La rottura dell’unità sindacale nel 2008; l’ipotesi di ricucire nel 2009; il tema dell’occupazione, che con la crisi economica torna al centro dell’agenda; la riforma della contrattazione per ridefinire il ruolo del contratto nazionale e del secondo livello. Secondo Roberto Pessi, preside della facoltà di Giurisprudenza della Luiss, sono questi i nodi principali de L’Annuario del Lavoro 2008, che è stato presentato oggi a Roma. E di questi hanno discusso gli attori delle relazioni industriali, a cominciare proprio dagli ultimi giorni e dalla posizione della Cgil.
“Non è la prima volta che si verifica una rottura dell’unità – spiega il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni – ed è dovuta al fatto che le Confederazioni sono diverse tra loro”. Il pluralismo è un valore del sindacato, prosegue, ma bisogna anche trovare una sintesi complessiva, altrimenti diventa un ostacolo. E in questa fase ciò non avviene: “Quando intervengono interessi politici, c’è sempre un’organizzazione che prende un’altra strada”. Nella trattativa sui contratti, in particolare, i sindacati erano d’accordo su tutto, ma la Cgil “ha cambiato posizione strada facendo”. La frattura rientrerà, Bonanni non ha dubbi, ma chiede un’assunzione di responsabilità da parte di tutti e si rivolge anche alle aziende: devono “tenere la barra dritta”, confermare la loro linea sui contratti aiuterà anche la coesione tra sindacati.
A rispondere è il direttore generale di Confindustria, Maurizio Beretta: le imprese non cambiano posizione. Allo stesso modo, però, non accettano nessun veto nella trattativa, soprattutto di fronte a una stagione di difficoltà globale. “Bisogna recuperare insieme le ragioni della crescita – a suo giudizio – e non certo esaltare il momento del conflitto”. Ricorda quindi la ricetta degli industriali: non si può redistribuire la ricchezza né rafforzare gli ammortizzatori se prima non si aumenta la produttività. E la crisi può essere anche propositiva, ovvero “può spingere tutti verso nuove posizioni”. Quella di Confindustria non dipende però dai movimenti al vertice: “Se cambia presidente può mutare sensibilità – assicura – ma resta una struttura democratica che guida il sistema delle imprese”.
Renata Polverini, segretario generale dell’Ugl, illustra le caratteristiche e la crescita della sua organizzazione. Si tratta ormai di un sindacato riconoscibile, spiega, che ha puntato sulla capacità comunicativa e sull’autonomia dai partiti. In tema di contratti, per esempio, ha presentato una piattaforma simile a Cisl e Uil, ma con una differenza sul secondo livello: la proposta di sviluppare una contrattazione di filiera, ovvero “una via di mezzo tra contrattazione aziendale e territoriale”. L’Ugl continuerà a impegnarsi, annuncia, in direzione di un accordo; non ritiene giusto respingere il confronto né proclamare, come ha fatto la Cgil, uno sciopero generale in tempo di crisi. “Se un soggetto si sfila dal tavolo – specifica – sottrae potere negoziale proprio a chi rappresenta”.
Serve discontinuità dalle posizioni del passato, occorre ripartire dai diritti della persona e aggiornare la protezione sociale. Lo dice il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, illustrando le mosse per affrontare la crisi: “L’accordo del ’93 fu viziato dall’idea di salario solidale, ora invece vanno condivisi produttività e risultati”. A livello nazionale il Governo deve confrontarsi con le parti sociali “condividendo la fatica, ma anche i risultati”, mentre sul territorio bisogna sviluppare gli strumenti bilaterali e allargare le loro competenze. Il contratto nazionale deve stabilire solo il salario minimo, sarà l’azienda la sede adeguata per accrescere la partecipazione e condividere i profitti.
Lo sciopero generale è fallito “per ragioni economico-sociali”, secondo Sacconi, ma da qui si può ripartire: “Un riavvicinamento della Cgil è il mio augurio per il 2009”.
15 dicembre 2008
Emanuele Di Nicola
























