La Commissione europea ha presentato l’8 luglio il piano d’azione per l’industria chimica. Il provvedimento era stato annunciato già lo scorso febbraio, con l’adozione del Clean Industrial Deal, ed ha come obiettivo generale quello di sostenere, rafforzare e modernizzare il settore nel contesto delle transizioni digitale e energetica e, come focus specifico, quello di mantenere in Europa la produzione strategica di prodotti come ammoniaca, cloro, metanolo, etilene, etc. Esattamente il contrario di quello che sta avvenendo in Italia, denuncia il segretario generale dei Chimici Cgil Marco Falcinelli: “Dalle sostanze prodotte dall’industria chimica, definita la madre di tutte le industrie, dipende il 90% di tutti i beni prodotti ed è per questa ragione che i paesi a vocazione manifatturiera hanno bisogno di una industria chimica di base competitiva e in sinergia con il tessuto industriale”, ha spiegato.
“Gli strumenti individuati per vincere questa sfida -ha proseguito – sono la semplificazione, il contenimento dei costi dell’energia, il supporto alla domanda, la promozione degli investimenti per sostenere gli impianti produttivi europei esistenti ed evitare delocalizzazioni. Il vice presidente della Commissione Stephane Séjourné ha, in particolare, sottolineato la necessità di preservare la presenza in Europa dei cosiddetti steam crackers”.
“Si tratta – ha dichiarato Marco Falcinelli – di misure importanti, anche se ancora non pienamente soddisfacenti dal punto di vista dei lavoratori, annunciate, previste ed anche sollecitate sia dai governi di molti paesi, incluso quello italiano, che dalle rappresentanze delle imprese e da quelle sindacali”.
“Ma in Italia – ha concluso il leader dei chimici della Cgil richiamando la vertenza ENI Versalis – nonostante avessimo anche chiesto di valutare il sostegno europeo che stava per arrivare e denunciato il rischio di un vulnus permanente per l’industria italiana, l’Eni ed il Governo hanno deciso abbandonare il settore della chimica di base e di assestare, così, un duro colpo alla competitività industriale del nostro Paese a vantaggio di tutti gli altri competitor europei e mondiali. Ci chiediamo con quale coerenza potrà partecipare l’Italia all’Alleanza per le sostanze chimiche critiche, strumento previsto dal Piano, senza che ci sia più una industria chimica di base nel Paese”.