La grande attesa per il congresso della Cisl che si è aperto questo pomeriggio era tutta per la verifica delle possibili aperture che il segretario generale Raffaele Bonanni avrebbe fatto verso la Cgil. Da giorni si moltiplicavano i messaggi di pace, l’approssimarsi della stagione contrattuale in evidenti difficoltà dopo la firma dell’accordo del 22 gennaio consigliava cautela. Era più che possibile che si approfittasse del congresso per gettare un ponte che consentisse la riapertura del dialogo.
Bonanni non ha deluso le aspettative, ma lo ha fatto a modo suo. Ha dichiarato che l’unità resta un valore per la sua organizzazione, ha omesso di leggere alcuni tratti della sua relazione che potevano essere letti in maniera provocatoria. Soprattutto ha chiesto a Guglielmo Epifani di lavorare assieme e ha indicato un tema specifico sul quale svolgere questa azione, quello fiscale, per ridurre l’imposizione sui redditi da lavoro dipendente e da pensione e per recuperare, ma davvero, un po’ di evasione sia fiscale che contributiva.
Non è cosa di poco conto ed è da credere che l’offerta non cada nel vuoto. Sia perché sono temi che non possono essere tralasciati da un sindacato che si rispetti, soprattutto perché la Cgil ha bisogno evidente di riaprire un fronte di collaborazione che eviti l’emarginazione nella quale rischia di trovarsi. Quando venerdì mattina Epifani prenderà la parola al congresso cislino è più che possibile che apra a sua volta degli spiragli.
Anche se Bonanni non si è limitato a lanciare un ponte di collaborazione, ma ha tenuto soprattutto a chiarire che non è assolutamente disposto a rinunciare al modello di sindacato che sta costruendo da tempo e che si riassume tutto nello slogan del congresso, partecipazione e responsabilità. La Cisl ha rotto definitivamente i ponti con il sindacato conflittuale per costruire un sindacato che sia appunto responsabile e partecipativo. Non rinnega il conflitto, al contrario, perché sa bene che il conflitto è nelle cose perché spesso gli interessi sono diversi, ma vuole un sindacato che supera il conflitto con gli accordi, che tratta fino in fondo e alla fine raggiunge gli accordi, perché è davvero autonomo, non sente alcun richiamo. Una parte della Cgil è d’accordo su questa impostazione, ma un’altra parte no e questo non può non pesare sulle decisioni della confederazione, tanto più se si continua a rincorrere sempre una a volte impossibile unanimità.
Difficile dunque dire se questa collaborazione, ammesso che si realizzi, giungerà poi a qualcosa di più sostanzioso e consentirà il superamento delle divisioni, fortissime, di questi ultimi mesi. Perché la distanza tra le due confederazioni è forte, il fossato scavato è profondo. Ma esistono valori comuni che non possono non contare. Bonanni ha detto di volersi battere per la centralità del lavoro e in questo non può non trovare l’accordo della Cgil. Come anche quando ha parlato di centralità della persona. Poi la Cisl ha parlato anche della centralità della famiglia, ma perché le sue radici sono queste e che ciò non interessa se non marginalmente la Cgil. E’ evidente che ci sono differenze di fondo, ma queste costituiscono quel pluralismo al quale nessuno vuole rinunciare. Tutto dipenderà allora dalla disponibilità di ciascuna parte a tenere sui propri valori senza disprezzare o non considerare quanto necessario quelli degli altri.
Massimo Mascini
20 maggio 2009
























