proprio comodo. E se non arriva pazienza, sarà per la prossima consegna, o la prossima ancora e ancora e ancora. Massimizzare. Pedalare. Consegnare. A qualunque costo.
Con il suo romanzo Sono fame (Pidgin, 247 pagine, 15,00€) Natalia Guerrieri racconta tutta l’alienazione e la vulnerabilità di questi lavoratori (che lei chiama, appunto, rondini) della Gig Economy e la fame è tanto quella dei clienti a stomaco vuoto quanto quella di queste schegge impazzite nella città, prosciugati di ogni energia fisica ed emotiva. Con una scrittura tagliente che tratteggia immagini al limite del grottesco, Guerrieri racconta di Chiara, giovane neolaureata in filosofia che approda in una generica capitale per soddisfare la sua fame di realizzazione professionale. Delusa dall’esito di uno stage fine a sé stesso e invischiata nell’infinito circolo di curricula inviati e rimasti senza risposta, l’ultima spiaggia per non essere fagocitati dallo spersonalizzato mostro metropolitano è quello di entrare nella grande famiglia di consegne a domicilio Envoyè, dove le uniche volontà richieste sono velocità e buona lena. Ma anche lì non ci si dà mai abbastanza, anche lì come nella casa editrice che le aveva promesso un buon posto al termine della formazione bisogna fare e dare sempre di più; e se è così che va, così si fa. Chiara consuma il suo corpo sui pedali, si riflette in una città purulenta di un’umanità offesa e offensiva in cui finisce per rispecchiarvisi. Sulle spalle porta non solo il carico di pizze e panini, ma anche di una famiglia ricacciata a chilometri di distanza, dal mondo accademico che continua a respingerla, dall’opportunismo degli uomini; e tutto questo la penetra fin dentro l’anima, inaridendo ancora di più il suo deserto emotivo che le impedisce finanche di avere paura. L’occhio vigile di Envoyè traccia non solo i suoi movimenti, ma anche le sue emozioni, il privato, come una doppia coscienza del qui e ora, non del qui e poi. L’alienazione della protagonista è marxista e generazionale insieme, quella di un esercito di poveri illusi (in senso letterario) che hanno creduto alla chimera di un destino rispondente alle loro aspettative di soddisfacimento e felicità e che ora si ritrovano a nuotare nel mare agitato del precariato. Precario il lavoro, precaria la vita.
Sono fame è un romanzo sorprendente che rivela il talento di una giovane autrice dalla visione brutale e mai retorica. Da parte di Guerrieri non c’è alcuna compassione nel descrivere la vita della sua protagonista, e anzi la scarnifica fino all’osso. La città spersonalizzata e senza nome, i volti degli inquilini delle case-caverne, il chiaroscuro dei personaggi che animano la labirintica e decadente topografia urbana – con i suoi odori nauseabondi, la violenza serpeggiante, la voracità senza fine, la prossemica invadente, il caldo soffocante indurrebbero a classificare il volume nel genere distopico, ma ci si accorge presto non c’è nulla di più reale di quanto affrescato in queste pagine. Alla fine della lettura, agile e scattante come Chiara sulla sua bicicletta, si resta svuotati di una parte di sé e una voce rimbomba come nel cavedio su cui affaccia la stanza-sgabuzzino della protagonista ricordandoci quanto male ha fatto questo corso del capitalismo e quanto male potrà ancora fare.
Elettra Raffaela Melucci
Titolo: Sono Fame
Autore: Natalia Guerrieri
Editore: Pidgin – Collana Ruggine
Anno di pubblicazione: 2022
Pagine: 247 pp.
ISBN: 978-88-85540-224
Prezzo: 15,00€