E alla fine il ceo di Stellantis, Carlos Tavares, ha parlato (piccato) in audizione alla Camera dei deputati nel momento più caldo per l’automotive italiana (e non solo) che si prepara allo sciopero del prossimo venerdì 18 ottobre. Non le manda a dire e pur togliendosi qualche sassolino dalla scarpa ha dovuto fare i conti con alcune amare verità del settore.
Tra i temi, ovviamente, l’elettrico. “Invece di litigare sui regolamenti sarebbe meglio mettersi al lavoro. Abbiamo la tecnologia e gli impianti che consentono di elettrificare: Stellantis è pronta” esordisce l’ad del gruppo rimarcando la posizione “unica” di Stellantis a differenza della concorrenza che non sarà pronta per il traguardo del 2035. “Dobbiamo affrontare una serie di sfide, ma senza scala non c’è futuro per qualsiasi compagnia automobilistica”. Con la fusione tra Fca e Psa, ha aggiunto Tavares, “abbiamo raggiunto la dimensione per affrontare le sfide ed essere tra i vincitori del difficile periodo che l’industria sta attraversando. Siamo qui per servire la società per offrire ai cittadini una mobilità pulita, sicura e accessibile”, per permettere “di muoversi liberamente in buone condizioni”.
A questo fine, però, occorre mettere l’industria nelle condizioni ottimali per vincere la sfida, a partire dalla garanzia di stabilità dei regolamenti, “perché nel nostro settore il tempo di attraversamento è molto lungo. Dobbiamo pianificare in anticipo, per eseguire e mettere in pratica i piani”, ha affermati Tavares lanciando poi un messaggio che sa più di frecciatina: “Mi sembra di vedere una certa rabbia, un certo livore. È lo stesso atteggiamento dei dipendenti Stellantis, la situazione è molto difficile”. E questo, precisa, a causa del “quadro regolatorio che ci è stato imposto, ma le regole non sono state imposte da Stellantis a Stellantis: Stellantis e l’industria dell’automotive si sono trovate queste regole, la situazione è stata scatenata da regolamenti votati in Europa. Abbiamo un problema e dobbiamo risolverlo”.
Ma al di là degli ottimismi sulla solidità del Gruppo, Tavares è comunque angustiato dalla concorrenza: “I veicoli cinesi costano il 30% in meno dei nostri e questo non fa che aumentare la pressione sull’industria automobilistica” che sta affrontando la transizione elettrica con costi in rialzo “del 40% che cerchiamo di assorbire”.
“Era prevedibile e l’avevamo previsto”, ha aggiunto. “La situazione è veramente difficile, non mi stupisco del fatto che il nostro settore sia sotto pressione”. L’auto elettrica porta “un aumento dei costi del 40%, ma il sistema non è in grado di assorbire prezzi più elevati”, sottolinea il ceo di Stellantis. “Io ho un aumento del 40% dei costi. Per forza. Con questo 40% di aumento dei costi, creo all’interno della filiera una tensione insopportabile”, ha aggiunto il top manager che si è rivolto alla platea di deputati: “Voi leader politici – ha detto – dovete spiegarmi come gestire gli attriti che mi portano a dover aumentare i costi del 40%. La mia è solo una parte, ma ho la responsabilità nei confronti dei lavoratori anche sociale. Non è un problema a breve, ma a lungo termine”.
Per invertire la rotta, ha suggerito Tavares, serve “stimolare la domanda, aiutando la classe media con incentivi e sussidi. Bisogna sostenere la domanda con notevoli iniezioni di incentivi, altrimenti non ce la facciamo”. Un aiuto forse fiscale oppure si interviene per aiutare “ad assorbire il 40% dell’aumento dei costi sulla produttività”. Il top manager di Stellantis tra i problemi ha posto l’accento sul prezzo dell’energia, con l’Italia che ha costi più alti della Spagna.
“Non parlerò mai di un milione di veicoli, ma di un milione di clienti: se avessimo un milione di clienti il sistema manifatturiero in Italia potrebbe produrre tutti quei veicoli. Per questo – ha aggiunto – meglio supportare la domanda: noi non chiediamo soldi per noi, ma di dare un aiuto per i vostri cittadini” con sostegni che possano rendere “i veicoli accessibili” e “ridurre i costi” delle auto elettriche.
E, infine, un’altra piccola vendetta personale sulle malelingue che lo hanno accusato: “Smettiamola di pensare che ci sia una influenza esterna che voglia mettere l’Italia all’angolo. La nostra governance è forte e bilanciata. Se volete fare le vittime di una influenza politica di qualche paese, io non sarei qui a parlare con voi…Noi abbiamo la fortuna di avere una ottima governance. Stellantis ha un board eccellente, nel quale non c’è nessun rappresentante dello stato francese”.
Anche perché “non abbiamo alcuna intenzione di abbandonare l’Italia, né che qualcuno sfidi la leadership di Stellantis in Italia. Noi ci siamo, abbiamo la capacità necessaria per sostenere 1 milione di clienti”, ha aggiunto. “Non voglio vendere gli impianti industriali perché ne ho bisogno: non abbiamo alcuna intenzione di indebolire la nostra posizione in Italia, anzi lotteremo come dannati per mantenerla”.
“Se manteniamo le fabbriche in Italia è perché vogliamo mantenere la fornitura e arrivare a un milione di veicoli. Siamo ambiziosi e condividiamo l`ambizione del Governo di Roma”, ha aggiunto Tavares che in chiusura ha ribadito: “Stellantis non ha alcuna intenzione di affrancarsi dall’Italia, è la ragione per la quale manteniamo i nostri impianti industriali che sono la risposta giusta alle sfide del futuro. C’è tanta conoscenza tecnica ed è per questo li manteniamo e non li vendiamo ai cinesi”.
“In prospettiva, produrremmo tutti i veicoli in Italia?”, conclude il ceo rispondendo a una domanda spinosa per la quale, però, ha una risposta netta: “No, siamo azienda globale e dobbiamo considerare la competitività a livello globale”. Stellantis, ha chiosato, “è una società di Serie A, abbiamo le dimensioni per investire per mantenere un alto livello di competitività. La nostra strategia è flessibile, tra propulsione tradizionale, ibrida ed elettrica: questo è una tutela per il futuro”.
e.m.