L’Italia continua ad accusare “un forte ritardo nel livello del capitale umano, un problema che ha anche un importante rilievo economico, perché il capitale umano è una variabile fondamentale per lo sviluppo di un’economia”. Lo ha denunciato il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco nel suo indirizzo di saluto agli incontri organizzati dalla Fondazione Francesco De Sanctis.
“Questo ritardo oggi si manifesta nel grado di apprendimento degli studenti, che sembra negli ultimi anni dare segni di miglioramento, ma riflette soprattutto l`insufficiente livello medio di competenze della popolazione adulta. Questo fenomeno è in buona parte dovuto ai modesti livelli di istruzione formale raggiunti da noi, ancora distanti da quelli delle altre economie avanzate. Secondo gli ultimi dati disponibili, meno di sei italiani su dieci di età compresa fra i 25 e i 64 anni ha concluso un ciclo di scuola secondaria superiore, contro tre quarti nella media dei paesi dell’Ocse; anche con riguardo ai più giovani, tra i 25 e i 34 anni, il divario rimane (circa sette contro otto su dieci); resta inoltre particolarmente bassa la quota dei laureati (15 contro oltre 30 per cento)”.
Visco ha voluto citare Benjamin Franklin: ‘il rendimento dell’investimento in conoscenza è più alto di quello di qualsiasi altro investimento’. “Ma si può certo andare più indietro, a Dante Alighieri, punto di riferimento di Francesco De Sanctis e della nostra letteratura, a Seneca, e alla chiara affermazione di Socrate che ‘esiste un solo bene, la conoscenza, e un solo male, l`ignoranza'”. Infine, “credo che in Italia vi sia ancora bisogno di superare una volta per tutte la barriera che ha a lungo separato la cosiddetta cultura ‘umanistica’ da quella ‘tecnico-scientifica'”.