di Aldo Amoretti, presidente Inca Cgil
I 49 che costituiscono il gruppo fondatore dei rifromisti della Cgil hanno organizzato una nuova assemblea il 19 febbraio a Roma, al Teatro Eliseo. Vi hanno partecipato oltre un migliaio di persone. Stavolta (diversamente dal 15 settembre) le porte erano aperte anche alla stampa, ai partiti e a tutti coloro che avessero interesse o semplicemente curiosità per l’iniziativa. C’erano infatti ex dirigenti Cgil, quali Trentin, Pizzinato e Boni, rappresentanti della sinistra sindacale quali Cremaschi e Danini, dirigenti di partito. Mancava “soltanto” il vertice Cgil.
Ci sono state molte e diversificate reazioni sia dentro che fuori la confederazione. Proviamo a riassumerle così:
· “Siete fuori alla linea del congresso”. Ma è poi così netta la linea del congresso? E’ stato dentro quella linea lo schierarsi per il si al referendum sull’art. 18? Il compagno Patta ne ha letto quasi una sfida: “Chiedete un congresso straordinario”
· “Dovevate parlare prima; avete sempre approvato tutte le decisioni”. In parte è vero, ma in questa accusa avverto una buona dose di strumentalità e anche una certa forzatura. C’è stato chi ha parlato prima. Il gruppo dei 49 si comincia ad organizzare e si manifesta ad Epifani fin dall’ottobre 2002. E poi, in politica non può essere come nei matrimoni, “parli ora o mai più”. Credo che la politica imponga anche la riconsiderazione delle cose fatte, il ragionamento sugli errori, sui risultati, e che le correzioni di rotta possano sì avvenire con dei congressi, ma anche in altri modi.
· “Proprio adesso che Epifani tenta di correggere la condotta della Cgil”. Questo punto è molto problematico. La verità è che si continuano a vedere troppi tentennamenti da parte della segreteria. Una condotta ondivaga e contraddittoria su molte, troppe questioni importanti. E se ci sarà un cambiamento di linea da parte della segreteria, esso non potrà non essere anche il frutto della discussione suscitata dalla nostra iniziativa. E se registreremo una convergenza tra le nostre proposte e quelle di Epifani, tanto meglio; non si vede tuttavia come la segreteria possa cambiare politica nella direzione da noi indicata e farlo contro di noi. C’è poi una sorta di messaggio subliminale che gira negli ambienti Cgil: ”Lasciate fare a me”, e che in occasione della nostra assemblea si è tradotto in “ostacoli” di varia natura (qualcuno ha parlato di stuzzicadenti tra le ruote). Ma con risultati invero scarsi.
· Commenti anche pesanti ha suscitato la presenza di Piero Fassino: sarebbe il segno che si va formando una corrente di partito, dentro la Cgil. Tuttavia c’erano altri dirigenti di partito quali Ugo Intini dello Sdi e Vittorio Mantelli di Rifondazione Comunista; il Pdci era assente giustificato perché impegnato nel congresso di Rimini. I 49 sono grati a tutti coloro che, con la loro partecipazione, hanno dimostrato attenzione ed interesse; una attenzione che ci saremmo aspettati, anche perché doverosa, dal vertice Cgil. E’ poi ben singolare il comportamento di chi, avendo deciso di chiudere occhi e orecchie, si lagna per chi, perfino fuori della Cgil, li tiene bene aperti. Ci si aspettava la partecipazione di qualcuno della segreteria che sembrava interessato ma nel massimo organo esecutivo è poi prevalsa una sorta di solidarietà interna, che sarà presentata come compattezza e che, invece, non vorremmo dover classificare come scarsa attitudine al ragionamento.
· Taluni hanno osservato con un certo rammarico che non c’era il logo della Cgil, imputandone la responsabilità ai 49. Non potevano sapere che c’era stato, regolamento alla mano, un divieto del vertice Cgil
Nessuno sembra in grado di prevedere sviluppi. C’è, anche nel vertice Cgil, chi auspica una evoluzione del gruppo verso una vera e propria area programmatica, ma non sembra essere questo l’orientamento degli interessati. C’è chi prevede un loro riassorbimento in una Cgil che cambia condotta, ma senza dichiararlo.
In parte dipenderà da taluni eventi. C’è il congresso Fiom; lì ci si aspetta dal segretario generale una chiara e netta presa di posizione. Ci sarà la conferenza o assemblea programmatica;e verrebbe da domandarsi a che serve, se il congresso è intoccabile, ancorché interpretabile?
Il 12 gennaio la Cgil non è andata ad un incontro con il Governo sul welfare, mentre adesso, insieme a Cisl e Uil, chiede di discutere su tutto. E’ una situazione che presenta una certa confusione. Speriamo che gli sviluppi di tale confusione si rivelino fruttuosi.
Il gruppo dei 49, continuerà a lavorare perché ciò accada, nel solco dello slogan scelto per l’assemblea del 19 febbraio: E’ tempo di costruire una piattaforma unitaria.”