di Raffaele Delvecchio
(Il testo dell’accordo)
Nella rubrica che tiene su “Avvenire” Philippe Daverio è intervenuto il 13 aprile scorso su alcune recenti iniziative culturali e artistiche varate a Venezia. Il titolo di quest’ intervento è “Meglio investimenti stabili o mostre effimere ?”. La scelta degli aggettivi dimostra che Daverio tifa per la prima alternativa. Come si sarebbe detto in tempi passati, vasto programma !.
Questo titolo m’è tornato in mente leggendo l’ editoriale di Michel Noblecourt su “Le Monde” del 21 aprile, ben documentato e dedicato alla modifica dei criteri di riconoscimento della rappresentanza sindacale in Francia. Dopo più di cinquant’ anni le parti sociali francesi, che non se la passano molto bene, hanno sottoscritto una posizione comune, in base alla quale nel lasso di cinque anni tutti i sindacati dovranno passare da una rappresentatività presunta a una effettiva, perché essa dovrà essere provata dal rispetto congiunto di sette criteri.
Tali criteri sono il numero di iscritti, la trasparenza finanziaria, l’indipendenza, la fedeltà ai valori repubblicani, la rilevanza data dall’attività congiunta con l’esperienza e la diffusione territoriale e categoriale, l’anzianità di almeno due anni, il seguito elettorale a partire dalle consultazioni per il Comitato d’impresa. Per ognuno di questi criteri le parti hanno dato indicazioni aggiuntive. Per la rappresentanza a livello d’impresa i sindacati dovranno raggiungere a regime il 10% (l’8%. nella fase transitoria) dei voti al primo turno delle elezioni quadriennali dei rappresentanti del personale.
Scompare la presunzione assoluta di rappresentatività durata più di cinquant’anni.
L’accordo è stato raggiunto il 9 aprile scorso, dopo una trattativa, durata circa un anno; la trattativa ha riguardato anche il dialogo sociale e il finanziamento del sindacato. Sull’accordo ha espresso il suo compiacimento il presidente Sarkozy, che, nel corso di un dibattito apparso sullo stesso quotidiano il 19 aprile, ha auspicato maggiore forza e maggiore responsabilità delle organizzazioni sindacali e imprenditoriali. La nostra storia sociale, egli ha detto, è piena di progetti finiti male perché unilaterali e privi di concertazione, ispirati all’idea che solo lo Stato sa ciò che è bene e ciò che è male per la Francia. “La chiave del successo risiede nella capacità di coniugare dialogo e determinazione”.
Churchill diceva che le parole fanno meno male delle cannonate (bla, bla, bla is better than bum, bum, bum); è proprio vero, così com’è vero che “investimenti stabili” sono preferibili a “mostre effimere”. Dialogo e determinazione: passeremo dai convegni ai fatti?


























