A un anno esatto dall’avvio della Grande Crisi, ci si interroga sul clima che ci attende nei prossimi mesi. Fino ad oggi la crisi finanziaria globale ha fatto meno danni del previsto. Le ripercussioni piu’ temute della recessione erano quelle sull’occupazione, ma gli sforzi congiunti di parti sociali e governo hanno fatto si’ che, per il momento, la temuta ecatombe di posti di lavoro non sia avvenuta: le aziende sono riuscite a evitare la messa in mobilita’ dei lavoratori, ricorrendo all’uso massiccio di cassa integrazione e di altri strumenti come i contratti di solidarieta’, il part time, ecc. Il motivo e’ semplice. Quella attuale e’ una crisi finanziaria, non industriale: le imprese sono state colpite in maniera indiretta, a causa del crollo dei consumi e quindi della produzione, ma non c’e’ stato un problema che richiedesse una ristrutturazione del sistema industriale (come era accaduto in occasione di altre crisi, ultima in ordine di tempo quella degli anni 2003-2005, che aveva infatti causato la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro). Le aziende, in questi mesi, hanno cercato di tenersi stretto quello che ormai e’ considerato un vero e proprio assett, il capitale umano. Inoltre, le misure messe in campo dal governo hanno consentito di estendere gli ammortizzatori sociali anche a fasce di lavoratori che ne erano privi. E se anche restano aperte situazioni di grande delicatezza, come i contratti dei precari non rinnovati, e’ comunque difficile ignorare il clima di collaborazione che, complice la crisi, si e’ instaurato tra imprese, lavoratori, e i loro rappresentanti. Le parti sociali, sia sindacati che Confindustria, hanno spesso parlato con una voce sola, sollecitando dal governo interventi a favore dell’occupazione, accomunate dall’ obiettivo di salvaguardare il tessuto produttivo del paese. ‘’Padroni” e ‘’operai” sono stati come mai prima d’ora ‘’uniti nella lotta”. Tuttavia, oggi la domanda e’: riuscira’ questo nuovo clima di intesa a reggere l’impatto dell’autunno? Nei prossimi mesi la crisi tocchera’ il suo punto piu’ basso e iniziera’ la risalita. La ripresa e’ ormai annunciata da molti segnali e dovrebbe arrivare in Italia fra la fine dell’anno e i primi mesi del 2010. Ma proprio questo rischia di portare conseguenze negative per il lavoro. Infatti, se fino ad ora le aziende hanno temporeggiato, evitando di prendere misure definitive in un orizzonte nebbioso, non appena sara’ chiaro che tipo di ripresa si avra’ dovranno adeguare le loro forze: e’ praticamente scontato, quindi, che un certo numero di posti di lavoro saranno sacrificati alle nuove esigenze della produzione, decisamente inferiori a quelle pre-crisi. E se la Cgil teme il sacrificio di un milione di posti, la Confindustria ne mette in conto tra i 600 e i 700 mila. E’ su questo terreno che si potra’ valutare quanto sia solida la nuova alleanza tra Capitale e Lavoro, se sara’ possibile fare ulteriori passi avanti, archiviando per sempre la ‘’lotta di classe” , o se si tornera’ alla consueta conflittualita’. Le dichiarazioni delle parti sociali sono state, fino ad ora, di buona volonta’. Confindustria rimarca lo straordinario senso di responsabilita’ dimostrato dalle imprese e promette che la priorita’ e’ quella di salvaguardare, finche’ possibile, i posti di lavoro. I sindacati, da parte loro, annunciano un autunno di grosse difficolta’ per l’occupazione, ma tendono a chiedere al Governo un allargamento ulteriore degli ammortizzatori sociali, piuttosto che minacciare, come in passato, scioperi e manifestazioni. Sullo sfondo avanzano pero’ anche i rinnovi contrattuali, che riguarderanno circa 12 milioni di lavoratori, ai quali, per la prima volta, dovranno essere applicate le nuove regole previste dalla riforma contrattuale, cui non ha aderito, com ‘e’ noto, la Cgil. Potra’ questo costituire un ulteriore elemento di tensione? O, come promesso da Epifani, anche la confederazione di Corso Italia fara’ la sua parte per salvaguardare la pace sociale in un paese gia’ molto provato dalla crisi? Infine, non si puo’ dimenticare che in questa complessa partita gioca un ruolo importante anche la politica: in primavera si votera’ per le Regionali, test di enorme importanza per la maggioranza di Governo. Se il clima sociale si inasprisse, se le piazze fossero piene di disoccupati, il centro destra potrebbe uscirne con le ossa a pezzi. E’ dunque piu’ che probabile che i ministri economici, nelle cui mani sono tutte le decisioni relative alle risorse e alle misure da mettere in campo per sostenere l’occupazione, faranno il possibile (e l’impossibile) per evitare un nuovo Autunno Caldo, con conseguenze nefaste per la maggioranza.
Nunzia Penelope
3 settembre 2009
























