Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha deposto una corona di alloro in via Caetani sotto la targa che ricorda Aldo Moro, il presidente della Democrazia cristiana rapito e ucciso dalle Brigate rosse e il cui corpo fu trovato proprio in questa strada il 9 maggio del 1978. Subito dopo la deposizione della corona un trombettiere ha intonato il “silenzio”. Nel corso della cerimonia al Palazzo del Quirinale erano presenti i familiari e i rappresentanti delle Associazioni delle vittime del terrorismo, il Presidente del Senato della Repubblica, Ignazio La Russa, il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, il Vice Presidente della Camera dei Deputati, Giorgio Mulè, in rappresentanza della Corte Costituzionale, il Segretario Generale, esponenti del Governo, del Parlamento e autorità civili e militari.
“Si è molto parlato negli ultimi decenni dei terrorismi e dei terroristi ma meno delle vittime e della reazione del popolo italiano”, ha sottolineato il presidente Mattarella nel suo discorso al Quirinale. “Meno dei servitori dello Stato, che hanno posto a rischio la propria vita per combattere violenza ed eversione. Meno di chi, nelle fabbriche, nelle università, nei vari luoghi di lavoro, ha opposto un no, fermo e deciso, a chi voleva ribaltare le regole democratiche. Ancor meno si è parlato del dolore, indicibile e irrecuperabile, delle famiglie a cui la lotta armata o i vili attentati hanno strappato un coniuge, un figlio, un genitore, un fratello o una sorella”.
Mattarella sottolinea che “è stata, come Moro auspicava, la reazione morale del popolo italiano a fare la differenza, nella lotta ai terrorismi e all’eversione, facendo prevalere la Repubblica e la sua legalità”, ricorda ancora il Presidente. “Un popolo che, nella sua stragrande maggioranza, ha respinto le nefaste velleità di chi avrebbe voluto trascinare l’Italia fuori dal novero delle nazioni libere e democratiche. Un popolo che, memore dei disastri della guerra, ha rifiutato con decisione l’uso della violenza come arma per la lotta politica. E che si è stretto attorno alle istituzioni, avvertite come presidio di libertà, diritti e democrazia. Lottando ovunque, nel posto di lavoro, all’interno della società. Scendendo persino in piazza per manifestarne la difesa”.
“L’odio e la violenza costituiscono il percorso dei regimi autoritari. Rappresentano il fallimento dell’umanità, chiamata alla libertà e al rispetto reciproco”. Ma la guerra al terrorismo “è stata vinta – è bene sottolinearlo, qui e ovunque – combattendo sempre sul terreno della legalità costituzionale, senza mai cedere alle sirene di chi proponeva soluzioni drastiche, da regime autoritario. Affidandosi al diritto e all’amministrazione della giustizia per proteggere la nostra comunità”.
Il capo dello Stato ha ricordato che “la Repubblica ha saputo produrre i suoi anticorpi, ben sapendo che un clima di scontro violento, parole d’odio, l’avversario trasformato in nemico da abbattere, costituiscono modalità patologiche della contesa politica che, oggi come allora, vanno condannate e respinte con decisione. La democrazia della nostra Repubblica si nutre di tolleranza, di pazienza, di confronto, di rispetto”, ribadisce Mattarella, aggiungendo: “Mai più violenza politica, mai più stragi. Sono tante, troppe le vittime del terrorismo e dell’eversione”, che “parlano a tutti noi, parlano ai nostri giovani, sollecitandoli a fare delle istituzioni il luogo autentico del confronto politico, a non lasciarsi accecare dall’odio né tentare dalla violenza per imporre le proprie convinzioni”.
“È una strada che a taluno appare lunga e faticosa ma è l’unica di progresso della convivenza. L’unica capace di ottenere e mantenere nel tempo pace, serenità, benessere, diritti a tutti i cittadini”, ha aggiunto il capo dello Stato.
E infine un monito: “Le stragi del terrorismo talvolta sono state compiute con la complicità di uomini da cui lo Stato e i cittadini avrebbero dovuto ricevere difesa; con la violenza politica, tra giovani di opposte fazioni che respiravano l’aria avvelenata di scontro ideologico”. Le cifre di quei tragici eventi “sono impressionanti: quasi 400 vittime per il terrorismo interno, ai quali vanno aggiunti i caduti per il più recente fenomeno del terrorismo internazionale”, ha ricordato il capo dello Stato aggiungendo che “ciascuno di loro fa parte, a pieno titolo, della storia repubblicana”.
e.m.


























