‘’Per anni siamo stati additati come una parte antiquata dell’economia”, ma oggi, alla luce della crisi mondiale, i principi cui si ispira il movimento cooperativo cattolico ha dimostrato di essere, invece, un solido argine contro gli eccessi della finanza ‘’cattiva”. Cosi’ Luigi Marino, presidente di Confcooperative, aprendo i lavori della 35esima assemblea ha ribadito con orgoglio la ‘’diversita”’ della sua associazione: ‘’Noi non abbiamo inseguito l’ossessione di dare valore agli azionisti, il valore mutualistico segue i tempi dell’economia reale. Abbiamo la capacita’ di differire qualche gratificazione, pensando al futuro e alle generazioni che ci seguiranno”. Rispetto alla propria organizzazione, arrivata a festeggiare il novantesimo anno d’eta’, Marino sottolinea che ‘’il 60% delle coop aderenti ha meno di vent’anni, il 50% meno di dieci, e i loro amministratori hanno eta’ medie inferiori a quelle dei colleghi delle societa’ di capitali”. Immediato il paragone con l’Italia, ‘’paese che invecchia e che deve ritrovare presto un futuro”. Rappresentato, secondo Marino, proprio dal sistema coop, che del resto gode di ottima salute: nel 2008 i ricavi delle associate a Confcoop hanno superato i 61 miliardi di euro, la raccolta diretta delle Bcc e’ di oltre 136 mld; gli occupati, in maggioranza donne e con una bassa eta’ media, superano per la prima volta il mezzo milione di unita’ (506.542). Inoltre, aumentano le grandi imprese (1,(%) e calano le micro (dal 77 al 57%), mentre sono oltre 800 quelle che basano la propria attivita’ sull’export. E le porte di Confcoop sono aperte anche ai migranti, che non solo rappresentano il 18% degli occupati totali, ma stanno iniziando a infoltire le fila dei soci, degli amministratori, dei dirigenti.
Tutto bene, dunque? Non proprio. Anche il sistema confocoop soffre i contraccolpi del disastro mondiale, e infatti nel mezzogiorno si registrano i primi cedimenti dell’occupazione; responsabile, dunque, l’iniziativa del Governo, ‘’di aprire l’accesso agli ammortizzatori sociali a tutti i lavoratori”. Quanto all’operato dell’esecutivo nei confronti della crisi, Marino afferma di essere consapevole delle difficolta’ di tenere assieme una politica antirecessiva con il controllo dei conti pubblici, ma precisa che tra un ‘’keynesismo dalle mani bucate”, e la riduzione del debito, e’ quest’ultimo elemento da preferire. Ma il compito principale per la politica e’ guardare al dopo crisi, quando sara’ necessario ripristinare un sistema di regole che garantiscano la legalita’, senza dare ascolto alle sirene dell’iperliberismo.
Del resto, quella di Marino e’ una visione molto simile a quella raccomandata dal presidente della Cei monsignor Angelo Bagnasco, a sua volta intervenuto all’assemblea Confcooperative per lanciare uno slogan degno del miglior movimento sindacale: ‘’meno profitto, piu’ posti di lavoro, un utile in meno, un occupato in piu”. Il presidente dei vescovi, riprendendo alcuni temi già espressi nella sua prolusione di ieri, ha ribadito che l’uomo non deve essere ‘’una isola tra le isole”, ma deve aprirsi agli altri ‘’in modo positivo e proficuo”: ‘’auspico che questa profonda anima antropologica, che ha radici nel Vangelo possa essere rinnovata in ciascuno di voi, nelle cooperative e come singole persone”. Il presidente della Cei ha inoltre ribadito la necessita’ che la dottrina sociale della Chiesa sia considerata”un tesoro di famiglia, un deposito e una ricchezza che tutta la società mantenga nel cuore e nella mente”, e rivolgendosi ai soci di Confcooperative ha detto: ‘’spero che sia una dottrina che possa ispirare sempre le vostre azioni”.
Pubblichiamo il testo integrale della relazione in documentazione
Nunzia Penelope
25/05/09
























