Europa, contrattazione, bilateralità e welfare. Sono questi i punti emersi nel convegno organizzato dalla Cgil “Welfare e contrattazione: esperienze europee a confronto” nella sede di Corso d’Italia, al quale hanno partecipato le categorie della Confederazione e rappresentanti di sindacati europei.
L’Europa è stata uno dei temi chiavi nelle conclusioni del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. Per Landini infatti “l’allargamento dei diritti sociali non può essere pensato in un’ottica unicamente nazionale ma europea”. Ecco perché i contratti nazionali, ha spiegato il leader della Cgil, rappresentano lo strumento migliore per garantire gli stessi diritti a tutti i lavoratori, anche in paesi diversi. Per Landini pensare di riportare tutto alla contrattazione aziendale non garantisce la stessa universalità che, invece, il contratto nazionale può avere
Ed è con una contrattazione inclusiva che, afferma Landini, il welfare occupazionale può essere veramente capace di offrire una protezione ai lavoratori più esposti e fragili, evitando, invece, di essere una protezione in più per qui lavoratori già ben tutelati dalla contrattazione.
Puntando infatti su relazioni industriali di qualità, ha ribadito il segretario generale della Confederazione, dove a condurre i giochi siano le organizzazioni più rappresentative, e non i sindacati fautori di contratti pirata, si può anche offrire un welfare occupazionale di qualità, trasparente, capace di rispondere ai bisogni dei dipendenti, senza che esso scada in forme di wellness.
La vera sfida non è più quella di estendere la sanità integrativa al familiare del lavoratore, ma raggiungere, attraverso la contrattazione, quei segmenti del mercato del lavoro esclusi o a basse tutele. Il salario minimo, ha detto la segretaria confederale della Cgil Ivana Galli in apertura dei lavori, non può da solo offrire quelle garanzie che i contratti collettivi hanno in sé.
Il welfare contrattuale è infatti una realtà ormai più che consolidata all’interno delle principali economie del Vecchio Continente, che negli ultimi anni ha visto crescere considerevolmente il proprio raggio d’azione e le risorse a esso destinate. Una realtà che chiama il sindacato a farsi carico di nuovi bisogni sociali e trovare dunque anche delle soluzioni.
Si tratta di una materia da maneggiare con cura, come è stato più volte ribadito nel corso dei lavori. Accanto a una progressiva riduzione delle tutele offerte dal sistema pubblico – una tendenza riscontrabile nella maggior parte degli stati europei- occorre infatti non cadere nell’illusione che il welfare contrattuale possa rappresentare la panacea di tutti i mali, una sorta di “El Dorado” al quale la contrattazione deve guardare. Ma il rischio di un’ulteriore frammentazione del mercato del lavoro, con la conseguente dualizzazione tra insiders e outsiders, è molto forte, così come la possibilità di una sovrapposizione tra pubblico e privato.
Tommaso Nutarelli