di Raffaele Delvecchio – Presentazione di Gino Giugni –Prefazione di Aris Accornero
La contrattazione aziendale e la vita di un uomo: questo è il tema del libro, di questo, lungo tutte le pagine, Raffaele Delvecchio parla, racconta e ricorda. Ed è la chiave che apre il senso del testo, penetra le ragioni che lo hanno fatto scrivere, forse reso interiormente necessario scriverlo. Esso si pone infatti davanti al lettore come libro della memoria, in cui gli “esercizi di contrattazione collettiva”, come li definisce, sono al tempo stesso – con estrema sobrietà, con dominata commozione – ricostruiti e rievocati, ricondotti al loro contesto, anche storico, restituiti per quello che, al fondo della sua natura e del suo significato, la contrattazione è, o dovrebbe essere: la forma che assume, nel campo che le appartiene, un’idea del mondo, una visione delle cose umane, un concetto dei rapporti fra parti (e persone) contemporaneamente unite ed in conflitto. Il libro rende giustizia alle relazioni industriali, le libera dalla gabbia della pura e sola tecnica,ne rimette in luce, per così dire, l’umana sostanza, il carattere di strumento che tende a portare ordine e razionalità (per quanto possibile, per quanto riesce, senza illusioni ma anche senza rinunce) in conflitti nei quali gli interessi che si confrontano sono sempre nei fatti e sempre negli uomini, fuori di ogni astrazione.
L’apprendimento di questa contrattazione da parte dell’autore è l’altra ossatura ed essenza del libro, quella che ne fa un racconto di formazione: formazione iniziata e proseguita per vent’anni alla straordinaria scuola Olivetti, i venti anni ai quali appartengono gli accordi contenuti del libro, qui pubblicati “affinché vengano ricordati”, gli anni lungo i quali si snoda la vicenda Olivetti, fino al suo termine, fino ad Omnitel. Come appaiono lontani e vivi, qui, certi luoghi, certi tempi: Ivrea, il Canavese, una fabbrica che ama la terra dove è nata, una concezione dell’azienda, della produzione, del lavoro di tale cultura, e consapevolezza della complessità, che veniva consigliato al giovane Delvecchio di leggere i romanzi di Fenoglio per comprendere la terra e le persone che stavano intorno e dentro all’Olivetti. E gli insegnamenti che fanno del metodo di lavoro per la contrattazione un metodo di conoscenza, che dicono l’intima connessione tra l’accordo e il suo contesto, spiegano il ruolo dell’analisi come processo di avvicinamento al cuore dei problemi, chiariscono l’importanza centrale dei dettagli (la conoscenza, appunto). Tutti insegnamenti che si ritrovano, pieni e fedeli, nella narrazione di Delvecchio, a conferma dello spirito del libro, che non è pellegrinaggio nel passato ma la prova della tenacia di vivere del passato.
Leopoldo Meneghelli


























