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Home - La biblioteca del diario - Workers Buyout: imprese in crisi “rigenerate” dai lavoratori, di Francesca Coveri. Edizioni Homeless Book

Workers Buyout: imprese in crisi “rigenerate” dai lavoratori, di Francesca Coveri. Edizioni Homeless Book

di Elettra Raffaela Melucci
20 Settembre 2024
in La biblioteca del diario
Workers Buyout: imprese in crisi “rigenerate” dai lavoratori, di Francesca Coveri. Edizioni Homeless Book

Workers Buyout: imprese in crisi “rigenerate” dai lavoratori è il saggio di Francesca Coveri (edito da Homeless Book, 116 pagine, 12,50€) che affronta la potenza e la potenzialità del fenomeno delle imprese rigenerate dai lavoratori attraverso casi di studio sulla sostenibilità delle esperienze vissute nel sistema cooperativo dell’Emilia-Romagna per lo sviluppo economico del Paese e la tenuta dei livelli occupazionali. Il volume – realizzato congiuntamente da Fondazione Giovanni Delle Fabbriche – Multifor ETS e Confcooperative Romagna con il contributo della BCC – si articola in otto capitoli, di cui il primo offre un’analisi del contesto storico-sociale e dei presupposti per la nascita delle imprese rigenerate dai lavoratori, offrendo in seguito una sintesi dello scheletro regolamentare di riferimento, in ottica di estratto storico, dino all’attuale regolamentazione. Successivamente sono esposti gli aspetti tenici e qualitativi per il funzionamento della rigenerazione aziendale da parte dei lavoratori in forma cooperativa, sottolineando come questo strumento di inserisca perfettamente nell’ambito dell’economia sociale e della sostenibilità attraverso la testimonianza di sette cooperative WBO operanti in Emilia-Romagna, terra madre di questo tipo di fare impresa.

Il presupposto di partenza dell’analisi è che «il lavoro e l’impresa sono l’unico fondamento per generare benessere delle persone, inclusione e coesione sociale, ricchezza», come evidenza nella prefazione Mauro Franci, presidente CFI – Cooperazione Finanza Impresa, e «sono questi gli obiettivi prioritari a cui dovrebbero essere indirizzate le politiche pubbliche». Per queste ragioni l’esperienza delle “imprese rigenerate dai lavoratori” attraverso la cooperazione si costituisce come un modello virtuoso, originale e di successo, «che ha saputo adattarsi ai profondi mutamenti economici e sociali del paese e alle profonde diversificazioni che attraversano i territori, rimanendo sempre fedele alle sue caratteristiche originarie: porre al centro l’intelligenza e la passione, le competenze e le capacità di sacrificio, la solidarietà dei lavoratori e mettendo al loro fianco il ruolo attivo e di sostegno delle associazioni cooperative». Un modello dove il profitto è al servizio delle persone, mai il contrario, al fine di generare bene comune e valore condiviso. Le Società Cooperative, infatti, perseguono sì obiettivi di natura economica, ma lo scopo non è il lucro individuale bensì il benessere di un’intera comunità, tramite un approccio mutualistico. L’economia sociale, infatti, nasce con l’obiettivo di andare a colmare alcune lacune del welfare state pertanto parte dal basso e si inizia, dunque, a parlare di società delle persone oltre che a società di capitali.

Ma nel concreto, chi e cosa sono i Workers Buyout? Fenomeno di persone, WBO letteralmente significa “acquisizione da parte dei lavoratori” e in Italia il WBO è permesso come ultimo tentativo attuabile solo qualora l’azienda stia per andare incontro a liquidazione, con diretta conseguenza il licenziamento dei lavoratori. È a questo punto che si fa strada la possibilità del buyout: la formula cooperativa che permette l’istituzione di una neonata impresa cooperativa sulle ceneri di quella in liquidazione e i cui soci (o parte di essi) sono la precedente forza lavoro dell’azienda. Il capitale umano, quindi, da dipendente diventa imprenditore, operando un totale cambio di mindset. In sostanza, quindi, l’attuazione del WBO permette di favorire il mantenimento dei livelli occupazionali e la continuità aziendale scongiurando il ricorso ai licenziamenti, funzionando come politica attiva del lavoro. Infatti, al cuore dell’introduzione della possibilità di WBO, vi è il pensiero in caso di sopraggiunta disoccupazione l’assistenzialismo non sia sufficiente, anche perché – macroeconomicamente parlando, rallenta il processo di ritorno “tasso naturale” di occupazione nel lungo termine e portando a stagnazione.

La possibilità di ricorrere alla rigenerazione è a disposizione delle aziende dal 1985, grazie alla legge Marcora, e nasce in risposta ad un periodo di downtown economico. Giovanni Marcora, padre anche della legge sull’obiezione di coscienza che contrapponeva il servizio civile alla leva militare obbligatoria, mise in sinergia l’assistenzialismo in caso di perdita di lavoro dovute a fallimenti di impresa con la possibilità di un nuovo inizio per i stessi lavoratori in un momento in cui l’Italia si trovava ad affrontare una congiuntura economica particolarmente difficile. In quest’ottica, la possibilità per i lavoratori di istituire imprese cooperative post-fallimento diventava un’operazione finanziaria straordinaria e innovativa e il WBO venne integrato nella cassetta degli attrezzi nazionale per le crisi aziendali il 27 febbraio 1985 con tutta una serie di strumenti e facilitazioni che partivano dallo Stato – con un fondo gestito dal CFI – e si ramificavano alle associazioni delle cooperazioni che tuttora offrono supporto finanziario e di consulenza. La legge Marcora ha poi conosciuto degli aggiustamenti negli anni – la Nuova Marcora del 2014 e il Decreto Ministeriale del 2021, ma continua a essere il faro per la regolamentazione della materia.

Nel libro, poi, si sottolinea anche la centralità del sindacato nella promozione dello strumento WBO, che purtroppo nella maggior parte dei casi non è nemmeno contemplato o conosciuto dagli addetti in licenziamento, e in merito il 21 gennaio 2021 i sindacati Cgil, Cisl e Uil, unitamente alle centrali cooperative Legacoop, Confcooperative ed Agci, firmano un accordo per la promozione e lo sviluppo dei workers buyout per stimolare maggiormente l’orientamento del sistema verso politiche attive del lavoro e meccanismi di autoimprenditorialità. Centrale, poi, è stata la figura di Denis Merloni, considerato tra i padri del WBO, storico segretario generale della Uil Emilia-Romagna dal 1992 al 2009, che traghetta il concetto di WBO in Romagna facendo sì che venisse considerato come strada effettivamente percorribile in caso di aziende prossime al fallimento, promotore dell’idea di usare questo strumento per salvare posti di lavoro, persone e aziende in sinergia con Confcooperative.

A corredo di questo excursus, come già segnalato, ci sono sette casi studio di imprese rigenerate dai lavoratori in forma cooperativa nel territorio e nel sistema cooperativo della Romagna, che avalla questa forma di impresa grazie anche alla sua consolidata cultura sociale del lavoro e al fortissimo legame delle persone con il proprio territorio.

I vantaggi delle esperienze WBO sono numerosi e incoraggianti per poter incentivare l’utilizzo di questo strumento su più vasta scala a livello nazionale e i dati, come segnala nelle conclusioni finali Maurizio Gardini, presidente nazionale Confcooperative e Fondosviluppo, dimostrano che il ciclo di vita dei WBO è più lungo e ampio di quelle nate da un percorso ordinario. «La cooperazione – chiude Gardini -, esercitando la funzione sociale del fare impresa che le viene riconosciuta dalla Costituzione, sostiene dunque queste esperienze con contributi articolati, unendo sensibilità e competenze perché sono strumento di innovazione sociale ed economica. Un’innovazione che non deve sfuggire al legislatore, che anzi deve sostenere questi percorsi che sono antesignani delle soluzioni previste dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, e a tutti coloro che promuovono economia responsabile e cittadinanza d’impresa».

Il WBO, quindi, è la speranza non solo dei lavoratori, ma anche del tessuto produttivo italiano. La risposta che fornisce a livello sociale è quantomai urgente in un’epoca dove i fattori ESG non sono più eludibili. E questa volta non dobbiamo guardare fuori dalla porta di casa, ma attingere direttamente dalle buone pratiche coltivate e cresciute nel nostro orto di competenze. Il Covid e le molte altre crisi che si stanno susseguendo sono l’assist a che questa strategia, come altre, vengano attenzionate per non produrre terremoti sociali e la buona pratica dell’ingegno italiano ha occasione propizia per dimostrare tutto il proprio valore.

Elettra Raffaela Melucci

Titolo: Workers Buyout. Imprese in crisi “rigenerate” dai lavoratori. Casi di studio sulla sostenibilità delle esperienze vissute nel sistema cooperativo della Romagna

Autore: Francesca Coveri

Editore: Homeless Book – Collana Prassi Cooperative

Anno di pubblicazione: 2023

Pagine: 116 pp.

ISBN: 978-88-3276-353-9

Prezzo: 12,50€

Elettra Raffaela Melucci

Elettra Raffaela Melucci

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