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Home - Approfondimenti - La nota - UAW, come cambia il salario alla FCA

UAW, come cambia il salario alla FCA

13 Ottobre 2015
in La nota
UAW, come cambia il salario alla FCA

Il doppio regime salariale attualmente vigente negli stabilimenti statunitensi di Fca potrà essere superato, anche se nell’arco di otto anni. E’ questa la principale novità contenuta nel nuovo preliminare d’accordo, definito tra l’azienda e il sindacato Uaw, dopo la bocciatura, da parte dei lavoratori, di una precedente intesa.

Lo si è appreso al termine della riunione del coordinamento Chrysler della United Auto Workers che ha approvato il preliminare d’accordo raggiunto nella tarda serata di mercoledì 7 ottobre tra i negoziatori del sindacato e quelli dell’azienda. Dopo il via libera dato dai rappresentanti locali dei lavoratori attivi nei diversi stabilimenti statunitensi della Fiat Chrysler, riunitisi venerdì 9 ottobre a Warren, una cittadina sita nei pressi di Detroit, il sindacato dell’auto ha infatti reso noti in dettaglio i contenuti della nuova ipotesi di intesa. Tale ipotesi dovrà adesso essere sottoposta a un referendum tra i circa 40mila dipendenti dell’azienda automobilistica.

Secondo fonti diverse ma convergenti, uno dei motivi della bocciatura della prima intesa, quella che era stata raggiunta il 15 settembre fra il Ceo dell’azienda, Sergio Marchionne, e il leader del sindacato, Dennis Williams, consisterebbe negli errori di comunicazione commessi dal sindacato nell’informare i propri iscritti dei suoi contenuti. Adesso la Uaw è corsa ai ripari e ha apprestato un testo di 19 pagine, comprensivo di apposite tabelle, che illustra la nuova intesa. Testo destinato ad essere diffuso fra militanti e lavoratori prima del nuovo voto, atteso per i prossimi giorni.

E veniamo dunque ai contenuti di questo secondo preliminare d’accordo. L’intesa, va detto in premessa, è relativa ai prossimi quattro anni ma, per un aspetto non secondario, si spinge ad abbracciare i prossimi otto anni.

E’ questo il caso del salario orario dei lavoratori assunti dopo il 2007, che costituiscono circa il 45% della forza lavoro aziendale e che, da adesso in poi, non saranno più definiti come dipendenti di secondo livello (second-tier), ma come lavoratori “in progressione” (in-progression). In base al primo accordo, la loro paga oraria sarebbe passata da 16 a 17 dollari lordi al momento dell’assunzione, e da 19 a 25 dollari lordi come tetto massimo. In base al nuovo accordo, fermo restando l’aumento di 1 dollaro l’ora per la paga dei lavoratori appena assunti, il tetto salariale raggiungerà, in un arco di otto anni, i 29-30 dollari lordi l’ora, cioè lo stesso raggiunto, con l’accordo, dai dipendenti con un’anzianità aziendale antecedente al 2007.

Per quanto riguarda la paga oraria di questi ultimi, nulla cambia col nuovo accordo. Come già ipotizzato dall’intesa del 15 settembre, la loro retribuzione crescerà del 3% sia nel primo che nel terzo anno. A ciò si aggiungerà un bonus forfettario del 4% sia nel secondo che nel quarto anno.

Sempre in materia di retribuzioni, l’intesa prevede l’erogazione di un bonus iniziale che per i lavoratori “in progressione” sarà pari a 3.000 dollari lordi, come previsto dal primo accordo. Lo stesso bonus viene invece elevato dal nuovo accordo, per i soli vecchi assunti, da 3.000 a 4.000 dollari, sempre lordi.

Infine, la nuova intesa contempla un premio pari a 800 dollari lordi annui a fronte di ogni aumento dell’1% nei margini di profitto realizzati nell’area del Nord America. Tale premio sarà uguale per le due fasce di lavoratori, mentre la prima intesa prevedeva una crescita maggiore dello stesso premio, al di sopra di determinate soglie, solo per i lavoratori del vecchio secondo livello.

Ciò chiarito, ci si può chiedere perché Fca abbia accettato di concedere ai primi di ottobre, in seguito a uno sciopero solo minacciato e non ancora effettuato, quel che non aveva accettato appena tre settimane prima: la parificazione tendenziale nei salari dei lavoratori con maggiore o minore anzianità aziendale.

A questa domanda, David Barkholz, di “Automotive News”, risponde che, da un lato, accettando la nuova ipotesi di intesa, Fca ha evitato il rischio di incappare in una serie di scioperi che, in questa fase, avrebbero avuto effetti molto negativi. Mentre, dall’altro lato, venendo incontro a una richiesta sindacale molto sentita fra i lavoratori, l’azienda si è caricata di costi il cui peso effettivo comincerà a farsi sentire solo fra cinque anni.

A ciò si può aggiungere che, secondo un manager italiano attivo negli Stati Uniti, e sentito dal Diario del lavoro, in questo momento il mercato del lavoro a stelle e strisce è molto “teso”. Il che vuol dire che un’impresa manifatturiera ha gravi difficoltà a trovare lavoratori qualificati disposti a farsi assumere al di sotto di determinati standard retributivi.

Adesso non resta che attendere il risultato del nuovo referendum. In caso di approvazione da parte dei lavoratori, l’accordo Fca potrà verosimilmente diventare per la Uaw una solida base di partenza per l’apertura di analoghe trattative con gli altri due colossi dell’auto statunitensi: Ford e General Motors. Ed è qui appena il caso di ricordare che quest’ultima è la casa automobilistica con cui, secondo progetti ripetutamente espressi, Marchionne vorrebbe che Fca realizzasse una nuova fusione.

 

@Fernando_Liuzzi

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