Il gruppo petrolifero francese TotalFinaElf ha respinto le accuse di aver fatto ricorso al lavoro forzato per costruire un gasdotto nel Myanmar (ex Birmania) negli anni ’90 e ha fatto sapere che intende continuare a lavorare in questo paese.
Oggetto di un’indagine giudiziaria avviata la settimana scorsa dalla magistratura francese per “sequestro”, il gruppo era stato messo sotto accusa da due birmani che hanno lavorato nel cantiere del gasdotto Yadana, costruito da partire dal 1994 da un consorzio che comprende, oltre alla TotalFinaElf, anche il gruppo americano Unocal. I due affermano di essere stati costretti con la forza a lavorare per il colosso petrolifero.
Anche un rapporto reso noto oggi a Ginevra dalla Confederazione internazionale dei sindacati liberi accusa la Total di fare ricorso al lavoro forzato nel Myanmar.
Il gruppo ha respinto in blocco le accuse, definendole “menzogne” e precisando di lavorare “nel rispetto delle abituali esigenze in relazione alle persone impegnate nei suoi progetti”.
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