Gli effetti degli attacchi terroristici dell’11 settembre sull’economia Usa dovrebbero essere ”moderati” e di breve durata, ma resta tuttavia il pericolo di un peggioramento della situazione dovuto soprattutto agli effetti indiretti come il calo del dollaro e il crollo dei mercati azionari. È la prima analisi del Fondo monetario internazionale dopo l’11 settembre, contenuta nell’Outlook presentato oggi a Washington. Il Fondo prevede che la crescita Usa si attesterà a fine anno all’1,3% per risalire al 2,2% nel 2002 contro le stime dell’1,5-2,5% delle previsioni di maggio. “Chiaramente i recenti eventi avranno un impatto sull’attività nel breve periodo e si aggiungeranno ai già significativi rischi di recessione sia in Usa che altrove”. In Usa in particolare l’impatto diretto dovrebbe essere tuttavia “moderato”. Tuttavia “gli effetti indiretti potrebbero essere sostanziali, inclusa la possibilità di un maggiore deterioramento della fiducia nei consumi, nelle aziende e nei mercati”.
L’incertezza sulla ripresa degli Usa, a fronte dei recenti eventi, dipende secondo il Fmi dall’aumento della produttività associato con la rivoluzione dell’Information Technology. Ovvero l’effetto negativo derivante dagli eccessivi investimenti operati dalla fine degli anni Novanta nella New Economy. “Se la crescita della produttività Usa fosse deludente – si legge – e gli eccessivi investimenti durante il boom recente si presentassero maggiori di quanto previsto, i mercati azionari in Usa potrebbero rallentare ulteriormente accomapagnati da un crollo degli investimenti fissi e dei consumi privati. Questo potrebbe sfociare in una recessione mondiale ancora più protratta e più profonda simile a quella degli anni Ottanta e dell’inizio degli anni Novanta”.
Il Fondo traccia quindi due scenari. Uno in cui la produttività viaggi più veloce del previsto: in questo caso nel 2002 il Pil Usa potrebbe registrare un aumento del 3%, superiore di 0,8 punti rispetto alla stima del 2,2%. Il secondo scenario, più pessimistico, prevede un azzeramento della crescita nel 2002 con una flessione del Pil del 2,2% rispetto alla previsione appunto di +2,2% dell’Outlook.
In quest’ottica il Fondo considera “appropriata” la politica espansiva messa in atto dalla Fed e sollecita ulteriori riduzione dei tassi per sostenere l’economia. “Con l’inflazione sotto controllo – si legge nel rapporto – c’è spazio per ulteriori allentamenti monetari per sostenere l’economia se la fase di debolezza persiste”. Per quanto riguarda l’amministrazione Bush, il Fondo prende atto delle misure straordinarie (il pacchetto da 40 miliardi di dollari) varate dal governo per sostenere i danni degli attacchi terroristici, ma consiglia anche prudenza per il futuro: “Al momento – si legge – la necessità e la potenziale efficacia di altre azioni di bilancio non è chiara. Tagli fiscali pluriennali e aumenti di spesa dovranno aumentare la flessibilità nel medio periodo per assicurare sufficienti risorse per finanziare queste misure e rispettare le emergenze fiscali associate con l’invecchiamento della popolazione”.
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